DISASTRO HAITI, PAURA ANCHE PER CENTO ITALIANI

14/01/2010 di

Manca tutto ad Haiti, tranne i cadaveri. A tre giorni dal devastante terremoto che ha colpito l’isola caraibica radendo al suolo la capitale Port-au-Prince, i primi soccorritori si sono trovati di fronte solo scene di morte, devastazione e saccheggi, mentre mancano ancora all’appello un centinaio di italiani e si teme per la sorte di almeno due di loro.

«La situazione è anche peggio di quanto mostrano le tv. Mancano acqua potabile e cibo, le vittime sono ammassate in strada», ha detto l’ambasciatore di Haiti a Roma, Geri Benoit, in un’intervista all’ANSA. Parole profetiche le sue: gli aiuti cominciano ad arrivare ma la gente è esasperata e alcuni scelgono la più macabra delle proteste: secondo un fotografo del settimanale americano Time, per le vie di Port-au-Prince sono stati eretti blocchi stradali utilizzando le macerie e i cadaveri che ancora aspettano una sepoltura.

Ieri il presidente haitiano, Renè Preval, ha reso comunque noto che 7 mila corpi sono stati interrati in una fossa comune. La Croce rossa haitiana stima in circa 50 mila i morti, mentre i feriti ed i senzatetto sarebbero addirittura tre milioni su una popolazione di poco più di nove. Oltre 1.500 morti sono stati ammassati nell’obitorio del policlinico di Port-au-Prince, dove camion requisiti dalla polizia continuano incessantemente a trasportare cadaveri in decomposizione per il caldo tropicale raccolti dalle strade o estratti dalle macerie.

Tra le vittime figurano anche 36 membri della missione Onu ad Haiti; i dispersi sono circa un centinaio e le speranze di trovarli in vita si affievoliscono con il passare delle ore, ha detto il portavoce David Wimhurst. Nelle ultime ore si segnalano anche numerosi saccheggi di negozi di generi alimentari della capitale e la missione di peacekeeping Onu è preoccupata per l’eventuale saccheggio di armi, sostiene l’ambasciatore di Haiti in Argentina, Raymond Mathieu. La macchina degli aiuti umanitari si è messa in moto e il presidente statunitense Barack Obama ha assicurato agli haitiani: «Non sarete dimenticati, l’America è al vostro fianco». Il presidente Usa ha annunciato l’invio di militari, di una nave ospedale e di 100 milioni di dollari di aiuti immediati ad Haiti, il più povero tra i Paesi del continente. Anche l’Unione europea e altri Paesi hanno annunciato aiuti.

Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che sono un centinaio gli italiani che mancano ancora all’appello. «La situazione è devastante e il dolore di tutti noi è inimmaginabile. Siamo angosciati perchè ci sono forse 100 mila morti e ci auguriamo che i circa 100 italiani che mancano all’appello stiano bene e che siano trovati». Frattini, che si trova in visita in Kenya, ha detto che lunedì ci sarà una riunione straordinaria dei ministri dello Sviluppo dell’Ue. «Sarà una prima decisione di forte coordinamento», ha detto. L’ambasciatore di Haiti presso la Santa Sede, Carl Henri Guiteau, ha intanto rivelato che nell’Hotel Montana di Port-au-Prince, dove un testimone aveva segnalato la presenza di alcuni italiani, «ci sono 200 persone sotto le macerie. Ma – ha precisato – non abbiamo notizie degli italiani».

I funzionari del ‘team avanzatò italiano, giunti ieri a Port-au-Prince per rintracciare i nostri connazionali ancora dispersi, testimoniano di «strade piene di feriti che chiedono soccorso, e di cadaveri. Molti feriti sono sistemati sotto le piante o sui marciapiede, gli ospedali sono crollati». Oltre agli edifici, il terremoto ha fatto crollare le già fragilissime istituzioni democratiche haitiane. Il presidente Renè Preval, scampato al crollo della residenza ufficiale, è ricomparso in pubblico ma il caos regna sovrano nella capitale haitiana. In una nazione che nel recente passato ha visto succedersi guerre civili e colpi di stato, il rischio che qualcuno possa approfittare della situazione per conquistare con le armi il potere è alto.

L’ambasciatore Benoit ricorda che in febbraio sono previste le elezioni legislative e in novembre quelle presidenziali. «Al momento non so però dire cosa succederà, un rinvio appare probabile», ha detto l’ambasciatore haitiano a Roma che comunque non vuole nemmeno sentire parlare di rischio golpe. «Non esiste il pericolo, le priorità sono altre. E poi i nostri alleati americani si sono mobilitati per aiutarci». Come sempre hanno fatto per mettere ordine nel Paese quando la situazione andava normalizzata. I primi militari Usa sono già arrivati e hanno riaperto l’aeroporto, mentre l’amministrazione Obama ha annunciato l’invio di una brigata di 3.500 uomini dell’82ma divisione aviotrasportata.