Minacce di Tuma al giornalista del Messaggero, accolte le parti civili

18/09/2019 di

Il tribunale di Latina ha ammesso la costituzione di parte civile dell’Associazione Stampa Romana e della Federazione Italiana della Stampa nel processo per le minacce al giornalista del Messaggero Vittorio Buongiorno da parte di Gianluca Tuma nel gennaio 2015.

Inutile l’opposizione del legale di Tuma, l’avvocato Leone Zeppieri.

Ieri si è svolta la nuova udienza davanti al collegio penale presieduto da Francesco Valentino. Nel processo “Don’t Touch 2” sono sotto accusa, a vario titolo, i fratelli Angelo e Salvatore Travali, Costantino Cha Cha Di Silvio, Gianluca Tuma, Giuseppe Travali, Angelo Morelli, Benvenuto Toselli, Gino Grenga, Vincenzo Guerra, Giuseppe Travali, Francesco Viola, Stefano Ciaravino, Riccardo Pasini, Giancarlo Alessandrini, i carabinieri Giuseppe Almaviva e Fabio Di Lorenzo, Francesco Falco, Gino Rampello, Anna Maria Giannasi e Vincenzo Scala.

Il Tribunale ha accolto la linea degli avvocati Giulio Vasaturo per la FNSI e Irene Mottola per ASR che hanno evidenziato come le minacce rivolte al Buongiorno siano in realtà indirizzate all’intera categoria dei giornalisti, rappresentati da FNSI e ASR.

«La denuncia di Buongiorno – commenta al Messaggero l’avvocato Giulio Vasaturo, che assiste la Fnsi – ha contribuito a sollecitare una mobilitazione collettiva che ha portato tantissimi latinensi a manifestare pubblicamente il proprio sostegno alle forze dell’ordine, un evento senza precedenti. L’ordinanza del tribunale pontino – aggiunge – vale a consolidare la giurisprudenza che riconosce la piena legittimazione processuale del sindacato nazionale dei giornalisti ad intervenire nel giudizio penale, al fianco dei cronisti minacciati e a tutela del diritto costituzionale alla libera informazione».

“E’ la prima volta che chiediamo di costituirci parte civile in un processo per le minacce a un giornalista – ha commentato il segretario di Asr, Lorenzo Pappagallo – ed è importante e significativo che il Tribunale abbia riconosciuto la legittimità del sindacato territoriale di tutelare anche nelle sedi giudiziarie tutti gli iscritti minacciati, intimiditi o aggrediti mentre svolgono il loro lavoro di cronisti”.

Il processo è stato rinviato all’8 ottobre prossimo per il conferimento dell’incarico al perito che dovrà occuparsi delle intercettazioni telefoniche.

LE MINACCE. L’episodio era avvenuto nella cattedrale di San Marco, pochi giorni dopo la strage di Parigi al mensile Charlie Hebdo. Al termine della funzione religiosa il collega Buongiorno era stato avvicinato da Tuma  che senza giri di parole gli aveva sussurrato: “Hai visto cosa succede in Francia a chi usa la penna scorrettamente?”.

Inequivocabile il senso della frase che ha spinto Vittorio Buongiorno a denunciare l’episodio che è finito nell’inchiesta che ha coinvolto, oltre al Tuma, diversi altri imputati per vari reati. I magistrati hanno ritenuto l’episodio gravemente intimidatorio inserendolo tra le accuse a Tuma.