FOTO Gemellaggio tra Cori e Oswiecim (Auschwitz), il Comune simbolo dell’Olocausto

28/01/2017 di


I Sindaci Janusz Chwierut e Tommaso Conti hanno firmato il Patto di Gemellaggio tra i Comuni di Oswiecim e Cori. La cerimonia ufficiale, seguita dalla cena di gala, si è svolta giovedì 26 gennaio presso il Castello della cittadina polacca, nell’ambito delle celebrazioni internazionali per il 72° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.

È il primo atto del Giuramento di Fraternità, che verrà ripetuto a Cori, a coronamento del decennale rapporto di amicizia tra le due comunità. Dopo anni di “fidanzamento” fatto di scambi socio-culturali, promozione del territorio e visite istituzionali, la Lettera di intenti dello scorso settembre ha sancito la reciproca volontà di convolare a nozze, confermata a fine anno dai due Consigli Comunali.

Questo gemellaggio, ispirato da Pietro Vitelli, tra i fautori del Viaggio Pontino della Memoria, va ben oltre i tradizionali significati. È un gemino morale nel nome della Memoria della Shoa, il più grande crimine commesso contro l’umanità, che deve continuare a vivere nel ricordo, e nel segno della speranza per un futuro di pace e integrazione tra i popoli, affidato ai giovani, parte integrante dell’iniziativa.

Il gemellaggio con Oswiecim, che per prima si è innamorata del paese lepino avviando il corteggiamento, è motivo di responsabilità, per il peso della storia di questo luogo, ma anche di orgoglio, dato che Cori è il secondo Comune in Italia, dopo Arezzo, a gemellarsi con Oshpitzin, come chiamato in ebraico yiddish il bellissimo centro della Piccola Polonia, ospitale, affine e pieno di vitalità.

Il primo cittadino corese era accompagnato dalla Delegazione formata dagli Assessori Chiara Cochi e Mauro De Lillis; i Consiglieri comunali Sabrina Pistilli,Paolo Cimini e Cristina Ricci; Tommaso Ducci, Presidente della Pro Loco Cori e del Latium Festival; Maria Teresa Luciani, Presidente dell’Ente Carosello Storico dei Rioni di Cori. La giornata è stata incorniciata dalla mostra multimediale sulla Città d’Arte.

L’OLOCAUSTO. La città venne occupata dalla Germania nella seconda guerra mondiale, e nel maggio 1940 i tedeschi, convertendo delle caserme appartenute all’esercito polacco, costruirono un campo di concentramento che prese il nome tedesco di Auschwitz, oggi trasformato in museo. Tra il maggio 1940 e il gennaio 1945 circa 1.100.000 persone, in gran parte ebrei, morirono ad Auschwitz che negli anni divenne il maggior centro ove il regime hitleriano portò a compimento la «soluzione finale» e che si ampliò fino a comprendere, oltre che numerosi campi satellite, tre campi principali.

UNA STORIA ANTICA. La città, menzionata per la prima volta nel 1117 viene collegata nel 1179 a uno dei ducati della Slesia. Oświęcim venne organizzata sotto il diritto tedesco (più precisamente sotto il diritto di Lwowek, che era una variante dei Diritti di Magdeburgo) nel 1270. Nel corso della storia, tedeschi e polacchi vi hanno convissuto pacificamente. Fin dal 1315 Oświęcim fu la capitale di un ducato indipendente, il Ducato di Oświęcim. Nel 1327 divenne vassallo di Boemia. Nel XIV secolo molte persone lasciarono la città. Nel 1457 il re polacco Casimiro IV acquisì i diritti su Oświęcim. Gli ebrei, invitati dai monarchi polacchi a insediarsi nella regione, divennero la maggioranza della popolazione già nel XV secolo. Oświęcim divenne anche uno dei centri della cultura Protestante in Polonia. Il poeta polacco Łukasz Górnicki nacque qui nel 1527. La città venne distrutta dalle truppe svedesi nel 1655. Quando la Polonia venne divisa, nel tardo XVIII secolo, Oświęcim divenne parte del Regno di Galizia e Lodomeria (una provincia austriaca) nel 1772 e venne a trovarsi vicina ai confini con la Russia e il Regno di Prussia. Dopo la prima guerra mondiale la città ritornò alla Polonia.