LA TENTAZIONE DI FACEBOOK TRADISCE I CRIMINALI

17/03/2010 di

Non bastava avere decine di pagine Facebook difan ‘dedicatè ai boss mafiosi, adesso i criminali ‘chattanò direttamente con i propriamici online e qualche volta si fanno anche beccare. Non è infatti la prima volta chela polizia arresta un latitante, scovandolo dietro un nickname su Facebook.


L’ultimo in termine di tempo è Pasquale Manfredi , l’elemento di spicco della coscaNicosia-Manfredi arrestato nella notte di ieri dalla polizia a Isola Capo Rizzuto. Ilboss si era registrato sul popolarissimo social network con il nickname di ‘Scarfacè, l’omonimo trafficante di cocaina, interpretato da Al Pacino nel film diretto da Brian De Palma. Gli uomini della squadra mobile di Crotone insieme a quelli del Servizio centraleoperativo della polizia scientifica sono arrivati a lui proprio grazie a internet: Manfredi, infatti, usava una chiavetta per collegarsi a Facebook, che utilizzava nonsolo per lavoro, ma anche per ‘dilettò. In pochi infatti resistono al fascino diessere protagonisti sulla vetrina internet e magari sognano di diventare come ‘Billy Il Fuggitivò. Il ladro, divenuto celebre in Nuova Zelanda per aver tenuto sottoscacco la polizia per 106 giorni ed essersi fatto seguire da centinaia di fan suFacebook. Sfuggito alla cattura per sette volte, era riuscito a diventare un vero eproprio mito sul popolarissimo social network.

C’è poi la surreale vicenda dell’agente dipolizia che meno di quindici giorni fa ha finto di essere una bella donna su Facebookper incastrare un rapinatore napoletano. La femme fatale – in realtà un poliziotto del commissariato di Afragola – è riuscitocon qualche moina a farsi dare l’indirizzo per ‘un incontrò. In questo modo le forzedell’ordine hanno trovato il covo, dove si nascondeva il venticinquenne, latitante datre mesi dopo aver svaligiato una gioielleria a Parma.

Nessuno riesce a resistere alla tentazione di un Pc acceso. È il caso di un ventiseienne di Albano Laziale – di professione ‘ladrod’appartamentò – che si è introdotto in casa altrui con l’intenzione di rubare, mavedendo un computer accesso ha pensato bene di entrare con il proprio account,lasciando i propri dati personali e la propria mail ai carabinieri. Inutile dire chela disattenzione non è sfuggita ai militari che l’hanno arrestato.

Dall’Italia agliStati Uniti, dove sono parecchi i casi di criminali catturati grazie al popolarissimo social network. È il caso di un criminale newyorchese sul cui capo pendeva un mandato d’arresto per aggressione privata e rissa, preso mentre, seduto comodamente in unapoltrona all’interno del suo rifugio segreto, socializzava con degli amici online. Ilricercato aveva compilato il proprio profilo sia su Facebook che su MySpace inserendotra le tante informazioni anche l’indirizzo del suo nascondiglio. Di più. Sulla sua pagina c’era anche il nome e l’ubicazione dell’azienda in cuilavorava, situata per nell’Indiana, e gli orari di reperibilità.

Stessa storia anche in Pennsylvania, dove un giovane ladro si è fatto tradire proprio da Facebook. Dopo essere entrato in una villetta e aver portato via gioielli e un bel gruzzolo incontanti, ha pensato bene di controllare chi era in linea sul suo profilo nel socialnetwork e, prima di andar via, si è dimenticato di fare il logout. Inutile dire chenon è stato difficile per la polizia americana arrivare a lui. Visti i risultati, anche l’Fbi sbarca nel mondo virtuale e sguinzaglia i suoi agentisu Facebook per cercare di incastrare sospetti. A dimostrarlo un documento riservato del dipartimento di Giustizia ottenuto, grazie al Freedom of Information act, dall’Electronic Frontier Foundation, che si rivela un vero e proprio manuale dispionaggio virtuale, in cui si insegna ad agenti federali dell’Fbi e di altre agenziecome riuscire, con false identità e falsi profili a farsi «accettare» come amici dasospetti e ottenere così prove a loro carico.