DELITTO CATANI, POCHE RISPOSTE DALLA PERIZIA

22/01/2008 di
di MARCO CUSUMANO *
 
La perizia sulle tracce all’interno della villa di Danilo Catani non chiarisce
la dinamica del delitto, ma anzi sembra porre ulteriori interrogativi. Nella
casa dove fu ucciso il bancario di 52 anni, il 5 giugno 2006 a Bella Farnia,
sono state repertate delle tracce prelevate da uno straccio del tipo “Mocio
Vileda” trovato in bagno e dal sifone del lavandino della cucina.

 
La perizia è
stata ultimata dai biologi Pietro Cucci e Aldo Spinella. Le loro conclusioni
tuttavia non portano a nessuna verità immediata. Sul “Mocio Vileda” è stato
effettuato un test “TMB” (abbreviazione di tetrametilbenzidina) che ha
evidenziato la presenza di tracce ematiche con una reazione che ha portato alla
colorazione blu-verde della traccia. Anche se la spettrometria di massa ha dato
invece esito negativo, la conclusione dei periti è che – sul “Mocio Vileda” – ci
sono tracce di sangue. Il problema è che dalla relazione tecnica non emerge
nessun confronto con il Dna della vittima né con quello della moglie, Anna Maria
Massarelli, al momento l’unica indagata per concorso in omicidio. In poche
parole, il sangue c’è (come già era noto da mesi) ma non si sa a chi
appartiene.
 
Non solo. La perizia parla di «sostanze biologiche. tra
cui sostanza ematica, riconducibili ad almeno due individui di cui uno di sesso
maschile, del quale è stato estrapolato il Dna». Ma al momento non è dato sapere
a chi appartiene quel sangue. E ancora: scrivere «almeno due individui» apre
l’ipotesi della presenza di sangue di un numero superiore di persone. In
conclusione è impossibile, al momento, sostenere che il sangue è della vittima e
che le tracce biologiche appartengono alla moglie, Anna Maria Massarelli. Per
sostenere la tesi secondo la quale la moglie di Catani avrebbe pulito le tracce
di sangue, la Procura dovrebbe effettuare ulteriori accertamenti mettendo a
confronto il Dna della vittima con quello già isolato dai periti. La perizia
depositata ha anche escluso la presenza di sangue nel lavandino della cucina. Il
prelievo era stato effettuato sul sifone di scarico ma «tutte le analisi
effettuate sulla sostanza rossastra non hanno fornito risultati» scrivono i
periti.
 
Insomma, le tracce sono poche e sembrano ancora
confuse. Ma soprattutto non sono state attribuite alle persone coinvolte in
questa vicenda. Da qui la difficoltà a ricostruire la dinamica dei fatti,
difficoltà aggravata da un altro passaggio della perizia: «In base alle
conoscenze attuali non è possibile accertare la data in cui sono state lasciate
le tracce». Senza un riferimento cronologico è difficile dare importanza ad una
qualsiasi traccia biologica che potrebbe essere precedente alla data del
delitto. Ora la parola passa al pm Giancarlo Ciani, al quale il giudice Nicola
Iansiti ha inviato gli atti. La perizia, al momento, non sarà discussa in aula.
Accusa, difesa e giudice dovranno valutarla autonomamente in attesa delle
consulenze di parte che potrebbero aggiungere qualche tassello alla complicata
ricostruzione dei fatti. Anna Maria Massarelli, difesa dagli avvocati Antonio
Pierro e Franco Moretti, resta l’unica indagata. Ma la soluzione del giallo
sembra ancora lontana.
  (* Il Messaggero, 22-01-2008)