Si fa consegnare 4.500 euro per “parlare con gli angeli”, in manette una veggente e il suo complice

29/11/2021 di

Ha convinto una donna di essere capace di parlare con gli angeli, riducendola in uno stato di sudditanza e, dietro a minacce e percosse, si è fatta consegnare ingenti somme di danaro.

Per questo, a conclusione di indagini svolte dai carabinieri della compagnia di Latina, coordinati dal procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco, la donna Barbara Soster, 51 anni, e il suo complice, Angelo De Petris, 28 anni, sono stati arrestati per reati di estorsione, violenza privata, minacce, percosse, indebito utilizzo di carte di credito e di pagamento e truffa continuata in concorso.

Le indagini – spiegano i carabinieri in una nota stampa – hanno ricostruito gli eventi che gli indagati, sfruttando il periodo di particolare vulnerabilità e fragilità della vittima, una donna di Latina, a seguito di un incidente stradale, le hanno fatto credere che la 51enne arrestata fosse una veggente in grado di parlare con gli angeli. Con questo convincimento la vittima a consegnare ai due la somma contante di 900 euro per la compilazione del modello di constatazione amichevole a seguito di sinistro, e successivamente, prima mediante artifizi e raggiri, e successivamente tramite vere e proprie minacce, destinate, oltre che alla donna, anche ai suoi familiari, somme di denaro via via crescenti, ammontanti a circa 4.500 euro, fino ad arrivare a consegnare agli arrestati una carta Postepay intestata alla vittima, con la quale sono stati operati movimenti non autorizzati per un ammontare di circa 650 euro spesi in 12 giorni.

Violenze nei confronti dei propri familiari, nei confronti dei quali la stessa vittima si è mostrata reticente fino all’ultimo, al punto di meditare di compiere gesti estremi pur di non rivelare loro la verità dei fatti e delle minacce ricevute: «Comportati bene, noi l’altra gente la squartiamo», le avrebbero detto i due indagati al fine di convincere la donna a consegnare, in una delle diverse occasioni, delle somme di danaro, oppure prospettando l’ipotesi che, a causa dei mancati pagamenti, la donna sarebbe andata in carcere e che quindi potesse veder revocata la potestà genitoriale.

A nulla è valso il tentativo degli indagati di eliminare le tracce dei contatti avuti con la vittima, cancellando quindi le conversazioni avvenute sui social network ed eliminando anche i profili Whatsapp ed i propri contatti dai numeri salvati in rubrica, le investigazioni dei militari dell’Arma hanno permesso di venire a conoscenza di tutte le condotte delittuose poste in essere dagli arrestati che hanno permesso prima di interrompere questa spirale di minacce e violenza, e finalmente di donare nuovamente serenità alla vittima.