Cinquecento anni dalla morte di Manuzio, francobollo e iniziative

05/02/2015 di
francobollo-manuzio-bassiano

francobollo-manuzio-bassianoIn occasione del cinquecentesimo anniversario della morte a Venezia del grande umanista ed editore Aldo Manuzio arriva un francobollo autoadesivo da 80 centesimi che le Poste Italiane metteranno in distribuzione dal 6 febbraio 2015.

La vignetta del francobollo raffigura, entro una cornice ovale, un’incisione del XIX secolo raffigurante Aldo Manuzio realizzata da S. Maffeis e pubblicata nel volume «Iconografia Italiana dall’epoca del Risorgimento delle Scienze e delle Arti fino ai nostri giorni», edito nel 1856 dalla Società Editrice Milano.

Manuzio nacque a Bassiano (provincia di Latina) ma fu a Venezia, dove si trasferì verso il 1490 che diede vita alla sua tipografia e realizzò via via il suo complesso ed ambizioso programma umanistico ed editoriale di recupero e diffusione dell’ antica cultura classica (greca in particolare) attraverso la nuova arte della stampa. Nel corso della sua vita realizzò circa 130 edizioni in greco, in latino o in lingua volgare, apportando innovazioni di rilievo nel campo dei caratteri (con l’adozione del corsivo) e anche in quello del «formato» dei libri con l’adozione del maneggevole «in ottavo».

Famosissimo anche fuori dalla cerchia degli eruditi e dei bibliofili è l’emblema delle sue edizioni: un delfino ed un’ancora, tratti da un’antica moneta romana donatagli da Pietro Bembo. L’annullo speciale primo giorno di emissione del francobollo sarà apposto a Bassiano.

500-anni-manuzioGLI EVENTI. Venerdì 6 febbraio 2015, alle ore 10:30, in occasione del V° centenario della morte di Aldo Manuzio il Vecchio, nell’ambito delle iniziative programmate dal Comune di Bassiano in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico, la Regione Lazio, la Provincia di Latina, l’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, le Poste Italiane, sarà presentato il francobollo celebrativo emesso in occasione del V Centenario. La presentazione è organizzata anche in collaborazione con il Centro di Documentazione Itala Fatigati-Salvagni, della Fondazione Caetani e dell’Associazione Culturale Accademia, avrà luogo presso l’Auditorium Communale in Via Aldo Manuzio, 117. Dalle ore 9:00 è a disposizione, presso il palazzo comunale, un Ufficio Postale, temporaneo per l’annullo speciale del giorno di emissione. Nello stesso giorno alle ore 16:30, presso la Civica Biblioteca si terrà la prolusione del Prof. Antonio Polselli “L’attualità del messaggio di Aldo Manuzio”. Si apre così ufficialmente l’anno manuziano bassianese.

ALDO MANUZIO. La figura di Aldo pur nella scarsità delle notizie biografiche, a partire dall’anno della sua nascita, fissata oggi in maniera quasi unanime nel 1449, ha molto appassionato gli studiosi per la sua complessità. Martin Lowry, nel suo libro “Il mondo di Aldo Manuzio” scrive: “In realtà per decifrare il ruolo preciso di un personaggio come Aldo nella vita culturale della sua epoca, richiede un’intera gamma di specializzazioni accademiche, nessuna delle quali è da sola sufficiente a risolvere i problemi …” Ripercorriamo su una carta geografica virtuale gli spostamenti del giovane Aldo. Compì i suoi studi a Roma dove fu allievo di Gaspare da Verona, professore di retorica alla Sapienza e frequentò le lezioni di Domizio Calderini. In seguito si trasferì a Ferrara dopo il 1475, lì nella città estense fu allievo di Battista Guarini. A Ferrara conobbe l’illustre Pico della Mirandola che chiese ad Aldo di occuparsi della formazione dei nipoti, figli della sorella Caterina Pio. Da un documento conservato nell’Archivio di Carpi, datato 8 marzo 1480, si viene a sapere che in qualità di aio ad Aldo viene concessa la cittadinanza e la nomina di tutore di Alberto e Lionello Pio, principi di Carpi.

Tra il 1489 e il 1490 Aldo si trasferì a Venezia spinto dalle possibilità che la città lagunare offriva: i manoscritti greci della biblioteca del cardinale Bessarione, la presenza di esuli greci e le molte imprese tipografiche che operavano nella Serenissima. In una Venezia, crocevia europeo del commercio e della cultura egli trovò la possibilità di mettere in pratica il suo sogno di rigenerare la società attraverso la cultura, celebre il suo motto: “Se si maneggiassero più libri che armi, non si vedrebbero tante stragi e tanti misfatti, tante brutture, tanta insipida lussuria”.

La sua tipografia diventò ben presto il centro più importante della divulgazione della cultura nel XV – XVI secolo. Tra le sue innovazioni annoveriamo: i caratteri tondi per il greco, quello corsivo o italico, la stampa in 8°, l’introduzione della punteggiatura nei testi, la numerazione delle pagine, la stampa del catalogo delle edizioni, l’introduzione della marca tipografica. La marca tipografica aldina apparsa la prima volta nel 1502 nel secondo volume dei Poetae Christiani veteres fu l’ancora e il delfino che illustrava il motto “Festina lente” (affrettati con lentezza). Tutto questo non basta a spiegare il successo di Aldo nel mondo dell’editoria. Nel 1494 all’impresa tipografica si affiancò l’Accademia Aldina, fondata da Aldo insieme a altre sette persone: Giovanni Battista Cipelli (Battista Egnazio), Paolo Canal, Girolamo Menocchio, Francesco Roseto, Scipione Forteguerri e il greco Giovanni Cretese. Essa accolse i maggiori umanisti dell’epoca: Pietro Bembo, Girolamo Fracastoro, Giovan Battista Ramusio, ne fece parte dell’Accademia anche Erasmo da Rotterdam che curò per essa l’edizione dei propri “Adagia” stampati dallo stesso Manuzio nel 1508. Nei venti anni di attività uscirono dalla tipografia aldina oltre 130 edizioni in greco, latino e volgare, la loro alta tiratura contribuì alla diffusione del patrimonio filosofico, letterario e scientifico della cultura greca, dei testi degli autori latini e dei capolavori della lingua italiana come Dante, Petrarca, Boccaccio e le lettere di Santa Caterina da Siena. Dai torchi della tipografia Aldina di campo sant’Agostin uscì inoltre il più bel libro del rinascimento “Hypnerotomachia Poliphili” un romanzo allegorico, pubblicato con 172 xilografie nel 1499, che a distanza di 500 anni mantiene intatto il suo fascino.