Bancarotta, a processo Alberto Veneruso con la compagna e il commercialista

13/12/2016 di

Inizierà il 17 gennaio 2017 il processo a carico di Alberto Veneruso, della compagna Giuseppina Pica e del commercialista Giorgio Di Mare. I tre sono stati arrestati con l’accusa di bancarotta per tre episodi nell’ambito dell’inchiesta Speedy Fly della Procura di Latina.

Oggi il giudice Mara Mattioli ha disposto il rinvio a giudizio su richiesta del pubblico ministero Marco Giancristofaro. La prima udienza è fissata al 17 gennaio 2017 ma nel frattempo i difensori hanno chiesto al giudice delle misure meno afflittive: Veneruso non è mai uscito dal carcere mentre Pica e Di Mare sono ai domiciliari. Il giudice deciderà nei prossimi giorni.

LE ACCUSE. L’indagine è legata alla denuncia dei dipendenti dell’Aviointeriors che nell’agosto 2014 non hanno ricevuto i rimborsi del 730. “L’attività – spiegò la Guarda di Finanza dopo l’arresto – ha consentito di accertare che due soggetti, il dominus, Alberto Veneruso ed il suo commercialista Giorgio Di Mare con studio in Napoli hanno posto in essere una lunga serie di articolate operazioni societarie (scissioni, cessioni d’aziende o rami d’azienda e dei beni immobili) che hanno portato al fallimento delle due società in questione. Il complesso delle articolate operazioni societarie che si sono succedute nel tempo, e gli artifizi contabili che le hanno supportate, hanno consentito all’amministratore di diritto e poi di fatto di:

  • sottrarsi illecitamente alle pretese creditorie, cautelando i beni immobili e quelli mobili delle società fallite, lasciate morire in Lussemburgo, attraverso la destinazione finale degli stessi beni ad altre società del proprio “gruppo”;
  • costituire una nuova società in Latina con diversa denominazione, “ripulita” delle passività e che continua l’attività di produzione e fabbricazione di interni per aerei, già svolta dalla società originaria utilizzando la denominazione ed il marchio societario senza aver sostenuto alcun costo,
  • L’attività investigativa, svolta dal Nucleo PT di Latina, corroborata da perquisizioni e sequestri disposti dalla locale autorità giudiziaria, veniva, altresì, estesa nei confronti dell’attuale società sorta a seguito di scissione della fallita S.p.A. e di un’altra società fallita.

I riscontri effettuati dai militari del comando provinciale di Latina guidati dal Col. Giovanni Reccia consentivano di accertare, oltre alle ipotesi di bancarotta fraudolenta per entrambe le società fallite, anche l’utilizzo – sia da parte della società fallita che dell’attuale società S.p.A. – di fatture emesse apparentemente da società con sede in Delaware (USA) per operazioni inesistenti, con la conseguente sottrazione di imposte al fisco per oltre 14 milioni di euro, nonché la violazione dell’art. 12 quinquies del D.L. n. 306/92, convertito nella legge n. 356/92, poiché Veneruso cedeva apparentemente in favore della G.P., in violazione delle disposizioni di legge vigenti, le azioni societarie da lui possedute.

Sono state eseguite anche due verifiche fiscali. In particolare quella eseguita nei confronti della fallita società di Latina ha consentito altresì di rilevare che la stessa negli anni 2008-2010 aveva sostenuto costi fittizi, documentati dalle fatture per operazioni inesistenti per un totale di circa 28 milioni di euro”.