Omicidio a Sezze, Petrianni: Io aggredito da Di Raimo. Ma il gip convalida

10/06/2015 di
petrianni

petrianniUna ricostruzione dettagliata che però non ha convinto il giudice Giuseppe Cario che ha convalidato l’arresto in carcere. Pietro Petrianni, 63 anni, arrestato per l’omicidio di Maurizio Di Raimo ha ricostruito durante l’interrogatorio la sua versione dei fatti.

LA DINAMICA. Petrianni ha detto di aver litigato con il cognato per l’affitto non pagato e poi di essere stato aggredito da Di Raimo, prima con un coltello e poi con la pistola. A quel punto Petrianni avrebbe tentato di disarmare Di Raimo e sarebbero partiti ben 4 colpi. Un episodio dunque “accidentale”, un racconto che non convince per nulla gli investigatori i quali ritengono che Petrianni abbia tirato fuori la pistola, sparando e poi gettando via l’arma, non ancora trovata.

TUTTO DA SOLO. L’indagato sostiene si aver agito da solo, senza l’aiuto di nessuno. Dopo la morte del cognato (a suo dire accidentale) avrebbe trascinato il corpo per circa 60 metri, la distanza che separa il luogo del delitto dal pozzo dove il cadavere è stato gettato. Saranno ora gli accertamenti del medico legale a stabilire se ci siano segni di trascinamento del cadavere, di certo non ci sono tracce di sangue lungo il tragitto indicato da Petrianni.

L’INTERCETTAZIONE. Da chiarire un colloquio avvenuto tra Petrianni e un suo amico nel quale, intercettato in Questura, Petrianni ha raccontato l’omicidio mentre davanti al giudice ha riferito di aver descritto la dinamica come un “incidente”.

LA MADRE DELLA VITTIMA. Arriva il disperato appello della madre di Maurizio Di Raimo, diffuso tramite il suo avvocato, Francesco Vasaturo. La mamma della vittima ritiene che qualcuno abbia visto qualcosa e chiede ai testimoni di parlare. «Sopravvivere a un figlio – commenta l’avvocato Vasaturo – è una circostanza inspiegabile per l’umana natura, ancor più lacerante se ciò avviene per l’efferata mano di una persona altrettanto vicina ai propri affetti. Purtuttavia, all’esito dell’esame autoptico, continuano a nutrirsi dubbi circa le modalità di esecuzione del brutale assassinio, quantomeno rispetto alle fasi di occultamento del cadavere, supponendo l’esistenza di altri persone coinvolte». Qualcuno potrebbe aver aiutato l’assassino a occultare il cadavere? «I fatti – spiega Vasaturo – sono avvenuti presumibilmente nel tardo pomeriggio, in una zona comunque abitata. E’ possibile che qualcuno abbia visto o sentito qualcosa». Dunque l’appello è alla collaborazione «affinché tutti gli eventuali responsabili del gesto possano essere assicurati alla Giustizia» conclude Vasaturo.