NATALE 2009, IL MESSAGGIO INTEGRALE DEL VESCOVO GIUSEPPE PETROCCHI
di GIUSEPPE PETROCCHI *
Umiltá, parola centrale in tutte le biografie dei santi: una virtú generata dalla Veritá, che si sviluppa solo se viene alimentata dall’Amore. Nasce, infatti, dall’esporsi, senza timore, allo sguardo di Dio, ricco di misericordia: cosí, essa lascia che la Sua Parola ci riveli a noi stessi, manifestando le carenze che ci portiamo dentro, ma anche le straordinarie ricchezze che la Sua Provvidenza ha deposto nel nostro Cuore.
Ognuno di noi, infatti, nel "sottosuolo" della sua personalitá ospita "giacimenti" di risorse buone (coraggio, dedizione, pazienza…), che spesso ignora di avere, ma nasconde anche "serbatoi" di spinte negative (sentimenti ostili, modi di pensare scorretti, atteggiamenti sbagliati…), che si sono formati nel corso degli anni. Spesso siamo noi che, scavandoci dentro, ci imbattiamo in queste "falde profonde", che scorrono negli strati piú interni della nostra personalitá (é questo lo "shock cognitivo" che spiazza proprio coloro che si impegnano a lavorare su se stessi e scoprono, all’improvviso, parti di sé che ignoravano di avere). Altre volte sono gli eventi esterni a "bucare" la crosta che separa questi "depositi psichici" dalla superficie della coscienza: ne vediamo allora comparire, in forme impreviste, i contenuti e i dinamismi, prima custoditi nel mondo segreto della nostra anima.
Quando sono le energie buone a fuoriuscire, si avverte uno stupore piacevole: si tratta, allora, di una gradita sorpresa. Ma quando a sgorgare dai sotterranei della personalitá sono flussi distruttivi (egoismi, ostilitá, rancori, gelosie, desideri repressi e inconfessati, aggressivitá…) si rimane turbati e si fa difficoltá a riconoscere come proprie quelle correnti emotive contrastanti con l’immagine di sé che ciascuno ha delineato nella sua mente.
Va subito precisato che, essendo figlia della Luce, l’umiltá non ha nulla a che fare con l’atteggiamento di autodetrazione, tipico di chi, avendo un basso livello di autostima, denuncia per eccesso i propri difetti e finisce per cedere al disfattismo. L’umile non corre dietro a se stesso, amplificando indebitamente le doti che ha o – all’opposto – lamentando, con toni sviliti, i guai che lo atterrano. Neppure scappa da se stesso, minimizzando le risorse positive di cui dispone o, al contrario, negando la portata reale dei problemi che lo affliggono. Ha, invece, l’onestá di chiamare le cose per nome e di riconoscerle nella loro effettiva proporzione: si fotografa mentalmente cosí come é, evidenziando luci ed ombre, senza ricorrere a filtri interpretativi che distorcono la realtá e disinnesca, senza remore, gli "espedienti emotivi" (come la negazione dei fatti, la rilettura alterata degli eventi…) che molti mettono in atto per tutelarsi dall’impatto con evidenze moleste, che innescano l’ansia.
Insomma, l’umile non si dice bugie per illudersi, ma neppure usa la veritá per farsi male, come capita a chi, utilizzando elementi obiettivi, si svaluta, si deprime e finisce cosí per paralizzarsi, rimanendo vittima di sé. Si apre, invece, con riconoscenza al bene e al bello che fioriscono nella sua vita, pur ammettendo, senza anestetici, che in lui e nella sua storia esistono zone infestate da paludi malsane. E anche quando nella sua anima sembra prevalere la notte – che mai e per nessuno é completamente oscura – non cessa di ringraziare Dio per i raggi di luce che squarciano il buio e mostrano orizzonti di speranza.
L’umiltá é anzitutto confidenza, il che esige la disposizione a non puntare solo su di sé, ma a scommettere tutto su Dio. L’umile, infatti, ha imparato a credere all’Amore: in tutto e sopra tutto. é, nel senso evangelico, un irriducibile ottimista (atteggiamento, questo, completamente diverso dal buonismo ingenuo); perció, nonostante tutto, persevera con fondate ragioni nella speranza cristiana. Anche di fronte alla prova piú devastante non si lascia abbattere, ma, dopo avere confessato le sue fragilitá, proclama, con una voce piú alta di ogni avvilimento, che Dio gli vuole bene e puó salvarlo. Non si rassegna alla sconfitta, perché crede che dopo ogni caduta é possibile, facendo leva sulla sconfinata misericordia di Dio, rialzarsi e risalire la china. Anzi, con astuzia cristiana, impara ad utilizzare le proprie manchevolezze per attirare la tenerezza e la clemenza del Signore. Per questo, non si lascia intorpidire dallo sconforto, ma, proprio nei momenti in cui gli sembra di soccombere alle avversitá, si afferra con maggiore tenacia alla Onnipotenza del Padre celeste, e non molla la presa.
L’umile sa che il Signore si fa trovare, sempre, quando Lo invochiamo davvero: infatti, non siamo stati noi ad esserci mossi verso di Lui, ma é Lui che é venuto da noi. Dal giorno del primo Natale, abita costantemente "nella" nostra storia, perció, se vogliamo, possiamo incontrarLo: "dentro" e "tra" di noi. Tutto sta nel riconoscerLo quando attraversa la nostra quotidianitá, per aprirGli subito le porte del cuore. Il segreto della serena tenacia dell’umile sta nel fatto che si sa amato da Dio: perció, comunque vadano le cose, egli resta nella pace – seppure "sofferta" – perché ció che conta per lui é che, nei sui giorni, si compia il disegno del Signore.
Sul piano relazionale l’umile crede al dialogo sincero e ricorre alla forza della comunione fraterna. All’occorrenza, non solo chiede aiuto, ma sa farsi aiutare. É attento ai buoni consigli e prende sul serio le correzioni. Non é pieno di sé, perció non si mostra ostinato e permaloso; anzi, é lieto di mettersi in discussione e pronto a rettificare il suo modo di agire per farlo collimare con la traiettoria della volontá di Dio.
L’umile, infine, riconoscendo la vicinanza provvidente del Signore, canta ogni giorno il suo "magnificat": la gratitudine avvolge ció che pensa, dice e fa. é contento di rendere gloria all’Altissimo, testimoniando la tranquillitá del cuore, anche di fronte alle tempeste piú furiose e pure quando la sua barca sta lí per affondare, perché é sicuro che la sua esistenza é saldamente tenuta in mano dal Verbo-fatto-carne, che é venuto in mezzo a noi perché avessimo la vita, e l’avessimo in abbondanza.
Carissimo fratello, carissima sorella: se questi sono alcuni tratti costitutivi che, secondo l’"anagrafe" del Regno di Dio, consentono di identificare lo stile caratteristico dell’umile, permettimi di rivolgerti, con semplicitá e sentito affetto, alcuni consigli.
- "Per quanto siano vasti e dolorosi i difetti che ti porti dentro, sforzati sempre di guardarli in faccia, senza rimanere bloccato/a dall’orgoglio che suscita paura. Puoi accettarli con serenitá e impegnarti a combatterli, perché, facendosi uno di noi, il Figlio di Dio li ha presi su di sé e li ha giá vinti. Perciòó, tieniti alla larga dalla "falsa umiltá", tipica di chi non si piace e si rifiuta con un verdetto tagliente e inappellabile. Spesso é difficile mettersi al riparo da se stessi. Ció non vuol dire essere accondiscendente con i rovi del male – radicati sempre nel peccato – che crescono nel campo della tua interioritá: sopportare il difetto non vuol dire accarezzarlo, poiché il vizio negato o fuggito, come avviene per una malattia, si moltiplica e si espande. La pazienza non é indolenza. Dunque, i difetti vanno contrastati, ma con la gradualitá opportuna e nei modi ispirati dalla sapienza evangelica: quindi, senza intolleranze irritate ed evitando toni sbrigativi. Infatti, come diceva san Francesco di Sales, non c’é nulla che conservi tanto i difetti, come l’inquietudine e la fretta di toglierli. L’atteggiamento abilitato ad indurre trasformazioni effettive sta nell’agire con una determinazione pacata, poggiata sulla forza sanante della grazia. La "vera umiltá", infatti, dopo aver "diagnosticato" le proprie piaghe, si consegna totalmente al Medico divino, l’unico che possa guarirle. Si capisce perché il secondo nome dell’umiltá é: conversione.
- "Quando ti trovi davanti ad un problema non drammatizzare le difficoltá e non angosciarti, come se tutto dipendesse da te. La prima strategia del Nemico sta nel portarci ad esagerare le cose: ci rovescia addosso il negativo e ci attacca con il virus della disperazione, convincendoci che non c’é piú niente da fare. Si comincia a perdere la battaglia proprio quando si smette di reagire e ci si dá per vinti. Di conseguenza, se anche fosse vero che i tuoi problemi sono piú forti di te, é ancora piú vero che non saranno mai piú forti di Dio. Perció, smettila di piangerti addosso, alza la testa e chiama in campo Colui che per te é disceso dal Cielo: alleati con Lui e fa’ quello che ti dirá, attraverso la Chiesa. E non dimenticare mai che la preghiera insistente, compiuta nel nome di Gesú, ottiene tutto.
- "Abbi fede! Dopo qualunque naufragio, puoi, con l’aiuto di Dio, raggiungere la riva; anche nelle vicende piú intricate, la soluzione c’é sempre: non perché tu te la procuri, ma perché ti é data. Perció, cercala dove il Signore l’ha posta. Sta attento, peró, a non imboccare la via sbagliata: orientati, invece, nella direzione giusta: quella che raccomanda il Vangelo. Troverai la risposta vivendo-la-Chiesa: Dimora dove Gesú rinasce ogni giorno, perché ti sia data l’opportunitá di "stare" con Lui e ricevere, dalla Sua pienezza, grazia su grazia.
Perció, non lasciare infettare le difficoltá con un atteggiamento egoistico, ma rendi la tua povertá una risorsa, gestendola con una volontá che crede, che ama e che spera. Se abitate dal Signore, le fragilitá diventano una fonte di energia "convertibile", perció spendibile sul piano spirituale e umano. Anche gli sbagli possono essere resi una possibilitá di riscatto. Infatti – come mi scrisse un caro amico – non possiamo cambiare la nostra storia, ma possiamo trasformarla in benedizione. - "Umili non si nasce, lo si diventa: e non senza fatica. Soprattutto, ad essere umili si impara passando attraverso le umiliazioni. Proprio cosí! Le umiliazioni, quelle che scottano, perché avvertite come ingiuste, se bene assunte, possono diventare farmaci potenti per il benessere dell’anima: infatti, curano l’orgoglio e irrobustiscono la fiducia nella Provvidenza. Lascia, perció, che l’umiliazione abbia il suo effetto medicinale e ricostituente, attivando, con amore, una salutare terapia della veritá.
Chiedi, inoltre, la forza di perseverare nel bene, senza pretendere tutto e subito. I saggi ci hanno insegnato che é meglio zoppicare sulla retta via, che camminare speditamente fuori di strada (san Tommaso d’Aquino). La Provvidenza premia chi rimane coerente e sa aspettare. - "Da soli non si va lontano, questo é certo: ma é pure vero che non tutte le compagnie sono idonee a garantirti un buon accompagnamento nella direzione della veritá e del bene. Impegnati, perció, ad avanzare nella perfezione cristiana "insieme" ad altri fratelli, avendo, peró, la saggezza di confrontarti con persone esperte nel discernimento evangelico, collaudate dallo Spirito e autenticate dal parere della comunitá cristiana. Rappresentano, questi, i veri amici nel Signore: indispensabili per consentirti di superare gli ostacoli, sostenerti nei momenti di stanchezza e confermarti nel cammino intrapreso.
Metti a frutto il dono della familiaritá ecclesiale: quando le cose vanno storte, non ti chiudere in te stesso/a, ma apriti a Dio e ai fratelli. I problemi, infatti, sono come i panni bagnati: se li nascondi in un cassetto, marciscono, ma se li stendi al sole si asciugano e diventano indumenti da indossare, che coprono e riscaldano. Anche nell’individuare e coltivare gli aspetti positivi che percepisci in te, cerca di avvalerti dei consigli delle persone che ti vogliono bene: talvolta lo sguardo altrui coglie aspetti della nostra persona che sfuggono completamente ai nostri occhi. L’umile si muove gioiosamente nell’unità fraterna: per questo il suo cuore, come piccola Chiesa, é casa e scuola di comunione. - "Trattati come Gesú ti tratta, imitando il Suo stile esigente, ma carico di affetto e di compassione. Si ottiene di piú dicendosi le cose con dolcezza, piuttosto che graffiandosi con pensieri minacciosi o ustionandosi con eruzioni emotive.
E se impari a trattarti bene, allora tratta gli altri come tratti te stesso. Chi non lapida se stesso neppure prende a sassate gli altri; cosí come soltanto chi si vuole bene, nel Signore, sa amare il suo prossimo. Per concludere: l’umile sa osare l’impossibile perché non conta su di sé, ma si affida alla potenza di Dio. Perció, sulla via della santitá, alla quale sei stato chiamato, non ti contentare: sii umile, punta in Alto! Anche da una discarica Dio sa trarre il materiale per comporre un capolavoro. Lui vuole per te il massimo: non Lo deludere!