Processo Tiberio: condannati Mauro Ferrazzano, Gian Pietro De Biaggio e Domenico D’Achille

10/06/2017 di

Prime condanne nel processo Tiberio. Davanti al gup Mara Mattioli hanno patteggiato Mauro Ferrazzano e Gian Pietro De Biaggio, mentre Domenico D’Achille ha scelto il rito abbreviato. Mauro Ferrazzano è stato condannato a due anni e mezzo di reclusione, mentre Gian Pietro De Biaggio è stato condannato ad un anno e tre mesi di reclusione. Per Domenico D’Achille, 60 anni, difeso da Francesca Roccato, il pm ha chiesto una condanna a tre anni di reclusione, richiesta accolta dal giudice al termine della camera di Consiglio.

Nel processo principale a carico di Armando Cusani e degli altri indagati, i testimoni indicati dal pm De Luca sono 13 mentre la lista dei testi della difesa di Cusani conta circa 90 nomi. A Cusani si contesta il reato di corruzione, in relazione al mancato ripristino dei luoghi dopo l’accertamento dell’ampliamento abusivo dell’Hotel Grotte di Tiberio di Sperlonga, di sua proprietà, abuso sancito tra l’altro da una sentenza di condanna del 2014 emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’indagine prende avvio proprio da qui. Le verifiche dei carabinieri della stazione di Sperlonga avevano consentito di accertare l’inerzia dei responsabili dell’ufficio tecnico del Comune nell’avvio della procedura di ripristino dei luoghi per l’abuso dell’albergo in riva al mare. Secondo gli investigatori, Cusani, pur non ricoprendo in quel periodo la carica di sindaco, aveva una certa influenza sull’amministrazione. Nelle carte dell’inchiesta è infatti contestata la corruzione di due responsabili dell’ufficio tecnico. Nel corso delle indagini sarebbe emersa l’esistenza di un cartello di imprese locali che pilotava appalti di media e piccola estensione riuscendo ad accordarsi sulla scelta del vincitore, con la compiacenza di tecnici e funzionari dei Comuni.

LE GARE D’APPALTO TRUCCATE. La più importante è quella relativa alla riqualificazione del complesso archeologico di Villa Prato, a Sperlonga, per un importo complessivo di 700mila euro. Poi, la ristrutturazione dell’edificio comunale di Prossedi (230mila euro); l’affidamento della pulizia delle strade extraurbane di Priverno (40mila euro); i lavori di restauro dell’istituto scolastico Don Andrea Santoro di Priverno (35mila euro). Del cartello di imprese faceva parte – secondo l’accusa – anche Alessandra Bianchi, 58 anni, imprenditrice di Anzio, tornata in libertà, che come ricompensa per aver accettato di «perdere» una gara, aveva ottenuto un finanziamento per la sua campagna elettorale come candidata al Consiglio comunale di Roma. Un tecnico del Comune di Sperlonga invece, come contropartita per aver indirizzato l’affidamento dei lavori del complesso archeologico di Villa Prato, avrebbe ottenuto come compenso la progettazione di un lavoro da svolgere a Tivoli per 30mila euro.