Ventotene attraversata da un tunnel, scoppia la protesta

08/02/2011 di
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Una piccola perla del Mediterraneo, aggredita dall’abusivismo, afflitta da crolli e frane che attentano alla sicurezza delle sue meravigliose spiagge dovrà essere attraversata da un tunnel di 300 metri che collegherà il porto alla periferia del paese.

Almeno è questa l’intenzione dell’amministrazione comunale di Ventotene che a fine gennaio ha approvato la realizzazione dell’opera prevedendo che per realizzarla ci vorranno circa sei milioni di euro. Ad opporsi a quello che in molti definiscono un vero scempio, è Bruno Panuccio che lo scorso 20 aprile su quell’isola perse la figlia Sara, di 14 anni travolta da una pietra che uccise anche la sua amica Francesca e ferì gravemente una terza adolescente.

«Ventotene – scrive Panuccio oggi sul quotidiano ecolologista Terra – è il più piccolo Comune dell’Italia centrale con i suoi 1,5 chilometri quadrati di territorio, e la quasi totalità dell’isola è interdetta a causa della franosità. Ma allora a cosa serve un tunnel? Bisogna fermare questo scempio». «In tutte le piccole isole del Mediterraneo vige il divieto di introdurre automobili, se non con permessi limitati a veicoli per disabili, ecc – scrive Panuccio -. Qui invece il sindaco Giuseppe Assenso ha motivato le ragioni di tale opera nel venire incontro alla richiesta dei turisti che, secondo lui, necessitano del loro personale mezzo di trasporto. La speranza, ora, è che si riesca a fermare questo progetto».

MOVIMENTO AMBIENTALISTA – «Condividiamo pienamente le parole di Bruno Panuccio, il padre di Sara, la studentessa di 14 anni morta a Ventotene lo scorso 20 aprile, che ha espresso il proprio dissenso rispetto al progetto approvato dal Consiglio comunale di Ventotene per realizzare un tunnel di circa 300 metri». Lo afferma, in una nota, Piergiorgio Benvenuti del Movimento Ambientalista Ecoitaliasolidale. «Giù le mani da uno scempio che – aggiunge – si vorrebbe realizzare nel cuore dell’isola, dove ben altre sono le emergenze, quella primaria è appunto la messa in sicurezza delle coste per scongiurare ulteriori tragedie come quella accaduta a Sara, e ben altre sono le attrattive che possono portare turismo nell’isola rispetto alla progettazione di super-strade e scavi di tunnel sotterranei. Avremmo preferito – prosegue Benvenuti – ad esempio dal sindaco di Ventotene l’illustrazione di un progetto di utilizzo di autoveicoli e motocicli elettrici o di piste ciclabili finalizzate alla mobilità sostenibile in una delle isole più affascinanti del Tirreno».

IL PROGETTO – Giovedì scorso il Consiglio Comunale di Ventotene ha approvato il progetto per la realizzazione di un tunnel, dal costo di 6 milioni di euro, da scavare nel tufo, per far arrivare automobili e camion dal Porto Nuovo, dove sbarcano i traghetti, fino al centro del paese, allo scopo di «ridurre il traffico e tutelare il porto romano, dove attualmente transitano le auto». La proposta – scrive Terra – ha subito sollevato le proteste di numerosi abitanti dell’isola e degli ambientalisti, preoccupati per l’altissimo impatto ambientale che potrà avere una simile opera su un territorio dalle dimensioni estremamente limitate, già aggredito da un diffuso abusivismo edilizio e dalle caratteristiche geologiche molto particolari, basti ricordare che l’isola è stata recentemente teatro di una tragedia provocata da una frana che ha causato la morte di due giovani studentesse ed a seguito della quale buona parte del territorio isolano, compresi i luoghi turistici più importanti, sono tutt’ora interdetti al pubblico. Per non parlare dell’impatto che tale intervento, atto a favorire ulteriormente le automobili, potrà avere sulla principale risorsa economica dell’isola, rappresentata da quel turismo che, in tutto il mondo, è alla ricerca di ambienti incontaminati e che preferirebbe quindi poter vivere Ventotene in maniera ecologica e non assediata da traffico e trafori. A tal proposito il Capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio Angelo Bonelli ha presentato un’interrogazione rivolta al presidente della Giunta Regionale, all’assessore all’Ambiente ed allo Sviluppo sostenibile ed all’assessore alle Politiche del Territorio ed all’Urbanistica chiedendo un loro intervento per verificare la legittimità del progetto, alla luce delle norme e dei vincoli di tutela ambientale e paesistica vigenti a salvaguardia dell’isola, nonché la reale utilità dello stesso, considerata la limitata superficie e la fragilità territoriale dell’area.