So’ de Latina – Il blog di Valentina

01/03/2020 di

A me Latina piace. Mi piace per il mare, per le montagne, i borghi storici, le pizzerie. Quando stavo negli Stati Uniti e mi chiedevano da che parte dell’Italia venissi, io rispondevo Latina. Nella loro mappa mentale sarebbe stato più facile localizzare Roma, ma no, io non sono di Roma, io so’ de Latina.

E provavo a spiegare la scena di Michael Jackson del film Paparazzi, ma giustamente quelli non capivano. “Latina, Frosinone, Roma, Milano… sempre Italia è!” mi dicevano (vabbè Frosinone non lo dicevano ma l’ho messo io perché fa folklore).

Scusate americani belli, dicevo, ma anche noi siamo nazionalisti. La nostra nazione è la città dove viviamo. A uno di Caserta non gli puoi dire che è di Napoli. Voi siete gelosi del vostro Stato, anche se è insignificante. Noi siamo gelosi della nostra città.

Ok, andiamo in giro con i cani senza raccogliere le cacche, ma quello perché speriamo che qualcuno le calpesti. Da noi si dice che calpestare la cacca porti bene e noi siamo scaramantici. Perché ci vogliamo bene.

Ok, sogniamo che il vicino di casa che sta trapanando i muri alle 8 di mattina muoia all’istante, ma questo perché si dice che sognare che qualcuno muore allunghi la sua vita. Siamo scaramantici, ci vogliamo bene.

Però, cari americani, la cosa più stramba del vostro nazionalismo è che lo ostentate nel vostro abbigliamento. Siate sobri, suvvia! Andate in giro con la maglietta del Vermont con la stessa disinvoltura con cui io indosso quella dei Nirvana.

Noi non andiamo in giro con la t-shirt di Latina perché abbiamo stile nel vestire. Amici latinensi, voi uscireste con una maglietta dove c’è disegnata la torre di Piazza del Popolo? Forse con un paio di jeans sotto. Forse. Ma se hai i pantaloni neri la questione cambia. La torre mica si abbina su tutto. Noi queste cose le notiamo.

Poi, cari americani, voi avete 50 Stati, quindi solo 50 maglie. Noi dovremmo avere 7.915 maglie per 7.915 città. Una babilonia.

Sto passeggiando a Roma Termini. Incrocio un ragazzo bellissimo. Occhi verdi, capelli neri, non ha i mocassini. Indossa una t-shirt dove è raffigurato un leone con una corona d’oro e una bandiera bianca e rossa. Il ragazzo mi sorride e scompare tra la folla. Mi sono innamorata. Devo trovare il treno che sta prendendo quel ragazzo, voglio vederlo ancora, un’ultima volta.

La mia mente passa in rassegna tutti i 7.915 stemmi. Cassino? No, lo stemma di Cassino ha uno scudo con le stelle. Rieti? No, quello ha cavalieri e pesci. Minturno? No, pure quello ha le torri.

A fianco a me passa una signora che mangia un panino del McDonald’s. Sono le 13,30 e ho fame.

Americani, per oggi avete vinto voi.