Daniele Nardi, il ricordo di alpinisti e amici. Un omaggio sulla Semprevisa

12/03/2019 di

«Mi sono venuti in mente molti ricordi di quando abbiamo scalato insieme. Soprattutto ho pensato alla spedizione invernale del 2015-16. Ma ancora più a quella dell’anno prima. A marzo del 2015 siamo arrivati vicinissimi alla cima del Nanga, noi insieme a Muhammad Alì. Se quell’anno ce l’avessimo fatta, forse non sarebbe successo niente: né la salita dell’anno dopo, né staremmo dove siamo e non parleremmo di quello che ci stiamo dicendo. Sono molto triste per la famiglia di Daniele e nel pensare a Tom, che ha sua madre sul K2 e ora lui è qui sul Nanga Parbat. Si va a riunire con sua mamma molto prima del tempo, sfortunatamente. Sappiamo che per noi ora è finita, ma per i familiari comincia una vita senza Tom e Daniele?».

È solo un estratto di una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport a firma di Alessandro Filippini, all’alpinista basco Alex Txikon, che ha ricordato il suo collega, amico di scalate, Daniele Nardi e l’altro alpinista inglese che era con lui, Tom Ballard, entrambi periti sulla parete nord occidentale del Nanga Parbat, in Pakistan, a poco meno di 6000 metri di quota, nel tentativo di scalare uno degli ottomila più difficili al mondo.




Txikon era alla guida di una temeraria squadra di alpinisti esperti composta dai suoi tre compagni giunti con lui dal K2 e da altrettanti alpinisti pakistani, con in testa Muhammad Alì, che come il basco vanta la prima salita invernale del «Nanga».

È grazie a lui se sabato scorso, dopo una serie di ricerche capillari non sempre facilitate a causa delle avverse condizioni meteo che spesso imperversano a quelle quote, grazie all’ausilio di un potente telescopio, sono stati individuati i corpi dei due alpinisti dispersi; che per ora resteranno lì perché non è semplice recuperarli. Notizia poi ufficializzata su twitter dall’ambasciatore italiano in Pakistan, Giuseppe Pontecorvo.

Quell’annuncio oltre ad avere fatto il giro del mondo, ha scosso la comunità italiana, non solo nel mondo dell’alpinismo, che seguiva e amava in particolare lo scalatore 43 enne di Sezze.

Così Hervé Barmasse, guida e alpinista valdostano classe 1977, autore di alcuni libri sulla montagna, ricorda in un post su Facebook il suo amico Nardi ed il collega Ballard.

«Ho vissuto questi ultimi giorni nell’attesa e nella speranza; come penso lo abbiano fatto tutti coloro che hanno sposato la montagna e ne conoscono la bellezza, il fascino, ma anche i suoi pericoli – scrive Barmasse – Mi dispiace molto e sono vicino al dolore dei famigliari e degli amici. Ciao Daniele, ciao Tom.»

Molto toccante anche la lunga lettera che ha postato sulla sua pagina il meteorologo di Geo, Filippo Thiery, anch’egli amico di Nardi. «Ho scelto questa foto: l’hai scattata tu, nel 2013. Sì certo, dallo sperone Mummery, più o meno dal punto dove sei adesso, inquadrando verso la base della montagna, quindi non solo verso il campo base ma soprattutto verso la valle del Diamir, quella che avresti poi ripercorso, a fine spedizione, per tornare a casa, dai tuoi affetti. È esattamente la vista che hai ora Dan, almeno nelle giornate di sole. Noi siamo laggiù in fondo, amico mio. Non perderci di vista», scrive Thiery.

C’è, infine, chi in Italia ha persino deciso di scalare montagne e lasciare dediche a Daniele Nardi. Ieri, infatti, tre ragazzi hanno deciso di salire sulla vetta del Semprevisa, un posto amato tanto da Daniele, nonostante il tempo non fosse proprio bello, per lasciare una dedica a lui su quella cima.