Violenza sulle donne, nel Lazio 4 casi al giorno. Record a Latina

27/11/2018 di
violenza

Nel 2017 sono stati 1.609 i reati di maltrattamenti contro familiari denunciati nel Lazio, oltre 4 al giorno. I casi hanno riguardato 1.316 donne, ovvero il 10,4% del totale nazionale (12.685), con un indice pari a 4,3 denunce ogni 10mila donne residenti, un dato più alto di quello italiano (4,1). Questo tipo di reato, infatti, è fortemente femminilizzato visto che, in Italia, le donne maltrattate in famiglia rappresentano l’80% del totale delle vittime. A livello provinciale il numero più elevato di vittime si registra a Roma(982 donne e 194 uomini) e presenta anche l’indice di femminilizzazione più elevato(83,5%).

Sono 132 le donne vittime di maltrattamenti in famiglia a Latina, 113 a Frosinone, 67 a Viterbo e 22 a Rieti. Sono dati elaborati dalla Uil del Lazio e dall’Eures che mostrano anche la scarsa partecipazione delle donne, sul territorio regionale, come «soggetti attivi» dei cosiddetti «reati di genere», risultando soltanto nel 10,2% dei casi autrici di maltrattamenti in famiglia (153 donne contro 1.349 uomini), una percentuale analoga a quella mediamente rilevata in Italia (10%, con 1.574 autrici donne contro 14.133 uomini).

A livello provinciale l’incidenza più elevata di autrici donne si registra nella provincia di Latina (28 donne, pari al 19%), seguita da Viterbo (16,1%), Rieti (11,8%) Roma (8,9%) e Frosinone (6%).

«I numeri delle denunce rappresentano solo una minima parte dei maltrattamenti famigliari che vivono e si alimentano soprattutto nel sommerso, dove è difficile entrare», ha spiegato il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica che punta il dito sul ddl Pillon su cui la Uil ha espresso il proprio totale dissenso.

«Si tratta di una normativa – ha spiegato il sindacalista – che vorrebbe rappresentare un passo avanti nella tutela dei minori e invece arretra di anni, mettendo a rischio il benessere psico fisico dei bambini. E non ci riferiamo soltanto al tempo salomonicamente suddiviso tra mamma e papà anche quando distanze geografiche e conflitti di coppia lo renderebbero impossibile, ma anche al mancato riconoscimento della violenza assistita e all’introduzione della sindrome di alienazione genitoriale, meglio conosciuta come Pas che pone il minore a rischio allontanamento, all’impossibilita di garantirgli un tenore di vita simile a quello della situazione famigliare precedente alla separazione. Criteri su cui non ci può essere discussione ma solo una bocciatura a oltranza».

Per la Uil del Lazio servono «azioni concrete come, per esempio, “il riconoscimento di un punteggio nel bando per l’ottenimento di una casa popolare. Sarebbero sufficienti 10 punti per le donne sole vittima di violenza e 15 per le donne con figli”, ha concluso Civica.