LEGGE BAVAGLIO, MOBILITAZIONE PER LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE

20/05/2010 di

Si alza, in modo imprevisto, il tono dello scontro sul provvedimento sulle intercettazioni proprio nel giorno che vede ridimensionate, in Senato, le norme sull’arresto per i cronisti che violeranno la nuova norma. Il nuovo fronte passa per l’ormai storico scontro tra l’editore di Sky, Robert Murdoch, e Silvio Berlusconi: la Tv satellitare annuncia infatti che far… ricorso a tutte le sedi internazionali competenti, compresa la Corte europea dei diritti dell’uomo, contro queste norme che rappresentano «un grave attacco alla liberta di stampa ed espressione».

La rete infatti, citando il suo editore, afferma che le norme in esame «rappresentano una grave anomalia a livello europeo». Poco prima il relatore del provvedimento, il senatore Roberto Centaro, aveva annunciato, dopo una riunione con Berlusconi, che le norme che prevedevano l’arresto (obbligatorio) fino a due mesi per i giornalisti in caso di pubblicazione di atti vietati o delle intercettazioni sarebbe stato ritirato. Di fatto la galera rimane una ultima opzione in caso di non pagamento delle ammende prevista dal ddl (da 2.000 a 10.000 euro per gli atti vietati e da 4.000 a 20.000 in caso di intercettazioni).

Le stesse norme riguardavano anche chi pubblicava la foto o il nome del magistrato titolare del provvedimento. Il Pdl attende di vedere cosa accadrà in sede parlamentare e fuori dal Palazzo dopo lo «smarcamento» deciso oggi. I finiani hanno risposto dimostrando malumore e invitando ad ulteriori e sostanziali ritocchi: salvaguardare un «doppio binario» per le indagini di mafia, allargarlo ai reati collegati e non bloccare la possibilità delle intercettazioni ambientali oltre a salvaguardare il diritto di cronaca. In particolare Italo Bocchino, di stretta osservanza finiana, sostiene lo stop alla pubblicazione integrale delle intercettazioni, ma boccia il divieto di parlare di una inchiesta solo dopo la chiusura delle indagini preliminari. «Si deve discutere ancora» ha detto proprio a Sky: ci sono ancora troppe forzature.

L’Udc definisce il ritiro della norma sull’arresto un «buon passo indietro» ma critica l’uso della «logica del gambero» che non si pu• utilizzare per un tema tanto delicato e rilevante. Il partito di Casini giudica la mossa decisa da Berlusconi un passo fatto più per «non spaccare la maggioranza» che per convinzione. L’Idv va oltre: si tratta di un tentativo del «venditore ambulante Berlusconi» che vuole comprare «il favore dei cronisti»; un «tentativo disperato» – dice Di Pietro – per evitare che monti la critica contro il provvedimento. Il ritiro è comunque una «sconfitta di regime».

Il Pd invita già da ora, con Zanda, alla disobbedienza qualora l’attuale testo diventasse legge. Il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro parla di testo inaccettabile che prevede ancora «pesantissime sanzioni per gli editori». La Serracchiani nota che la Lega «vota e tace»: oggi infatti dal Carroccio nessun commento. Domani sarà una giornata di mobilitazione contro il provvedimento: sit in davanti Montecitorio, appello della Fnsi (che prepara lo sciopero dei giornalisti), proteste dell’Anm e di Magistratura democratica mentre Antonio Ingroia invita Berlusconi ad essere «consequenziale» dopo il richiamo del «chi sbaglia paga» rivolto ai suoi uomini. L’unico modo è rivedere questa legge, dice il procuratore aggiunto di Palermo. Il sit punta a coagulare strati diversi di protesta mentre Carlo Verdone definisce la legge «di stile iraniano» e Internet sollecita il tam tam della rete. L’appello dei costituzionalisti ha raccolto 120.000 adesioni e domani a Napoli una storica libreria, la Treves, protesterà con bavagli e strappando quotidiani in Piazza Plebiscito.

IL CARCERE RESTA, MA È EVITABILE PAGANDO/IL CONFRONTO TRA DDL ED EMENDAMENTO.

I giornalisti continuano a rischiare il carcere se pubblicano le intercettazioni ma la condanna può essere evitata pagando un’ammenda. Questo il risultato del ritiro dell’emendamento al ddl intercettazioni che era stato presentato dal relatore Roberto Centaro. Ecco, in sintesi, il raffronto tra il testo del ddl e quello dell’emendamento ritirato.

PUBBLICAZIONE INTERCETTAZIONI: – DDL : il giornalista che pubblica il contenuto di intercettazioni (integrali o riassunte non fa differenza), rischia l’ arresto fino a 30 giorni, ma la condanna si può evitare pagando un’ammenda da 2.000 a 10.000 euro (a meno che non si sia recidivi). – EMENDAMENTO RELATORE: l’arresto non era evitabile. Il testo di Centaro prevedeva per i giornalisti che pubblicavano intercettazioni la condanna a due mesi di carcere oltre al pagamento di un’ammenda da 4.000 a 20.000 euro. La condanna comportava anche la sospensione temporanea dalla professione.

PUBBLICAZIONE NOTIZIE SU INDAGINI: – DDL: Pubblicare notizie di un procedimento penale in corso diventa vietato. Il giornalista che firma un articolo contenente questo tipo di informazioni rischia una ammenda da 1000 a 5000 euro. – EMENDAMENTO RELATORE: Centaro inaspriva le sanzioni. Il cronista rischiava fino a 12 mesi di carcere, evitabili, se non si era recidivi, pagando 10mila euro di ammenda .

REGISTRAZIONI FRAUDOLENTE E FUORI ONDA – DDL: Niente è detto per i giornalisti che pubblicano il contenuto di registrazioni carpite senza il consenso dell’interessato (come quelle della escort Patrizia D’Addario a Palazzo Grazioli) – EMENDAMENTO RELATORE: arresto di due mesi e ammenda fino a 20.000 euro; ma un subemendamento dell’Idv Li Gotti «salvava» i giornalisti professionisti.

NOMI E FOTO MAGISTRATI – DDL: Chi pubblica nomi o immagini di magistrati titolari di un’inchiesta, rischia l’arresto fino a 30 giorni, evitabile con il pagamento di un’ammenda da 1.000 a 5.000 euro – EMENDAMENTO RELATORE: Due mesi di carcere evitabili con un’ ammenda da 2.000 a 10.000 euro.