Tumori, a Latina ci si ammala di più ma si muore meno: tutti i dati epidemiologici
Inquinamento ambientale e tumori nella provincia di Latina. Un caso che ha acquisito rilevanza nazionale. Due interrogazioni presentate alla Camera negli ultimi 5 mesi, entrambe firmate Movimento 5 Stelle. La seconda interrogazione, messa agli atti della seduta parlamentare del 10 Marzo, vedeva come primo firmatario il deputato di Latina, Cristian Iannuzzi (ex-M5S, ora al Gruppo Misto), componente della Commissione Ambiente alla Camera. Anche la lente d’ingrandimento dei media locali si è improvvisamente posizionata su questa tematica, fornendo argomenti di discussione – che più di una discussione sembra una nichilistica gara a chi dice “io l’avevo detto” – per la campagna elettorale. Questo grazie all’ordinanza prefettizia dello scorso febbraio a tre anni di distanza dalla rilevazione, vietava l’approvvigionamento di acqua nell’area circostante alla centrale nucleare di Borgo Sabotino di cloruro di vinile, cancerogeno di classe 1. Il neo sindaco Damiano Coletta in un’intervista rilasciata a Latina24ore.it ha dichiarato che sulla questione tumori devono essere fatte le opportune analisi epidemiologiche. Ma degli studi sulla provincia di Latina esistono già, e delineano un quadro allarmante.
I numeri del 2015. La ASL ha annunciato il mese scorso che i casi registrati lo scorso anno nella provincia di Latina sono stati 2715. Cifre in linea con i dati 2015 del Registro Tumori (AIRTUM) della Provincia di Latina che prendono in considerazione il periodo tra il 2006 e il 2010, quinquennio in cui sono state 13928 le persone ha sviluppato un tumore.
Tassi di incidenza: un progressivo incremento negli anni. Per comprendere le proporzioni della dinamica oncologica, bisogna necessariamente prendere in considerazione i dati relativi al territorio nazionale, al fine di un raffronto dei tassi di incidenza e di mortalità. Per quanto riguarda la provincia di Latina, nel rapporto 2015 pubblicato dal Registro Tumori del capoluogo, si riscontra, prendendo in esame il decennio 2000-2010, che il tasso d’incidenza per la totalità dei tumori è aumentato dell’11% per gli uomini e del 22% per le donne. In controtendenza con il tasso nazionale per i primi, visto che, nello stesso periodo, è diminuito rispettivamente dell’11; discorso diverso per il sesso femminile, che anche su scala nazionale registra un leggero aumento di incidenza (del 3,4%). La questione sollevata dai deputati pentastellati è, per tanto, pertinente ai dati epidemiologici. Funge, però, da contrappeso, il valore complessivo del tasso d’incidenza tumorale non superiore alla media nazionale. Altro discorso va fatto per i dati relativi alla mortalità. Bisogna evidenziare che il tasso di mortalità per tumore nel nostro territorio segue un trend opposto a quello dell’incidenza: i decessi per cancro sono diminuiti del 12% per gli individui di sesso maschile e del 7 % per quelli di sesso femminile, anche se per le donne vi è un eccesso rispetto alla media delle regioni del Centro.
Ogni anno nella provincia di Latina, ogni 1000 persone, 5 – numero comunque inferiore al media italiana di 6 ogni 1000 – contraggono una neoplasia tumorale, e di queste, 2-3 muoiono per questo tipo di patologia. Quattro decessi al giorno (senza contare i carcinomi alla cute). Con una discrepanza tra uomini e donne sia in termini di incidenza che di mortalità, rispettivamente del 18% e del 42% più alte nei primi.
Il gradiente geografico: nel sud-pontino ci si ammala di meno.
Ma non è solo il raffronto maschi-femmine a saltare all’occhio. Nella provincia pontina esiste anche una marcata eterogeneità geografica: sia i tassi di incidenza che di mortalità sono significativamente più alti nei distretti di Latina e Cisterna-Aprilia rispetto al Sud Pontino ( Distretti Formia-Gaeta e Terracina-Fondi). Traslazione al livello territoriale di una realtà che riguarda tutto il contesto nazionale, e che vede il Nord registrare un’incidenza più alta di circa 12 punti percentuale rispetto al Centro e di 20 puntirispetto al Sud ed Isole. Questo gradiente può riconoscere varie cause, dai modelli di vita propri ad un passato compatibile con la latenza oncologica – quindi in relazione all’industrializzazione, allo stile di vita alimentare, a fattori legati alla vita riproduttiva – fino ad una minore esposizione a fattori cancerogeni.
Ma quali sono i tumori per i quali si muore nel territorio pontino? Le prime cinque cause di neoplasie riguardano polmone (22,6%), colon-retto (11%), stomaco (7%) e fegato (3,8%). Per gli uomini è quello al polmone il tumore più frequente (29,6%), alla mammella (15,6%) nelle donne.
E quelli più frequenti? I tumori maggiormente diagnosticati sono quelli al colon-retto (12,5%), mammella (12,55%, il più frequente nelle donne) e polmone (11,9%, il più frequente nei maschi).
GLI ECCESSI RISPETTO ALLA MEDIA DEL PAESE
Viste le stime complessive, la situazione non è affatto da trascurare. e assume connotazioni preoccupanti se si analizza l’incidenza e la mortalità di determinate sedi tumorali – polmone, tiroide, vescica, cute (melanomi) – e in primis con la media paese, e poi con i fattori di rischio presenti nel territorio.
Tumore alla tiroide. I dati epidemiologici relativi al cancro alla tiroide sono forse i più preoccupanti. La nostra provincia registra un tasso d’incidenza per questa neoplasia superiore del 50% alla media Paese, con un numero di casi triplo nelle donne rispetto agli uomini. Ricerche apparse sulle più prestigiose riviste internazionali – e che prendevano come oggetto di studio le popolazioni residenti nei pressi delle centrali di Chernobyl e Fukushima – da anni hanno confermato un’evidente associazione tra radiazioni ionizzanti emesse dai siti nucleari e cancro alla tiroide, una patologia che in Italia, nell’ultimo ventennio, è cresciuta del 200%.
Uno studio sulla zona adiacente alla centrale di Borgo Sabotino – condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Lazio in collaborazione con il Registro Tumori di Latina divulgato qualche mese fa – ha evidenziato la necessità di un monitoraggio più approfondito sulla questione.
Tumore al polmone. Non solo le neoplasie che interessano la tiroide. Un’altra criticità dal punto di vista oncologico è rappresentata dal tumore al polmone. Prima causa di morte tra le patologie tumorali (22,6%), con un trend che evidenzia un aumento costante negli ultimi quindici anni. La popolazione della provincia di Latina registra, per questo tipo di cancro, un eccesso in termini di incidenza e di mortalità sia rispetto alla media nazionale che a quella delle regioni del Centro. I determinanti eziologici di tale patologia debbono in gran parte essere ricercati nell’esposizione a diversi fattori di rischio. Uno di questi è sicuramente l’arsenico, semimetallo che da anni rappresenta una criticità per la penisola in toto. Cancerogeno di classe 1 che per hanno a rappresentato una criticità del nostro territorio, il quale è stato sottoposto a ad un regime di deroghe che andavano ad innalzare la soglia minima di contaminazione. La questione arsenico nel pontino è anche arrivata al Ministro dell’Ambiente Galetti lo scorso febbraio, tramite un’interrogazione – sulla base di dati Assoutenti che evidenziano innalzamenti delle concentrazioni, soprattutto nell’area di Sabaudia – presentata in Commissione Ambiente al Senato, stavolta firmata LegaNord.
Melanomi. Ma l’arsenico, oltre alla neoplasia polmonare, è legato all’insorgenza di melanomi cutanei, patologia che nella popolazione della nostra provincia registra un leggero eccesso rispetto ai valori medi osservati in Italia. Tuttavia ciò è riconducibile anche ad un’associazione individuata tra tale neoplasia ed aree costiere in cui il malsano effetto dei raggi UV parrebbe amplificato.
Tumore alla vescica. In questo casi gli eccessi si hanno solamente nell’incidenza e non nella mortalità. Una situazione che preoccupa solamente gli uomini. Anche per questa sede tumorale vi è un’associazione con l’arsenico e altri metalli pesanti che, se presenti nel suolo, possono contaminare i prodotti coltivati. In questo senso,rilevamenti ARPA hanno mostrato, ad esempio,
superamenti nella piezometria esterna alla discarica di Borgo Montello adiacente alla vasta area di coltivazione di Valle d’Oro.
Il lato positivo: l’Incremento della sopravvivenza media. Ma un dato che può certamente rassicurare nella nostra provincia c’è: l’aumento della sopravvivenza di individui affetti da tumore.
Da una parte dettato dal miglioramento e dall’implementazione di programmi di cura in materia oncologica, dall’altra dalla presenza di strutture nel nostro territorio in linea con i parametri. Questo nonostante i disservizi legati ad esempio allo sdoppiamento del polo oncologico del Sud Pontino tra Formia e Gaeta o la carenza di personale del Padiglione Porfiri del Goretti. Certamente il taglio di 222 milioni alla sanità del Lazio nel 2016 – rispetto a quanto accordato dall’Intesa Stato Regioni e nel Documento di Economia e Finanza dello scorso agosto e scaturiti dalla Legge di Stabilità approvata dal nostro esecutivo sempre nel 2015 – tolgono ossigeno alla ASL di Latina, e rischiano di compromettere una situazione oggettivamente già molto delicata.
Una responsabilità politica, nel quadro complessivo che attualmente ci troviamo ad osservare, deve essere ricercata soprattutto in materia di prevenzione, la cui efficacia è direttamente proporzionale all’areale ecologico in cui viviamo. I siti contaminati nella provincia di Latina in tredici anni, dal 2002 al 2015, sono praticamente raddoppiati e il Piano Regionale di Bonifica è aggiornato al 2012, quando, dei 21 siti ad “altissima” ed “alta” priorità di intervento, già identificati in indagini precedenti, solamente per due era stato predisposto un progetto di bonifica.
Una situazione da monitorare quella del territorio pontino, affinché non acquisisca le sembianze di una potenziale “bomba ecologica”.
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