40 anni fa il processo per il massacro del Circeo, il Centro Donna Lilith: Ora come allora

30/06/2016 di
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Sono passati esattamente 40 anni dal processo riguardante il Massacro del Circeo, iniziato quel 30 giungo 1976. Una ferita ancora aperta, una vicenda che ricorre nelle cronache giudiziarie della nostra provincia. Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, le vittime i cui orrori subiti hanno acquisito per anni rilevanza nazionale. Questa mattina, presso il Centro Donna Lilith di Latina, si è tenuto un incontro per ricordare quel mese di passioni e di contestazioni – dal 30 giugno al 29 luglio 1976, data della sentenza
di primo grado emanata dal Tribunale di Latina – in cui vennero organizzati cortei e presidi dal movimento femminista.

“E’ la storia di giovani, studentesse, bambine, lavoratrici, casalinghe, senza più etichetta politica, sociale, di età e provenienza” – si legge nel libro 1976…Le donne Raccontano, scritto per mettere nero su bianco gli eventi di quei giorni, illustrazione presentata durante la conferenza – “A raccontarci quel luglio ’76, tra ricordi e immagini, che da sfocati sono diventati sempre più vivi, è uscito fuori un puzzle variegato, fatto di tante tessere colorate. Ognuna di noi diversa, stava lì con coscienza di doveri stare, di dover vivere fino in fondo un’esperienza unica, per certi versi irreperibile. Costituivamo l’anima di quel movimento che stava montando in tutta Italia e che da noi a Latina, ancora timido, si stava forgiando sul dolore, sul lutto, ma anche sulla consapevolezza del nostro valore, della nostra specificità”.

centro-donna-lilithL’aria che si respirava in città era ostile a tale corrente culturale, un clima intriso di quella “sotto-coltura fascista e patriarcale” che per anni ha dominato trasversalmente gli ambienti latinensi. E ciò ha rappresentato una spinta a quel desiderio di rivalsa, di riconoscimento in termini di diritti civili. Il processo per il massacro del Circeo non fu altro che l’occasione per poter dare a voci a quei sentimenti e a quegli ideali repressi e considerati quasi “alieni” dai più.

30-giungno-1976-movimento-femminista-latinaIl Centro Donna Lilith nasce 10 anni dopo quel processo con l’intento di prevenire e combattere la violenza contro le donne. All’incontro ha presenziato anche la famosa fumettista ed illustratrice Stefania Spanò, in arte Anarkikka, da anni attiva su tale tematica, che ha realizzato uno striscione – posto all’esterno della sede del Centro dove rimarrà,appunto, fino al 29 luglio – che si collega idealmente a quello portato dalle donne del Gruppo femminista di Latina nel corteo del 30 giugno 1976. “Oggi come allora”, recita.

La sensibilizzazione delle masse sulla questione della violenza sulle donne deve passare inevitabilmente attraverso una corretta informazione. “Non si può parlare di femminicidio utilizzando il termine ‘delitto passionale’. Non c’è nulla di passionale; il termine ‘amore criminale’ è solo una stigmatizzazione della questione”, spiega Anarkikka.

Ma non è solamente un problema di corretta comunicazione. Le criticità riguardo il tema rimandando anche ad un aspetto prettamente normativo. La legge sul femminicidio prevede che l’ordine di allontanamento arrivi dopo 2-3 messi dalla denuncia, periodo di tempo in cui la vittima è maggiormente soggetta ad episodi di ritorsione.

Bisognerebbe inoltre intervenire in termini di attuazione delle misure volte al contrasto. Uno su tutti il problema delle cosiddette “Case Rifugio” per le donne vittime di violenza. La Convenzione Europea prevede un posto letto ogni 10 mila abitanti. In Italia sono stati censiti dalle Wave (women against violence Europe)140 centri antiviolenza e 73 case rifugio; in pratica mancherebbe circa 6 mila posti letto all’appello, in aggiunta ai poco più di 500 esistenti.

Nella direzione di una maggior sensibilizzazione e valorizzazione dell’identità di genere sembra inserirsi il Protocollo d’Intesa “Donne e Media” approvato in Regione dalla Giunta Zingaretti. La deliberazione dello scorso 16 giugno pone le basi per una compagna di informazione attuabile dalla stessa Regione Lazio, volta a promuovere quei cambiamenti culturali necessari a contrastare discriminazioni e pregiudizi e a contribuire all’abbattimento degli stereotipi di genere.

Il quadro complessivo è allarmante. Dati ISTAT di giugno 2015 dicono che, in Italia, 6 milioni 788 mila donne hanno subito nel corso della propria vita una violenza fisica e sessuale. E l’unica strada percorribile, oltre a quella dell’implementazione della garanzie normative, è quella della comunicazione. A Latina si parlerà ancora per molti anni del massacro del Circeo e delle relative implicazioni. E forse è bene,appunto, che se ne parli.