Istat, in provincia di Latina reddito più basso della media nazionale: tutti i numeri

30/05/2019 di
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Diffusi i dati Istat con diversi indicatori sul benessere. Secondo le stime dell’Istituto Tagliacarne, nel 2016 il reddito medio disponibile pro capite in Italia è di circa 18.200 euro. Nel Nord-ovest è di 21.500 euro, 8mila euro in più del valore medio del Mezzogiorno (+60%). La provincia di Latina segna un dato negativo, qui i valori medi sono compresi tra 13.600 e 18.300 euro.

A livello territoriale si passa da meno di 11mila euro a Crotone e Vibo Valentia a 26.700 euro circa nella città metropolitana di Milano. Un reddito pro capite superiore ai 19mila euro si osserva in tutte le province del nord Italia, in quelle più interne della Toscana e nella città metropolitana di Roma (20.600 euro); sotto i 16mila euro si trovano solo i territori del Meridione e le province del Lazio, eccetto Roma.

Nord, Centro e Mezzogiorno presentano significative differenze al loro interno, con contrasti tra le città metropolitane, che sono tendenzialmente su livelli maggiori, e le province più piccole della stessa regione: Milano, Bologna (25.300 euro pro capite), Genova (23.300), Firenze (22.300) e Roma si contrappongono rispettivamente a Brescia, Rimini, Imperia, Grosseto, e al complesso delle province laziali, in particolare Latina. I valori medi, in questi ultimi casi sono compresi tra 13.600 e 18.300 euro circa.

Il benessere economico delle famiglie e degli individui dipende anche dallo stock di patrimonio (attività reali e finanziarie) accumulato nel corso del tempo. Il patrimonio pro capite in Italia declina complessivamente, da circa 155.900 euro del 2012 a 153.300 del 2016 (stime dell’Istituto Tagliacarne; dati in termini nominali). A livello nazionale la contrazione è di 2.600 euro pro capite (-1,7%) con una sostanziale stabilità nel Nord e riduzioni consistenti al Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente -6,4% e -3,1%, ovvero circa 10mila e 3mila euro pro capite in meno).

RESIDENZE. La mobilità dei giovani laureati italiani, seppur in maniera indiretta, spiega le differenti opportunità di occupazione qualificata che connotano i territori. Nel 2017 il saldo per l’Italia è in perdita, sono circa 10.500 i giovani tra i 25 e i 39 anni che hanno trasferito la propria residenza all’estero (-4,1 per mille). È quanto emerge dal rapporto dell’Istat sulle Misure del Benessere equo e sostenibile dei territori. Considerando anche i flussi interni, oltre a quelli da e per l’estero, il panorama territoriale rimane estremamente polarizzato, con il Mezzogiorno che nello stesso anno vede emigrare in media 23 laureati ogni mille residenti, il Centro dove il saldo è solo lievemente negativo (-3 per mille) e il Nord che invece registra un saldo positivo (+8 per mille). La penalizzazione dei territori meridionali è generalizzata ma evidenzia forti differenze. Tutte le province registrano perdite, comprese tra il -9 per mille di L’Aquila e il -59 per mille di Crotone.

Tra i territori del Centro-nord emergono in negativo Imperia (-19), Latina (-18) e Rovigo (-17), e le province di Grosseto, Reggio Emilia e Piacenza, i cui saldi, nel tempo, invertono il segno da positivo a negativo.

ASPETTATIVA DI VITA. Continua a crescere la speranza di vita per tutti, raggiungendo gli 82,7 anni con un guadagno medio di 2 anni rispetto al 2004, ma il gap tra uomini e donne diminuisce. Nel 2004 le donne vivevano 5,7 anni più degli uomini: una bambina che nasceva in quell’anno aveva una speranza di vita di 83,6 anni contro i 77,9 anni di un bambino. Nel 2017, tredici anni dopo, il divario c’è sempre ma si è ridotto a 4,3 anni. Lo afferma l’Istat con l’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile dei territori, riferiti alle province e alle città metropolitane italiane. Anche se l’aspettativa di vita va migliorando dappertutto, anche in questo ambito esistono differenze tra nord e sud: tra le città metropolitane l’ultima è Napoli con 80,7 anni e la prima è Firenze con 84 anni.

> Il rapporto Istat completo (pdf)