Dopo due anni chiusa l’inchiesta su Lollo e le tangenti in tribunale

23/03/2017 di
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Chiusa l’inchiesta sull’ex giudice Antonio Lollo arrestato insieme ad altre 7 persone per un giro di tangenti al tribunale di Latina. A due anni dagli arresti la Procura di Perugia ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini a tutti i difensori degli indagati, una ventina in tutto. Ora avranno la possibilità di chiedere di essere interrogati o di presentare delle memorie difensive, poi si formalizzerà la richiesta di rinvio a giudizio. L’indagine, inizialmente a Latina, è stata poi spostata per competenza alla Procura di Perugia, affidata al sostituto procuratore Casucci che ha ricostruito il giro di fallimenti pilotati e gli incarichi ottenuti grazie a soldi e regali.[ad id=”108857″]

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Era il 20 marzo 2015 quando 8 persone furono arrestate nell’ambito di un’inchiesta su Lollo. Oltre al giudice civile di Latina, furono arrestati tre commercialisti, un ufficiale della Guardia di Finanza e una cancelliera del Tribunale di Latina. Le misure cautelari disposte dal tribunale di Perugia colpirono il giudice Antonio Lollo, 48 anni, all’epoca in servizio nella sezione fallimentare del tribunale di Latina; la moglie del giudice, Antonia Lusena, 45 anni, veterinaria; i commercialisti Massimo Gatto, 51 anni; Marco Viola, 53 anni e Vittorio Genco, 55 anni; il sottufficiale della Guardia di Finanza Roberto Menduti, 42 anni.

Per altre due persone fu emessa un’ordinanza da Latina che colpì Rita Sacchetti, cancelliera della sezione fallimentare del tribunale di Latina e Luca Granato, imprenditore di Latina.

Denaro contante e oggetti preziosi per un valore superiore al milione di euro furono sequestrati dalla Polizia come profitto di reato. Le indagini della squadra mobile scattarono in seguito ad una denuncia in ambito di un concordato preventivo in cui si prospettavano fatti di bancarotta e portarono alla scoperta di un consolidato sistema corruttivo. In particolare gli indagati avrebbero influenzato il corretto svolgimento delle aste disposte dal tribunale di Latina per la vendita di beni oggetto di liquidazione nelle procedure concorsuali. I poliziotti accertarono diversi tentativi di accedere abusivamente al sistema informatico del registro generale della procura di Latina in modo da consentire ad alcuni indagati di conoscere lo stato delle indagini a loro carico.