BIMBA DIMENTICATA SULLO SCUOLABUS, IL PROCESSO

12/04/2008 di
di MARCO CUSUMANO *

Una bambina
di tre anni dimenticata nello scuolabus del Comune. L’autista e il suo
assistente se ne vanno e la piccola resta rinchiusa nel mezzo per oltre
cinque ore. E’ successo tre anni fa a Sabaudia. Ieri il giudice ha
disposto il rinvio a giudizio per l’autista e il suo collaboratore:
entrambi sono accusati di lesioni e abbandono di minore.


La denuncia
è partita dai genitori della piccola, infuriati per quanto accaduto
quel giorno alla figlia. Secondo loro, la bambina è rimasta
traumatizzata da quel grave episodio tanto che ancora oggi è in cura da
alcuni psicologi che tentano di liberarla da una serie di fobie. Quel
giorno, come ogni mattina, l’autobus comunale partì alle otto del
mattino per accompagnare tutti i bambini a scuola. Evidentemente la
piccola non si accorse della sua fermata e rimase sull’autobus fino
alla fine della corsa. Neanche l’assistente comunale, con il compito di
controllare i bambini e farli scendere al momento giusto, notò la
presenza della piccola rimasta da sola sul mezzo. Una volta arrivato
nel parcheggio del deposito degli autobus, alle 8,30 del mattino,
l’autista sistemò il mezzo, chiuse la serratura e andò via insieme
all’assistente. Ma la bambina di tre anni era ancora dentro, da sola,
senza che nessuno l’avesse notata.
 
L’autista tornò nel deposito alle
14, quando doveva riprendere lo scuolabus per raccogliere i bambini
all’uscita delle scuole. Una volta aperto il pulmino, la sorpresa: la
bimba era ancora lì, dopo cinque ore e mezzo, in lacrime e in forte
stato di shock. Secondo l’accusa, l’autista e il collaboratore, invece
di riportare subito a casa la bimba, tentarono di calmarla e di farla
smettere di piangere. Atteggiamento che, secondo la famiglia assistita
dall’avvocato Francesco Di Ciollo, ha ulteriormente aggravato la
situazione. La denuncia fu presentata anche per il reato di sequestro
di persona che, tuttavia il giudice non ha riconosciuto. La famiglia ha
chiesto un risarcimento per dammi morali di 200.000 euro in sede penale
e di 550.000 in sede civile. Secondo loro la bambina ancora oggi paga
le conseguenze di quello shock.
(* Il Messaggero, 12-04-2008)