Rimorchiatore sequestrato, segnali di disgelo

23/03/2011 di

Stanno tutti bene gli undici membri dell’equipaggio dell’Asso 22, il rimorchiatore italiano sequestrato tra sabato e domenica dalle milizie di Gheddafi al largo delle coste di Tripoli. Stamane la nave, che non è mai scomparsa dai radar italiani, alle 8.30 ha ormeggiato nel porto di Tripoli. Al contempo i rapitori hanno consentito all’ equipaggio, otto italiani a bordo, di chiamare le famiglie ponendo fine al blackout informativo che durava da sabato. «Stiamo tutti bene», questo le parole risuonate nella case dei familiari da giorni in ansia per la sorte dei loro cari: da Pozzallo, nel Ragusano, a Torre del Greco, alle porte di Napoli. Poco per dire che la vicenda è chiusa e che si può tirare un sospiero di sollievo, abbastanza per indurre tutti a nutrire un cauto ottimismo su una soluzione positiva della vicenda stessa. Se alla Farnesina prevale un atteggiamento di riserbo, è Mario Mattioli, l’amministratore delegato di Augusta Offshore, la società armatrice, a sbilanciarsi:«Ci sentiamo a questo punto – ha detto nel pomeriggio ai cronisti – di esprimere un cauto ottimismo su una positiva soluzione». Dallo stesso armatore giungono rassicurazioni sul trattamento riservato ai marittimi a bordo: «Abbiamo molto apprezzato che i militari libici abbiano trattato con riguardo il nostro equipaggio. Stanno tutti bene». Restano da chiarire le finalità del sequestro: il ministro degli Esteri Franco Frattini tende ad escludere che l’Asso Ventidue possa diventare «ostaggio» in mano libiche. «Non lo credo – ha detto rispondendo a una domanda nel corso di Radio Anch’io -. Si sarebbero mossi in altro modo e il rimorchiatore sarebbe già scomparso dai radar». L’autorizzazione ai marittimi a chiamare casa è comunque un segnale di distensione dopo giorni di silenzio: telefonate di pochi minuti, ma dense di emozioni. Ha chiamato la moglie, Luigi Chiavistelli, il comandante del rimorchiatore ‘Asso 22’: «Sto bene, non ti preoccupare» le sue parole. «Mio marito mi ha riferito che tutto l’equipaggio sta bene – ha spiegato la signora Maria -, ha detto anche gli hanno restituito il telefono cellulare e che ora potrà chiamarci. Non sa la situazione come si evolverà ma mi ha ribadito più volte di stare tranquilla. È quasi la fine di un incubo. Quando l’ho sentito al telefono sono scoppiata a piangere». E si respira un clima diverso anche a casa di Pasquale e Virginia Colantonio, il padre e la madre di Luigi, uno dei marittimi imbarcati. Al primo piano della palazzina di via Sangennariello a Torre del Greco (Napoli), dove risiedono i genitori del marittimo di 34 anni, quest’oggi il telefono ha squillato due volte. «In entrambi i casi – dicono i genitori di Luigi Colantonio – abbiamo sentito nostro figlio sereno, potremmo dire tranquillo. Ha avuto anche la forza di scherzare, forse per stemperare la tensione di questi momenti. Quindi ha chiesto informazioni della moglie e della figlia di otto anni». Parole ripetute come un refrain anche dagli altri marittimi che hanno chiamato casa. Come Antonino Arena da Pozzallo. «Ho sentito mio figlio al telefono poco prima di mezzogiorno, giusto il tempo per dirmi che sta bene» ha riferito papà Salvatore. «Mio figlio – ha aggiunto l’uomo – ha tenuto a precisare che i sequestratori si sono comportati bene senza ricorrere alle maniere forti. Ho chiesto della situazione sul rimorchiatore e Antonino è stato esplicito: »’Papà, stai tranquillo perchè stiamo tutti benè«.