LA “STRADA DI CUSANI”, IMPUTAZIONE NULLA

17/07/2008 di

Imputazione nulla. Si chiude così il processo nei confronti del presidente della Provincia Armando Cusani accusato di falso ideologico per la vicenda della strada di Sperlonga realizzata quando Cusani era sindaco.

Tutto inizia nel 1999. Al centro della vicenda una strada, tra lago Lungo e Salette, nell’immediata periferia di Sperlonga. Per l’accusa non è prevista dal piano regolatore, è stata dunque costruita in violazione dei vincoli paesistici ai quali la zona è sottoposta. A puntare il dito contro le “false attestazioni” rese in conferenza dei servizi da Cusani è un consigliere d’opposizione. Il sindaco ora presidente della Provincia si difende spiegando che si era trattato solo di lavori manutenzione partiti da interventi di rifacimento del sistema fognario. Armando Cusani per quella storia è stato rinviato a giudizio ma a giudizio sarebbe potuto non andare: il reato infatti stava andando in prescrizione. L’esponente di Forza Italia, questo nel 2006, decise di rinunciare e di essere processato.
Ieri l’udienza al tribunale di Terracina, dove sono state accolte le eccezioni e le istanze sollevate dall’avvocato Corrado De Simone. «Eccezioni – sottolinea il legale al Messaggero – sollevate da anni ma che nessun giudice in passato ha esaminato con la dovuta attenzione. Il tribunale ha dichiarato la nullità dell’imputazione di falso ideologico, perché impossibile, ha messo così fine al processo e restituito gli atti alla Procura della Repubblica di Latina». In sostanza è stato accolto il rilievo del difensore secondo il quale non sarebbe possibile dal punto di vista tecnico-giuridico contestare il reato di falso ideologico a un sindaco che, nell’ambito di una conferenza di servizi, sulla base degli atti in proprio possesso esprima il parere che le opere di manutenzione straordinaria di una strada sono compatibili con la strumentazione urbanistica e paesistica vigente.
La difesa del presidente della Provincia ricorda inoltre che nella conferenza dei servizi sotto accusa era presenta anche l’architetto Francesco Paolo Germano, della Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici del Lazio, che espresse parere favorevole alla realizzazione delle opere, subordinandolo al ripristino dello stato dei luoghi dopo l’esecuzione dei lavori di realizzazione della rete idrica e fognante. Ripristino che fu eseguito. Infine un’osservazione polemica dell’avvocato De Simone: «Ritengo di dover rimarcare il ritardo con il quale è stata fatta giusticia, intervenuta solo dopo sei anni dall’apertura del procedimento e solo grazie alla rinuncia alla prescrizione del presidente Cusani».