Stuprata dopo un passaggio in scooter racconta la sua agonia: “Vagavo nel bosco nuda in cerca di aiuto”

08/11/2023 di

Nascosta sei ore al freddo tra le spine per sfuggire al suo aguzzino e con in testa solo la figlia. È il racconto che la vittima dello stupro di Priverno, in provincia di Latina, ha affidato ad un lungo e drammatico post sui social. La ragazza aveva denunciato lo stupro il 4 novembre scorso: Aveva accettato il passaggio in auto dall’uomo, un conoscente, ma era un trappola.

Dopo gli abusi era riuscita a fuggire e grazie alla sua denuncia l’uomo, un muratore di 22 anni straniero, è stato arrestato. Davanti ai carabinieri ha respinto ogni accusa sostenendo che la ragazza era consenziente e che i due si frequentavano. Ora la ragazza racconta sui social la sua versione di quella notte da incubo, la notte tra il 1 e il 2 novembre: ore di terrore in uno stabile abbandonato dove si sono consumati gli abusi e anche le aggressioni. «Era un conoscente. Avevo fretta di tornare da mia figlia. Ho accettato il passaggio (e ho sbagliato). Ma solo per questo è stato giusto subire tutto ciò?», dice nel suo racconto. La giovane parla della sua disperata fuga e di come si è nascosta all’aguzzino.

«Ho sopportato il freddo nuda sei ore in mezzo alle spine e agli alberi per non farmi trovare, perché mi ha cercata per ore. Quando non mi ha più cercata, e quando sentivo che il mio corpo non si muoveva più perché intorpidito dal freddo e dallo shock, pur di trovare un’uscita sicura dove poter chiedere aiuto, mi sono portata avanti al petto tutti gli alberi, i rami e le spine camminando al buio pesto. Sapete perché? Per tornare da mia figlia. La mia unica ragione di vita», spiega ancora. «Per sei interminabili ore bloccata li. Ho il corpo ricoperto di ferite ma non è stato nemmeno un pizzico rispetto al dolore della lontananza di una madre dalla propria figlia», scrive.

«Non sono io che mi devo vergognare. Ma quell’essere che credeva che avrebbe schiacciato una donna. Forse è riuscito a farmi del male, ma non conosceva la forza di una mamma» scrive ancora la giovane fino all’invettiva finale: «Non ti farò vincere nemmeno un giorno di più regalandoti la mia tristezza o il mio dolore».