Telefonini e droga in carcere, 14 arresti tra cui un poliziotto e un infermiere

04/03/2016 di
opg-carcere

carcere-latina-generica-48976876222Sei telefonini, tre sim e numerose dosi di eroina, hashish e cocaina. Questo quanto sequestrato dai carabinieri durante l’operazione che ha portato all’arresto di 14 persone per aver introdotto cellulari all’interno del carcere di Velletri. L’operazione ha coinvolto anche Latina.

Tra gli arrestati compaiono 5 detenuti, un infermiere accusato di aver contribuito a far entrare nel carcere i cellulari ed un agente di polizia penitenziaria, ai domiciliari già da febbraio quando fu sorpreso in flagranza a pochi passi dal carcere mentre tentava di introdurre stupefacente. I reati contestati vanno dalla ricettazione alla cessione di stupefacente, passando per corruzione e riciclaggio.

Nelle perquisizioni di questa mattina, invece, i carabinieri hanno sequestrato alcune dosi di droga nelle abitazioni di due indagati ed alcune pasticche di uno stupefacente in una cella del carcere di Velletri. Tutte le misure predisposte dall’ordinanza del gip sono state eseguite dai carabinieri della compagnia di Velletri. Uno degli arrestati era già ricercato per evasione da una clinica.

INDAGINI AD APRILIA. Dalle indagini è emerso un sistematico utilizzo, da parte dei detenuti, di telefoni cellulari all’interno delle celle. Si mantenevano in costante comunicazione con l’esterno: ben 15 schede telefoniche intercettate erano intestate a persone ignare, spesso straniere. In una telefonata intercettata si capisce che nella cella si stavano utilizzando contemporaneamente ben tre cellulari. In altra circostanza un detenuto, trasferito nell’istituto di pena di Viterbo, ha portato con sé il telefono intercettato nascondendolo nelle parti intime. Sono stati trovati inoltre, durante le indagini, dei ‘pizzini’ con il quale un detenuto comunicava allo zio, fuori dal carcere, di fare riferimento a un infermiere per introdurre nel penitenziario il materiale illecito. Un indagato di Aprilia (Latina), colpito da misura in carcere, dovrà rispondere anche di riciclaggio di automezzi rubati. Nel corso delle indagini, in collaborazione con i carabinieri del Reparto territoriale di Aprilia e grazie all’attività tecnica di intercettazione, sono stati trovati nella sua disponibilità e sequestrati quattro mezzi con telaio «ribattuto» e documenti contraffatti.

LE INTERCETTAZIONI. «Adesso in cella siamo in tre, tutti e tre a parlare al telefono». Questo il testo di una delle numerose intercettazioni effettuate dai carabinieri nell’ inchiesta che ha portato oggi all’arresto di 14 persone per aver introdotto droga e cellulari nel carcere di Velletri. Nei quattro mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali, i militari sono riusciti anche a sventare il progetto di un’evasione dall’istituto penitenziario di Velletri. «In quel caso – spiega il procuratore di Velletri Francesco Prete -, è stato disposto un più stretto piano di sicurezza che ha permesso di sventare il progetto dei detenuti». Durante l’operazione «Input» sono stati rinvenuti anche numerosi «pizzini» con i quali un detenuto chiede allo zio di portargli cellulari e farmaci. «Qui c’è un infermiere che mi viaggia già – scrive il nipote -, gli do il tuo numero. Devi farmi entrare un telefono piccolissimo con due schede e un po’ di pasticche…».

FENOMENO DIFFUSO. «C’è preoccupazione per la potenziale diffusione del fenomeno. Sorprende la facilità con cui i detenuti riuscivano a introdurre droga e cellulari in carcere». Queste le parole del procuratore di Velletri, Francesco Prete, presentando i risultati dell’operazione del Nucelo Operativo dei carabinieri di Velletri che questa mattina hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone che hanno permesso l’introduzione di droga, cellulari e schede telefoniche nell’istituto di pena. «Non si possono escludere fenomeni analoghi altrove. Di sicuro sono stati riscontrati a Velletri, Rebibbia e Viterbo», ha sottolineato il procuratore prevedendo sviluppi dell’indagine anche in altre carceri italiane. «La rilevanza dell’inchiesta – ha continuato – sta nella potenziale diffusione del fenomeno che, se riscontrata e verificata che va al di là del carcere di Velletri, Rebibbia e Viterbo, e crea un problema che va necessariamente arginato per evitare che i detenuti possano continuare la loro attività criminosa anche dal carcere».