MAXITRUFFA, INCASSAVANO LE PENSIONI DEI PARENTI MORTI

24/05/2007 di
Oltre 8
milioni e 730 mila euro di danno erariale accertato
complessivamente dalla Guardia di Finanza di Latina, nel corso
di una indagine mirata alla verifica dell’uso dei fondi pubblici nei settori della sanità (servizio sanitario
nazionale) e della previdenza (fondo nazionale Inps).

 
Tra gli assistiti – secondo quanto riferisce in una nota la
guardia di finanza – c’erano oltre 2000 deceduti e oltre 4000
«emigrati fuori della regione Lazio» per un danno erariale
complessivo di oltre 5 milioni di euro, nel comparto sanità e
377 pensioni irregolari, nel ramo previdenza.
 
L’indagine, basata sull’analisi delle banche dati degli enti,
è stata condotta in due fasi: la prima nella tenenza di Aprilia,
conclusasi con la denuncia di 30 persone, la seconda
sull’intero territorio della provincia di Latina.
I finanzieri di Aprilia hanno accertato, tra l’altro, che i
medici del distretto Aprila-Cisterna di Latina da un paio di
decenni continuavano a percepire compensi forfettari in
relazione ad assistiti che erano deceduti o emigrati in altri
comuni.
 
Il monitoraggio di 150 mila pensioni, poi, ha consentito
di bloccare una serie di ammanchi che si verificavano a carico
dell’Inps, al ritmo di circa 20 mila euro al mese.
«In seguito a tale attività ispettiva – rende noto la
guardia di finanza – asl e Inps hanno adottato delle procedure
interne atte a eliminare siffatte anomalie dovute anche al non
puntuale accertamento delle banche dati».
 
Sono già 45 le persone indagate con
l’accusa di truffa e falso per aver riscosso le pensioni dei
parenti deceduti, ma l’attività della Guardia di Finanza di
Latina, diretta dal colonnello Fernando Verdolotti, non si
ferma. In pratica attraverso il sistema della delega e
dichiarando l’esistenza in vita dei parenti, riscuotevano le
pensioni stesse, a volte con l’accredito sul conto corrente e
altre presentandosi direttamente allo sportello.
 
Tra le singolarità scoperte, uno degli indagati che, in sei
anni ha incassato 110.000 euro, mentre un altro alle
contestazioni dei finanzieri, ha detto di non sapere che il
padre era morto. Accertamenti della finanza proseguono per
verificare eventuali errori o compiacenze da parte di pubblici
ufficiali e dell’Inps. I comuni, infatti, hanno l’obbligo di
indicare, entro trenta giorni dal decesso, i nominativi all’Inps
che a sua volta deve «chiudere» le posizioni. Per l’esistenza
in vita, invece, è necessario che un pubblico ufficiale si
rechi a verificare che sia reale, mentre diversi certificati
sarebbero risultati contraffatti.