NEOFASCISMO, BLITZ CONTRO L’ORGANIZZAZIONE “MILITIA” A ROMA

21/05/2010 di

L’appuntamento era per domani, alla «Palestra popolare Primo Carnera», nel quartiere romano di Montesacro. Lì si sarebbe dovuta tenere una «adunanza nazionale» che avrebbe consentito a ‘Militià di fare il salto di qualità: non più una piccola «organizzazione politica di stampo Nazional-Rivoluzionario», ma una struttura più ampia, che avrebbe aggregato attorno a sè numerosi altri movimenti di estrema destra, «proiettata a compiere azioni violente anche di natura xenofoba».


Ma l’ ‘adunanzà non ci sarà. A guastare la festa sono stati i carabinieri del Ros di Roma che al termine di alcuni mesi di indagine e un blitz scattato all’alba hanno indagato quattro persone accusate di apologia del fascismo, diffusione di idee fondate sull’odio razziale e violazione della Legge Mancino, avendo messo in atto – attraverso Militia – azioni contro la comunità ebraica romana e in particolare il suo presidente, Riccardo Pacifici, i cittadini rumeni e il sindaco della capitale Gianni Alemanno. I militari dell’anticrimine, coordinati dal pool antiterrorismo della procura romana, hanno perquisito la palestra occupata da cinque anni e sede di Militia, la discoteca Kinky club e le abitazioni degli indagati, tutti «radicati negli ambienti dell’estremismo di destra».

Ad Albano Laziale, così, i carabinieri sono andati a casa di Maurizio Boccacci, 53 anni, un personaggio molto noto nel giro; ad Appignano del Tronto (Ascoli Piceno) hanno perquisito l’abitazione di Giuseppe Pieristè, pure lui di 53 anni, che gli investigatori definiscono vicino in passato ad Ordine Nuovo; a Roma quelle di Massimo De Simone, 42 anni, e di Stefano Schiavulli, il più giovane, 25 anni, ma ritenuto uno dei più «motivati». Le perquisizioni hanno portato al sequestro di machete, mazze da baseball e bastoni; documentazione ideologica di estrema destra; manifesti e strumenti per scritte murarie e striscioni a firma ‘Militià, materiale informatico e perfino una divisa dell’Esercito israeliano. Nello specifico, agli indagati viene contestato di aver «prospettato azioni violente» contro Riccardo Pacifici («trasformo un porco in un bell’angelo», dice Boccacci a Schiavulli in una delle tante intercettazioni su cui si fonda l’inchiesta); di aver annerito le ‘pietre di inciampò, poste in Piazza Rosolino Pilo in memoria delle vittime della persecuzione nazista a Roma; di aver affisso striscioni e realizzato scritte sui muri dal contenuto minaccioso, denigratorio e xenofobo. Qualche esempio? «Alemanno con l’A.N.P.I.??? Il più infame di tutti quanti». «25 aprile non ho tradito. Onore R.S.I.»; «Piombo ai rumeni» o, a scelta, «Olocausto romeno»; «Lode e gloria ai fascisti. Morte ai partigiani».

Schiavulli – svastica tatuata sul braccio, istruttore di pugilato e gestore della palestra che è anche centro sociale – però si difende. «Le mazze servono solo per sciogliere i muscoli, la divisa israeliana è una mimetica comprata al mercato. Non siamo dei violenti e non stavamo organizzando nessun attacco nè a Pacifici nè ad Alemanno. Boccacci? Per me è come un padre». «Nulla mi sorprende», ha commentato dal canto suo Pacifici. «A nome della comunità ebraica e a nome mio personale voglio fare un plauso ai Ros per il coraggioso e determinato blitz. Attendiamo fiduciosi che i capi di accusa mossi e le prove presentate si trasformino in condanne certe e senza alcuna attenuante». Solidarietà alla comunità ebraica e a Pacifici è stata espressa dal sindaco Alemanno, l’altro personaggio preso di mira, secondo cui «queste minacce, questa specie di ombra scura che c’era sulla città, era veramente molto negativa. Spero si faccia chiarezza e si attribuiscano tutte le responsabilità».

Le intercettazioni. «Ma quale esoterismo… Viva la forza bruta». Stefano Schiavulli, 25 anni, è uno abituato a menare le mani: gestore della palestra occupata ‘Primo Carnerà, sede di ‘Militià, fa l’istruttore di pugilato. Ma gli investigatori del Ros che l’hanno intercettato al telefono sospettano che non si riferisse ad un incontro di boxe. A loro avviso si tratta di una conferma che il giovane è «ben propenso a ricorrere alla violenza per fini di natura xenofoba». Massimiliano ‘Max’ De Simone e Schiavulli, entrambi indagati nell’inchiesta, parlano al telefono il 24 marzo 2010. De Simone spiega di trovarsi insieme ad un’altra persona con cui stava parlando «di SS e del futuro di Militia a livello ideologico ed esoterico». «…a me non me ne frega un c. del livello ideologico esoterico…». De Simone ribatte che secondo il suo amico «il pensiero viene prima dell’azione (…) esiste un nucleo imprescindibile, infatti adesso stiamo diventando molto più esoterici, ho deciso! (…) perchè (…) l’azione senza il pensiero diventa solo forza bruta…». E Schiavulli: «viva la forza bruta (…) ma io ve sparo in testa a tutti quanti… ve lo dico eh…». In un’altra conversazione intercettata, il 29 marzo, Schiavulli viene contattato da una persona che dice di trovarsi in compagnia di ‘Max’ De Simone ad un concerto della «Compagnia dell’anello» in viale Tor di Quinto, a Roma, organizzato «per la commemorazione della morte di Peppe (Giuseppe – ndr) Dimitri». Un concerto al quale erano presenti, dice l’interlocuture di Schiavulli, «personaggi storici dell’ambiente», cioè dell’estremismo di destra, tra i quali «Stefano delle Chiaie», «Francesco Bianco» e «il Pantera» (Luigi Aronica). Schiavulli ribatte: «…che ce vado a fà… a ammazzalla a gente… (…) mò vado là ci sta tutta a gente del Pdl… li devo ammazzà…». Il 3 febbraio 2010 Schiavulli parla invece con Maurizio Boccacci e dice: «gli ebrei devono sapere che noi semo tutti matti». Boccacci concorda e ribatte che prima di morire «me levo qualche piccola soddisfazione». E Schiavulli: «certo, ti aiuto io…». Sempre nel corso della stessa conversazione telefonica, «facendo riferimento – affermano gli inquirenti – alla figura di Riccardo Pacifici», il presidente della comunità ebraica romana, Boccacci dice: ‘…trasformo, tu immagina che bella cosa, prima de annammene, due o tre mesi prima eh, trasformo un porco con un bell’angelo…«.