Anticorruzione: così il commissario Barbato ha bonificato il Comune di Latina

25/06/2016 di
giacomo-barbato

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Legalità e trasparenza. Due concetti che Damiano Coletta e la sua LBC hanno fatto propri durante la campagna elettorale e che hanno contribuito enormemente alla loro clamorosa vittoria in queste amministrative. Una tematica molto calda a Latina, le cui criticità sono state evidenziate dal questore Giuseppe De Matteis durante l’audizione dello scorso 18 maggio in Commissione Parlamentare Antimafia.

“Appena arrivato a Latina ho capito subito che bisognava dare segnali di distanza rispetto a una certa situazione che avevo trovato, cioè di eccessiva vicinanza tra istituzioni, politici di Latina, pubblici amministratori e persone che avevano rapporti con questi politici – ha affermato di fronte l’assemblea presieduta da Rosy Bindi – Senza girarci troppo intorno, ho trovato una situazione di eccessiva familiarità.”

Parole che non lasciano adito ad interpretazioni e che delineano un quadro allarmante. “Ho realizzato subito quello che poi è stato accertato, ma anche nel momento in cui l’ho realizzato era abbastanza facile da documentare. – ha aggiunto –  Ricordo che appena arrivato un giornalista mi chiese se c’era la camorra a Latina. Io ho risposto semplicemente che il problema non era la camorra, ma il malaffare, che era visibile soprattutto perché due anni prima della mia venuta a Latina quattordici consiglieri comunali, compreso il sindaco e l’onorevole che poi mi ha formulato l’interrogazione parlamentare, erano stati indagati per l’affare cosiddetto della variante Malvaso, una variante al piano regolatore che aveva dato possibilità a un consigliere comunale, che era anche costruttore, di costruire una palazzina sul terreno ricavato.”

giacomo-barbatoL’assetto gestionale del Comune di Latina è dunque stato interessato da fenomeni riconducibili a varie forme di processi corruttivi. Un intreccio di interessi trasversale – dal malaffare che denunciava De Matteis fino a vere e proprie infiltrazioni criminali – che si ramifica nella macchina amministrativa e che ha trovato terreno fertile grazie anche ad un sistema di controlli tutt’altro che capillare.  L’ultimo controllo di regolarità amministrativa effettuato dall’amministrazione Di Giorgi è stato disposto nell’aprile del 2015, quando vennero revisionati il 10% degli atti – scelti tramite campionamento casuale –  relativi a determinazioni con impegno di spesa, contratti, autorizzazioni concessioni e permessi di costruzione.

Ed è, appunto, alla base, sul quadro normativo, che è andato ad agire Giacomo Barbato nel suo anno di gestione commissariale. Come si presenta  Latina, allo start di questo nuovo mandato, in materia di anticorruzione?

La prima mossa di Barbato è stata rimuovere, lo scorso agosto, il Segretario Generale del Comune Pasquale Russo, un provvedimento considerato di notevole spessore, anche simbolico, dal momento che – giusto per intenderne le proporzioni – la rimozione di un dirigente di tal profilo avviene nella maggioranza dei casi in quei comuni sciolti per infiltrazioni mafiose. Ma non è questo il caso.

Lo scorso febbraio, con poteri di Giunta, ha dunque approvato l’aggiornamento annuale del Piano Anticorruzione, riferito al triennio 2016-2018. E sono diversi i provvedimenti che ne derivano e che vanno ad implementare il sistema dei controlli.

Una delle prime operazioni di Barbato in questo ambito ha riguardato l’ambito dei contratti stipulati dal Comune con tecnici e privati. Il provvedimento commissariale è andato ad estendere i controlli a tutti quei rinnovi contrattuali e quelle proroghe superiori ai 40 mila euro.

Tale estensione della procedura di controllo è andata ad intaccare anche tutti gli affidamenti (concessioni ed appalti) relativi a lavori, servizi e forniture superiori ai 5 mila euro.

Ma non solo sui contratti già stipulati. L’operazione trasparenza targata Barbato è piombata anche sulle procedure per le gare d’appalto. Nella delibera dello scorso 14 giungo, quasi alla vigilia del ballottaggio, ha emanato un provvedimento che riguarda tutti i bandi che prevedono un importo superiore ai 150 mila, per i quali sono state determinate clausole e condizione idonee ad incrementarne la sicurezza e la trasparenza.

Si va, invece, a prescindere dall’importo dell’appalto per quelle attività imprenditoriali a forte rischio di infiltrazione mafiosa – quali trasporto e smaltimento di rifiuti, noleggi di macchinari e attrezzatura, fornitura e trasporto di calcestruzzo,  autotrasporti e guardiania dei cantieri – che, come specificato dall’articolo 3 della legge 190 del’92 in materia di anticorruzione, devono ottenere la cosiddetta liberatoria antimafia dal prefetto.

Misure ancora più stringenti sono state prese invece per le imprese aggiudicatarie di lavori pari o superiori ad 1 milione di euro, le quali devono nominare un referente di cantiere avente il compito di redigere e di tenere aggiornato un “rapporto” che vada a specificare chi e con quale titolo e mezzi (con relative targhe) opera nella struttura, indicando eventuali altre ditte che operano in regime di sub-appalto o di affidamento.

Un ultimo intervento, quello del Commissario Prefettizio, che va ad agire anche sui contratti in essere,  mettendo nero su bianco il fatto che il Comune potrà  avvalersi della clausola risolutiva nel caso in cui, nei confronti dell’imprenditore o di altri componenti dell’impresa aggiudicataria dell’appalto, sia stata disposta una misura cautelare o una richiesta di rinvio a giudizio per reati come concussione, vari casi di corruzione, millantato credito e turbativa d’asta.

Una serie di provvedimenti volti a scardinare la piaga della corruzione, ponendo delle regole chiare e definite. Un’operazione quanto mai necessaria  in una realtà come quella di Latina che è stata inserita nel Desk Interforze Antimafia per le indagini patrimoniali promosso dal Ministerno dell’Interno. Il nuovo sindaco Damiano Coletta avrà, dunque, già a disposizione degli strumenti normativi per tradurre quel desiderio di legalità, integrità e trasparenza riposto in lui e in LBC dai cittadini. Ci sono tutti i presupposti per provare un cambio di rotta di cui da tempo Latina ha un disperato bisogno.