FACEBOOK, ARRIVA UN SITO PER SVELARE LA PRIVACY

20/05/2010 di

Ho perso la verginità, odio il mio capo, non dirlo a nessuno, ho
copiato il compito. Sono alcune delle frasi che consiglia di digitare il nuovo sito
Openbook
, un vero e proprio ‘cerca segretì ideato da tre ingegneri di San Francisco
per dimostrare le carenze nel controllo della privacy da parte di Facebook. Basta
digitare una o più parole ed ecco apparire i post inviati negli ultimi giorni che le
contengono. Messaggi nati nel social network, ma che ora circolano liberamente sul web.

A differenza del motore di ricerca interno di Facebook, lo strumento scova le
informazioni rese pubbliche dalla società di Mark Zuckerberg e compagni attraverso le
applicazioni lanciate il 21 aprile, che aprono la comunità al resto del web e che
hanno scatenato una valanga di critiche. «Il nostro sito è solo una parodia, ma lo
scopo è serio – scrivono i programmatori di Openbook – Vogliamo che Facebook faccia
tornare private le informazioni di cui dispone, per far sì che questo sito e altri
come questo non funzionino più».  L’elenco delle ultime ricerche compiute dimostra che la caccia alle informazioni più
intime e personali è cominciata.

Spesso le rivelazioni sembrano scritte apposta per essere divulgate al massimo, oltre
volte l’impressione è che gli utenti non siano perfettamente consapevoli del destino
finale delle conversazioni in rete e gestiscano le proprie comunicazioni in modo non
molto diverso rispetto alle e-mail.

«Il punto – scrivono i creatori di Openbook – è che Facebook non esplicita con
chiarezza quali informazioni diventeranno pubbliche».

Districarsi tra le norme della privacy di Facebook non è affatto semplice, tanto che
recentemente il New York Times ha calcolato che l’informativa del colosso Internet
contiene 5.830 parole, 1.287 in più della Costituzione americana e che per rendere i
propri dati almeno parzialmente privati occorre cliccare su 50 impostazioni e 170
opzioni. L’Electronic Frontier Foundation ha pubblicato invece un prospetto che
mostra come dal 2005 ad oggi sia peggiorata la politica della privacy di Facebook.
Gli attacchi a Zuckerberg, 26 anni appena compiuti, ormai si moltiplicano. Il
Business Insider, ad esempio, pubblica una conversazione tra il fondatore di Facebook
ed un amico che dimostrerebbe la sua totale indifferenza nei confronti della privacy.
Lo stesso blog a marzo accusò Zuckerberg di aver rubato le idee e i codici di un
progetto universitario molto simile, HarvardConnection, diventato ConnectU, per il
suo tornaconto.

Sono diversi ormai i siti che consigliano di cancellare il proprio profilo sul
social network. Uno di questi ha indetto il Quit Facebook Day, invitando a staccare
la spina il 31 maggio, ma al momento non pare aver riscosso grande successo. La
stragrande maggioranza dei 400 milioni di utenti sembrano non avere nessuna
intenzione di lasciare la community a dispetto dei dubbi sollevati. Un capitale che
fa gola a molti e che quattro ragazzi americani promettono di intaccare. In pochi
giorni sono riusciti a raccogliere una certa notorietà e fondi sufficienti a lanciare
il progetto Diaspora: un social network, che nascerà a settembre e che si propone
come l’anti-Facebook proprio perchè garantirà agli utenti pieno controllo sui propri
dati personali.