Morbillo, muore una bimba di Latina non vaccinata. Dopo 30 anni torna anche il tetano

Di morbillo, malattia ancora purtroppo sottovalutata, si continua a morire: lo scorso aprile, ma la notizia è stata confermata solo ora, una bambina di 9 anni di Latina è deceduta a Roma per le conseguenze di questa patologia. Era già affetta da una sindrome genetica, ma se fosse stata vaccinata probabilmente si sarebbe salvata. È il secondo caso in due mesi: pochi giorni fa è infatti deceduto a Monza un bimbo leucemico, anche lui non era vaccinato.
Sempre oggi, si registra pure un altro “primato” negativo: dopo 30 anni, si conferma in Italia il primo caso di tetano tra bambini, malattia considerata ormai debellata proprio grazie alla vaccinazione. Si tratta di un bimbo di 10 anni, in vacanza in Sardegna con la famiglia, ricoverato per tetano all’ospedale San Martino di Oristano. Il piccolo, che non corre pericolo di vita, non era stato vaccinato: dopo una caduta dalla bici, che gli aveva procurato una ferita da taglio, era stata proposta ai genitori la terapia antitetanica, come da prassi. Proposta che sarebbe stata rifiutata.
Un atteggiamento, questo, definito una «follia completamente ingiustificata» dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Walter Ricciardi, mentre secondo l’assessore alla Sanità della Sardegna, Luigi Arru, è fondamentale sensibilizzare: «Oggi – commenta – la gente, dal punto di vista psicologico, si concentra su effetti collaterali minori e non capisce l’utilità del vaccino, perché non c’è più memoria condivisa delle malattie infettive».
Nel caso della bambina di Latina deceduta ad aprile, la patologia genetica da cui era affetta era compatibile con la vaccinazione anti-morbillo, che le avrebbe probabilmente salvato la vita: è morta per insufficienza respiratoria e di altri organi, conseguenza appunto dell’infezione da morbillo. Lo conferma Ricciardi: «Avrebbe potuto essere vaccinata e avrebbe potuto salvarsi. Per questa bambina la vaccinazione era anzi molto più utile, e questo perché i bambini a rischio per particolari patologie sono quelli per i quali l’immunizzazione è maggiormente indicata». Fondamentale, avverte, «è dunque un richiamo a tutti i medici perché vaccinino i bambini a rischio. Ci sono patologie in presenza delle quali le vaccinazioni non sono possibili in quanto il sistema immunitario è compromesso, ma in altre patologie, come quelle genetiche – rileva – vaccinare è ancora più importante». La situazione, secondo il presidente Iss, resta grave: «Siamo in una condizione di epidemia per il morbillo. In generale, si registra in media un caso di morte a causa del morbillo ogni 3000, ma siamo già a due decessi in pochi mesi, entrambi in bimbi fragili con patologie».
Anche Alberto Villani, primario di Pediatria all’ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Società italiana di Pediatria (Sip), sottolinea che sono «rarissimi i casi di bambini con patologie che rendono incompatibili le vaccinazioni. Al contrario, è proprio per i bambini fragili che le immunizzazioni risultano essere più importanti poiché per loro – avverte – il rischio di ammalarsi è di 5 volte maggiore». Solo al Bambino Gesù, dal primo gennaio 2017 a oggi si sono registrati oltre 70 ricoveri per morbillo, mentre sono oltre tremila i casi in Italia dall’inizio dell’anno.
L’INTERVISTA. Sono «rarissimi i casi di bambini con patologie che rendono incompatibili le vaccinazioni. Al contrario, è proprio per i bambini fragili che le immunizzazioni risultano essere più importanti poichè per loro il rischio di ammalarsi è di 5 volte maggiore». A spiegarlo è Alberto Villani, primario di Pediatria all’ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Società italiana di Pediatria (Sip), che sottolinea come la bambina di 9 anni deceduta nello stesso ospedale lo scorso aprile a causa di complicanze del morbillo, e già affetta da una patologia genetica, «probabilmente non sarebbe morta se non avesse appunto contratto il morbillo». «La bimba era arrivata al Bambino Gesù con la febbre ed è stata ricoverata. Poi – chiarisce Villani – c’è stato un aggravamento delle sue condizioni, ma ciò che ha scatenato l’aggravamento è stato il morbillo. La piccola era affetta da cromosomopatia, ma avrebbe potuto essere vaccinata». Da Villani, «profondo dolore e dispiacere per questa drammatica vicenda, che – rileva – è però una ‘lezionè che dovrebbe far capire che i bimbi fragili vanno vaccinati come e più degli altri, e che le vaccinazioni dovrebbero essere il più diffuse possibile per evitare che i bambini che non possono essere vaccinati per patologie rarissime vengano messi a rischio di vita». Ad ogni modo, precisa, «anche in quest’ultimo caso è possibile fare alcune vaccinazioni secondo schemi ritagliati sul singolo paziente». Purtroppo, sottolinea, «molti bambini fragili non vengono vaccinati ma in realtà soltanto in rari casi di immunodeficienza il vaccino è sconsigliato, come per i bambini malati oncologici o con malattie immunitarie. La bimba morta era malata e fragile ma se non avesse contratto il morbillo probabilmente non sarebbe deceduta». Inoltre, «due decessi in tre mesi per morbillo, considerando anche la morte del bambino leucemico ricoverato a Monza – commenta il presidente dei pediatri – è la triste conseguenza di una situazione paradossale per cui in Italia si continua a disquisire su qualcosa che invece meriterebbe solo di essere applicato, ovvero le vaccinazioni che sono fondamentali. Oggi più che mai – avverte – è essenziale sviluppare una cultura vaccinale nel Paese». Dal 1 gennaio 2017 ad oggi, all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù si sono registrati oltre 70 ricoveri per morbillo. (ansa)
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