A LATINA IL PROCESSO PIU’ LUNGO: 1400 GIORNI

26/01/2008 di
Oltre quattro anni per ottenere una
sentenza, nel biennio 2006/2007, scaturita da un contenzioso
condominiale. Ma ci sono casi in cui la giustizia ‘lumacà ha
impiegato anche cinque anni prima di mettere nero su bianco
torti e ragioni dell’utente giustizia.

 
La media riferita a
Latina (1.400 giorni per una sentenza), è la cartina di
tornasole sulla eccessiva lunghezza dei processi nel Lazio,
soprattutto in sede civile. I dati sono stati forniti oggi dal
procuratore reggente della Corte di Appello di Roma, Claudio
Fancelli, in occasione della inaugurazione dell’anno
giudiziario.
Maglia nera nella giustizia civile è Latina, segue Frosinone
(1.323), mentre a Roma la media per ottenere una sentenza nei
procedimenti che si sono conclusi nel biennio 2006/2007, è
stata di 951 giorni. Il presidente Fancelli, illustrando tale
situazione, ha parlato di «punto di non ritorno» per la
giustizia.
 
«Ancora una volta il bilancio dell’andamento della
Giustizia nel distretto di Roma – ha detto – è fortemente
negativo. Malgrado tutto si resta in attesa fiduciosi che
riforme veramente incisive, alcune preannunciate, vengano
attuate e mettano in condizione la magistratura di poter
svolgere, per il bene comune, il suo lavoro».
Uno dei rimedi alla crisi del settore, accentuata dalla
lungaggine dell’iter processuale, per Fancelli è il ricorso al
cosiddetto ‘processo telematicò, che consentirà di eliminare
il materiale cartaceo e le comunicazioni tra magistrati ed
avvocati. Una delle conseguenze per Fancelli della durata
eccessiva dell’iter processuale, anche nell’ambito della
giustizia penale, accompagnata dalla sensazione di
ineffettività della pena è il fatto che «i delinquenti, a
tutti i livelli, ritengono conveniente dal punto di vista
giuridico ad operare nel nostro Paese attesa la scarsa efficacia
della legge penale».
Secondo il magistrato, una conseguenza di ciò è anche
«l’allontanamento dall’Italia degli investimenti dall’estero in
quanto gli operatori non si sentono garantiti in caso di
vertenze».
 
Alla ‘elefantiasì della giustizia nel distretto di
Roma, il presidente della Corte di Appello, iscrive come
ennesima conseguenza anche l’enorme numero di avvocati. Nella
capitale, secondo le statistiche fornite oggi «vi è un abnorme
numero di avvocati iscritti all’ordine, tanti quanti ve ne sono
nell’intera Francia». Circostanza questa che secondo il
magistrato «inconsapevolmente può determinare il rischio di un
incremento del ricorso dei cittadini alla giurisdizione e
quindi, stante alla carenza di risorse strutturali, ad un
allungamento dei tempi processuali». Alla base di quella che
Fancelli ha definito «l’irragionevole durata dei processi»,
infine vi è «il costante aumento delle istanze di giustizia,
ben oltre il ritmo fisiologico sostenuto rispetto ad altri Stati
di analogo sviluppo e di pari civiltà giuridica».