I soldi per i migranti usati per gioielli e vestiti, arrestati i vertici di Karibu

30/10/2023 di

Soldi destinati ai migranti ma usate per pagare vestiti, gioielli e cene di lusso. Oltre 28 milioni di euro arrivati dalle casse statali in cinque anni, dal 2017 al 2022, che solo in una minima parte è stato impiegato per migliorare le aree di accoglienza dove, invece, mancava tutto: alloggi fatiscenti con riscaldamento assente e condizioni igieniche precarie tanto che gli ospiti erano costretti a vivere, in base a quanto affermano gli inquirenti, «in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne».

È il sistema nella gestione dei fondi delle cooperative dei familiari del parlamentare Aboubakar Soumahoro scoperto dalla Guardia di Finanza a Latina e che ha portato agli arresti domiciliari la moglie, Liliane Murekatete e la suocera, Marie Therede Mukamatsindo. Oltre alle due donne i pm di Latina hanno ottenuto dal tribunale l’obbligo di dimora per un figlio della suocera del deputato. Le misure riguardano appartenenti al consiglio di amministrazione della cooperativa sociale integrata Karibu. Nei loro confronti le accuse sono, a vario titolo, di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio.

L’operazione – scrive l’Ansa – scattata all’alba di lunedì rappresenta lo sviluppo dell’indagine avviata nei mei scorsi e che ha già portato a processo sei persone, tra cui Murekatete e Mukamatsindo, per reati fiscali. «Prendo atto della misura applicata a mia moglie Liliane, null’altro ho da aggiungere o commentare, se non che continuo a confidare nella giustizia. Ribadisco, come è agli atti, la mia totale estraneità a tutto e chiedo nuovamente di rispettare la privacy di mio figlio», ha commentato Soumahoro. Nell’ordinanza di oltre 150 pagine il gip ricostruisce quello che definisce «un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019».

Una struttura «delinquenziale organizzata a livello familiare che negli anni (almeno dal 2017 in poi) non ha fatto nient’altro rispetto all’attività criminale oggetto delle imputazioni», si legge nelle carte. Dalle esame della corrispondenza mail con i collaboratori tutto era gestito da Murekatete che «autorizza pagamenti, organizza incontri istituzionali finalizzati – scrive il gip – a trovare nuovi sbocchi lavorativi per la cooperativa».

Per il giudice le «condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte». Una parte dei fondi sono stati trasferiti, si tratta di circa mezzo milione di euro, in Ruanda, Belgio e Portogallo e reimpiegati in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle «finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e richiedenti asilo» per l’acquisto di gioielli, capi firmati soggiorni in alberghi, ristoranti e centri estetici.

Dall’ordinanza del gip di Latina emerge, inoltre, che uno degli indagati «avendo la disponibilità delle credenziali di accesso al conto corrente principale della Karibu e della coop Jambo, ha potuto disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche erogate per la gestione dei migranti, trasferendo ingenti risorse di denaro pubblico a favore di se stesso oltreché verso l’estero ed in particolare in Ruanda dove lo stesso ha avviato prima l’apertura di un Supermercato e, successivamente, di un ristorante sotto l’insegna »Gusto Italiano«». La Gdf, inoltre, ha proceduto al sequestro di circa due milioni di euro (1.942.684,18). Gli indagati non hanno esitato a disfarsi della documentazione della coop finita al centro dell’indagine: i Finanzieri hanno, infatti, accertato che parte degli atti contabili è stata trovata nella raccolta differenziata.

IL SISTEMA – In particolare le cooperative Karibu e Consorzio agenzia per l’inclusione e i diritti Italia e la Jambo Africa hanno percepito ingenti fondi pubblici da Prefettura, Regione per progetti riguardanti richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato tanto che sono state riscontrate numerose criticità nelle strutture gestite dalle cooperative. Nelle verifiche sono emerse il sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti; derattizzazione e deblattizzazione assenti; riscaldamento assente o comunque non adeguato, carenze nell’erogazione dell’acqua calda, carenze nella conservazione delle carni; insufficienza e scarsa qualità del cibo, presenza di umidità e muffa nelle strutture; carenze del servizio di pulizia dei locali e dei servizi igienici; insufficiente consegna di vestiario e prodotti per l’igiene. L’attività di indagine riguarda, in particolare, le strutture dei Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu nonchè quelle dei Cas di Latina (via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid. Ciò che risparmiavano per il benessere degli stranieri, secondo gli investigatori, sono stati utilizzati per spese varie in alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori e gioielli. Molte delle somme sono state trasferite in Ruanda, Belgio e Portogallo.

METODO KARIBU – «Un collaudato sistema fraudolento fondato sull’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti, adoperati dalla Karibu nelle dichiarazioni dal 2015 al 2019, non solo con la specifica finalità evasiva ma, altresì, per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale del »sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati«. È quanto si legge nella ordinanza del gip di Latina con cui ha disposto gli arresti domiciliari per la moglie e la suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta della Guardia di Finanza sulla gestione di alcune cooperative che si occupano di migranti nella provincia di Latina. Per il giudice le »condotte risultano volontarie e consapevolmente mirate ad un risparmio di spesa (e successiva distrazione) dei fondi pubblici percepiti. Il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte, questo alla luce delle documentate distrazioni (di cui in seguito) ma, anche e soprattutto, per la carenza dei servizi offerti«.