FOTO VIDEO Donna di Latina finge una gravidanza e compra una neonata, tre arresti della polizia

28/04/2017 di


Una neonata venduta a una donna che fingeva di essere incinta. Tre persone sono state arrestate questa mattina all’alba dalla polizia a Latina al termine di un’indagine piuttosto complessa che potrebbe aprire scenari inquietanti. Dopo oltre un mese di appostamenti e verifiche gli agenti sono entrati in azione eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di tre persone.

Tutto è nato dalla segnalazione di un ufficiale di stato civile del Comune di Latina che aveva notato qualcosa di strano, dalle verifiche della polizia è emerso che una donna italiana avrebbe acquistato una neonata partorito da una donna romena, da anni residente in Italia, simulando una gravidanza mai avvenuta. La neonata di appena 30 giorni, trovata nella casa del padre, è ora in una struttura di accoglienza.

Le verifiche sono scattate grazie all’attenzione del dipendente comunale il quale si è insospettito dopo aver incontrato una donna che chiedeva informazioni sulle modalità di registrazione di un neonato, sui documenti necessari e le procedure da seguire. La donna disse che si trattava di un parto in casa, poi andò via senza più tornare nell’ufficio. Il dipendente comunale intuì che c’era qualcosa di anomalo in quella richiesta di informazioni e segnalò il caso alle autorità competenti. Immediatamente la Procura di Latina aprì un’inchiesta affidando le delicate verifiche alla polizia.

I NOMI. Agli arresti domiciliari la madre naturale della neonata, Nicoleta Tanase, 25 anni, romena domiciliata a Nettuno; il mediatore della vendita, Youssef Barrazouk, 48 anni residente nel quartiere Nicolosi a Latina e la donna che ha “comprato” la neonata, Francesca Zorzo, 36 anni, residente a Borgo Podgora a Latina. La donna avrebbe pagato circa 20.000 euro per la bimba ma poi l’avrebbe riportata indietro dopo appena tre giorni. Quando il caso è arrivato a conoscenza della polizia sono scattate le ricerche della bimba, trovata dopo 3 giorni di verifiche senza sosta, a Roma, in buone condizioni- Poi è stata trasferita in una casa protetta per neonati in attesa di affidamento.

Secondo la ricostruzione la bambina è stata ritrovata circa 20 giorni dopo la sua nascita, in un’abitazione di Tor Vergata dove vivevano cinque africani richiedenti asilo. Era stata portata dal padre naturale, anche lui richiedente asilo proveniente dal Mali che lavora come mediatore culturale per una cooperativa di Roma. Il ragazzo non aveva potuto riconoscerla alla nascita ma se ne era preso cura quando gli è stata portata e la bambina è stata trovata in ottime condizioni di salute. I poliziotti l’hanno trovata il 15 marzo scorso dopo due giorni intensi di perquisizioni e indagini tra Latina e un quartiere popolare di Anzio e Nettuno. La bimba, che oggi ha poco più di un mese, è stata subito affidata a una casa famiglia. Di lì in poi le indagini sono andate avanti per oltre un mese e hanno consentito di ricostruire il quadro di quanto accaduto. Attraverso l’intermediazione del cittadino marocchino, la donna italiana, Francesca Zorzo sposata con un uomo detenuto in carcere e già madre di un bambino, aveva deciso di acquistare la bambina che stava per nascere alla donna romena. Poi ha cambiato idea quando ha visto la piccola, mulatta, e così l’ha restituita dopo appena tre giorni.

I tre arrestati devono rispondere a vario titolo di alterazione di stato civile, un reato che prevede una pena fino a 10 anni di reclusione (ex art. 567, co.2 c.p., nonché dei reati ex art. legge 184/83 previsti all’art. 71, comma 1, 3, 5 e 6).

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IL COMUNICATO DELLA LA QUESTURA. L’indagine della polizia nasce dopo le affermazioni rese dalla “presunta” mamma della bambina e dalla “nonna che il 16 febbraio scorso, presso i competenti uffici del comune di Latina, chiedevano un appuntamento per il riconoscimento di nascita e la relativa iscrizione anagrafica per la neonata figlia, partorita in casa. “L’appuntamento – spiega la Questura in una nota – fissato con i citati impiegati veniva però disertato, cosa che destava sospetto, tanto che i funzionari comunali più volte sollecitavano l’interessata e la genitrice, ma le due donne ogni volta adducevano pretesti per il mancato incontro. Il 7 marzo, dopo vari tentativi andati a vuoto, dipendenti del comune di Latina riuscivano a mettersi in contatto via filo proprio con la sedicente nonna della piccola neonata, la quale, dopo aver ricevuto l’intimazione ad adempiere ai relativi obblighi, dichiarava che in realtà la neonata non era mai stata concepita dalla figlia, bensì da un’altra ragazza straniera che le aveva chiesto aiuto. Mirati tempestivi approfondimenti investigativi consentivano di verificare che molte delle affermazioni prodotte da Francesca Zorzo circa la sua gestazione, conclusasi con la nascita della piccola, non erano veritiere, in particolare quella che voleva un presunto avvenuto riconoscimento della bambina avvenuto presso la struttura carceraria di Rebibbia, dove è attualmente recluso il compagno.

La reticenza iniziale e poi il definitivo pianto di sfogo della ‘mancata’ nonna, consentiva di chiarire che davvero la figlia avesse incredibilmente simulato una gravidanza per vari mesi, salvo poi portare in casa al cospetto degli anziani genitori una neonata, che dichiarava di aver partorito nella casa che condivideva con il marito, fino a prima della carcerazione di quest’ultimo.  La surreale situazione determinatasi, induceva gli investigatori ad avviare un’attività volta a ricostruire i tratti salienti della terribile vicenda e soprattutto acquisire, tutte le informazioni più utili a capire dove fosse ‘finita’ la neonata e contestualmente a accertare chi fosse la madre. La madre naturale, di 25 anni, aveva partorito la piccola i primi giorni di febbraio nell’Ospedale Civile di Anzio, che dapprima aveva lasciato senza riconoscerla, salvo ripresentarsi a distanza di qualche giorno per cambiare idea e prendere con se la neonata, il cui padre risultava poi essere un cittadino originario del Mali, residente a Roma. Le ricerche della bambina si sono fatte quindi più intense sia nella zona di Anzio che su Roma. Nella fattispecie la Squadra Mobile di Roma dava un supporto formidabile, allertando per una maggiore velocità d’intervento personale del Reparto Volanti di stanza alla Romanina, zona di residenza del padre naturale, ove anche da Latina si prendevano contatti diretti, inviando a tutti, via whatsapp, una foto della piccola, in modo da rendere più sicure le fasi dello sperato rintraccio.

Finalmente, dopo solo mezz’ora dall’allerta diramata ai colleghi della Squadra Mobile e del Commissariato Romanina, la neonata veniva ritrovata in buone condizioni di salute. La piccola veniva, tramite i servizi sociali capitolini attivati da personale della Squadra Mobile di Roma, affidata ad una Casa Famiglia del capoluogo attrezzata per i neonati. Sulla scorta delle evidenze probatorie raccolte dagli investigatori della Squadra Mobile di Latina, dopo il salvataggio della neonata sottratta alle intenzioni degli indagati di farne oggetto di vendita tra privati, questa mattina sono state quindi eseguite tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari. I reati contestati sono di tentativo di alterazione di stato civile, nonché i reati specifici di cui alla legge 184/83 previsti all’art. 71, comma 1, 3, 5 e 6, che, nell’ambito della disciplina sull’adozione dei minori, di fatto punisce, a vario titolo, tutti coloro che alienano o acquistano o fanno opera di mediazione, in danno di un minore.