Petroliera sequestrata, a bordo un ufficiale di Gaeta

09/02/2011 di
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Attaccata e sequestrata dai pirati una petroliera italiana in pieno Oceano Indiano. Contro la nave sono stati sparati colpi di mitra e lanciati quattro razzi Rpg da bordo di un barchino: illesi i 22 membri dell’equipaggio, 5 italiani e 17 indiani. Tra loro c’è Antonio Verrecchia, 62 anni, ufficiale di macchina residente a Gaeta.

La motonave sta ora dirigendo verso le coste somale e sulle sue tracce si è messa la fregata ‘Zeffirò della Marina militare. L’attacco alla petroliera italiana ‘Savina Caylyn’ – un bestione da 105 mila tonnellate, di proprietà della società armatrice di Napoli ‘Fratelli D’Amatò – è avvenuto stamani quando la nave era in navigazione da Bashayer (Sudan) verso Pasir Gudang (Malaysia).

Si trovava a 880 miglia dalla Somalia e a 500 dall’India: lontanissimo dalla costa, dunque, e questo significa – viene sottolineato da fonti della Marina militare – che il barchino di pirati è stato presumibimente messo in acqua da una cosiddetta «nave madre» che incrocia in quella zona. Il comandante della petroliera ha tentato di sottrarsi ai pirati compiendo le manovre ‘evasivè previste in questi casi – accelerazione della velocità, repentini cambi di rotta – e usando potenti getti d’acqua contro lo ‘skiff’, la particolare imbarcazione utilizzata per l’abbordaggio, ma i malviventi non hanno esitato a usare mitra e lanciarazzi Rpg, riuscendo così a salire a bordo e a impossessarsi della motonave, dirigendosi verso le coste della Somalia. Scattato l’allarme, grazie al sistema satellitare di cui è dotata la nave, si è immediatamente mobilitata la missione antipirateria ‘Atlantà dell’Unione Europea: una flotta (Eunavfor) di cui fa parte anche la fregata italiana Zeffiro, cui è stato ordinato di dirigere sul posto. La nave militare, distante circa 540 miglia, non arriverà però prima di domani. Anche una nave olandese della stessa missione Ue ed una unità della Nato stanno monitorando da vicino il sequestro, mentre nei prossimi giorni potrebbe giungere sul posto un’altra nave della Marina italiana, il pattugliatore Comandante Fulgosi, che in tarda mattinata ha superato lo stretto di Suez. Da Bruxelles, quartier generale di Eunavfor, confermano che i pirati si stanno dirigendo verso la Somalia dove «presumibilmente – riferisce il portavoce della missione europea, Paddy ÒKennedy – cercheranno di stabilire contatti con la proprietà per chiedere il loro riscatto. È quanto è successo in tutti gli altri casi, è una procedura pressochè standard». Ma a Napoli dicono che ancora «non sono giunte richieste di riscatto», anche se – spiega Pio Schiano, direttore della «Fratelli D’Amato» – «c’è stato un contatto telefonico, presumibilmente con uno dei cinque pirati. Non parlava inglese, ma in sottofondo abbiamo sentito la voce del comandante». L’equipaggio – di cui fanno parte tre campani (tra cui il comandante), un triestino e Antonio Verrecchia di Gaeta, oltre a 17 marittimi indiani – comunque sta bene.

«Sono in buona salute e hanno a disposizione provviste per oltre un mese». La vicenda è continuamente monitorata dall’Unità di Crisi della Farnesina, in collaborazione con il ministero della Difesa. Il Ministro degli Esteri Frattini ha chiesto all’Unità di crisi di attivare tutti i canali disponibili per assicurare la tutela dell’equipaggio. Una prima riunione operativa si è svolta «per lo studio dei diversi scenari praticabili in base all’evolvere degli eventi». L’Unità di Crisi mantiene inoltre stretti contatti – spiega una nota – con la Società armatrice e anche, suo tramite, con alcuni dei familiari dei marittimi. Frattini ha sottolineato «come l’evento di oggi sia un’ulteriore conferma che anche a grandi distanze dalle coste continuino ad essere possibili atti di pirateria, per contrastare i quali si rende necessaria una ancora più forte collaborazione internazionale anti-pirateria». In attesa che la situazione si sblocchi, l’ennesimo sequestro porta gli armatori e anche parte del mondo politico a ribadire la loro richiesta al governo di mettere militari a bordo delle navi per scongiurare gli attacchi. Lo Stato maggiore della Marina, in collaborazione con Confitarma, ha già predisposto un piano, attualmente al vaglio del Governo.