Omicidio Desirée, quattro rinviati a giudizio: processo nell’aula bunker a Roma

21/10/2019 di

Il gup di Roma Clementina Forleo ha rinviato a giudizio 4 cittadini africani per la morte di Desiree Mariottini, la 16enne di Cisterna di Latina trovata senza vita il 19 ottobre dello scorso anno all’interno di uno stabile abbandonato del quartiere San Lorenzo a Roma. Vanno dunque a processo i cittadini d’origine africana Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, accusati di omicidio volontario, violenza sessuale aggravata e cessione di stupefacenti a minori.

La prima udienza è fissata per il 4 dicembre nell’aula bunker di Rebibbia.

Secondo l’aggiunto Maria Monteleone e il pm Stefano Pizza, i quattro avrebbero abusato a turno della ragazza dopo averle fatto assumere un mix di droghe che ne hanno provocato la morte. Ad incastrarli ci sarebbero anche tracce dei Dna trovate dagli investigatori sul corpo della ragazza. Per questa vicenda, Comune di Roma, Regione Lazio e le associazioni “Insieme con Marianna” e “Dont’t worry – Noi possiamo Onlus” si sono costituite parti civili.

Nei confronti di Alinno Chima, Mamadou Gara, Yussef Salia e Brian Minthe, il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il sostituto Stefano Pizza contestano i reati di omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droghe a minori.

Si tratta dell’accusa primaria che era stata alla base della richiesta di misura cautelare nonostante poi il tribunale del Riesame aveva fatto cadere l’accusa di omicidio volontario per Chima e Minthe. Dopo i test del Dna però la Procura ha chiesto ed ottenuto per Chima una nuova ordinanza di custodia cautelare, il 15 aprile scorso, per l’accusa di omicidio.

Indagini complesse quelle svolte dagli inquirenti che si sono basate anche sul racconto di alcuni testimoni grazie ai quali magistrati e squadra mobile sono riusciti a mettere in fila i tasselli per arrivare ad un quadro probatorio sufficiente ad affrontare un processo. Di fatto Desirée è rimasta in balia dei quattro arrestati per alcune, interminabili ore. Una lenta agonia prima della morte, in cui la giovanissima vittima era stordita da un mix letale di droga mentre il branco avrebbe abusato più volte di lei. Nell’ambito dell’udienza preliminare è stato svolto anche un incidente probatorio durante il quale sono stati ascoltati una serie di testimoni che erano presenti nello stabile in quelle drammatiche ore.

«Gli imputati ci hanno impedito di allertare i soccorsi per aiutare la ragazza», hanno ribadito fornendo elementi che verranno utilizzati come prova dell’accusa nel corso del processo. «Il nostro dolore non si potrà mai calmare. Nessuna sentenza ci restituirà mai la nostra Desirée», ha commentato la nonna della minorenne che, così come la madre, ha seguito in prima persona le varie udienze preliminari. Nella vicenda sono, infine, coinvolte altre tre persone nei confronti dei quali non è contestato il reato di omicidio. Il pusher Marco Mancini, accusato della cessione di sostanza stupefacente alla minorenne ha chiesto di patteggiare la pena così come Alexander Asumado, a cui è contestata la cessione di sostanze ad altre persone, sempre all’interno dello stabile abbandonato. Infine per il settimo indagato, Antonella Fauntleroy, accusata di avere ceduto droga a Desiree, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.

LA NONNA DI DESIREE. «Il nostro dolore non si potrà mai calmare. Nessuna sentenza ci restituirà mai la nostra Desirée». Lo ha detto la nonna materna di Desirée Mariottini dopo il rinvio a giudizio dei quattro africani accusati per la morte della 16enne di Cisterna di Latina.