FOTO Sabaudia, il sito archeologico mai aperto sarà accessibile entro quattro anni

18/03/2019 di

Dureranno 4 anni, secondo le previsioni, i lavori per recuperare il sito archeologico della Casarina, sulle sponde del lago di Sabaudia. Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha stanziato 850.000 euro per l’area archeologica pontina, mai aperta al pubblico.

L’obiettivo è rendere fruibile l’area per visite guidate, cosa al momento impossibile per motivi di sicurezza.

COSA E’. La Casarina è un’antica struttura che occupa una delle penisole sul Lago di Paola. Le prime attività costruttive, probabilmente da attribuire agli anni finali del I sec a.C., furono intraprese per realizzare un complesso termale-balneare pubblico. Seguirono poi molte ricostruzioni e restauri che continuarono, quasi senza soluzione di continuità, fino al XVIII secolo.

La difficoltà nell’interpretazione dell’area, caratterizzata da una stratificazione materiale e culturale fuori dal comune, è nell’assenza di uno scavo sistematico e di uno studio per associare una cronologia assoluta alla cronologia relativa ottenuta dal sovrapporsi delle tecniche edilizie.

Il sito si presenta attualmente come l’esito di tre, forse quattro, fasi principali e di una di abbandono: alla prima si devono le opere di banchinaggio, la cisterna e le vasche. Alla seconda, forse in epoca domizianea, la realizzazione di un piccolo edificio ellittico.

Il complesso venne abbandonato con molta probabilità nel XIII secolo, data che risulta dal confronto con le murature del campanile della chiesa della Sorresca, realizzata dai monaci Basiliani di Grottaferrata. L’attuale nome della località, infatti, sembra derivare dall’attività di casari che qui i monaci svolgevano.

Un’ultima fase di ricostruzione, che riguardò il rifacimento del tetto, è probabilmente da attribuire a monsignor Collicola, tesoriere di Innocenzo XIII, che nel XVIII secolo ricevette l’incarico di restaurare il Porto Canale.