TIZIANO FERRO, DA LATINA ALLA CONQUISTA DEL MONDO: “COSI’ E’ CAMBIATA LA MIA VITA”

25/01/2009 di

di GIANNI POGLIO *

Nella vita sono un ermetico, mi preoccupo sempre di far sentire a proprio agio le persone che ho intorno. Così, tolgo qualcosa a me stesso, sto sempre attentissimo a quello che dico per non ferire. Alla fine, non ne posso più, mi isolo e in quel momento arriva la canzone in cui riverso tutto quello che ho trattenuto durante la giornata. Per me, comporre è una terapia, forse il vero e unico motivo per cui non vado da uno psicologo”. Ventotto anni, una voce speciale, trecentomila copie in tre mesi dell’ultimo cd (Alla mia età) e un tour primaverile all’insegna del tutto esaurito, Tiziano Ferro sta vivendo il suo momento magico. Che nasce da una certezza: le sue canzoni, spesso d’amore, arrivano al cuore della gente e commuovono tutti: dagli adolescenti agli over sessanta.

Molti cantanti si vergognano a scrivere d’amore, lei invece va a ruota libera. Si sente un’eccezione?
È molto difficile che qualcuno si prenda la responsabilità di parlare d’amore vero. L’amore appagato è stato rovinato dai cliché della musica pop commerciale. Si pensa che parlarne significhi scrivere pezzi di basso livello. E invece no: oggi, la vera canzone di protesta, rivoluzionaria, è quella che non ha paura dei sentimenti, delle emozioni forti.
Quello che lei canta è in stretta connessione con la sua vita privata?
Nella maggior parte dei casi, sì. Anche l’ultimo singolo, Il regalo più grande, di cui ho girato il video a New York, è stato ispirato da una ragazza contraddittoria, che mi ha fatto disperare e trafitto il cuore, ma che alla fine di tutto è rimasta nella mia vita come amica. Con lei ho ancora adesso un legame fatto di grandi contrasti perché sono un uomo possessivo, assolutista, gelosissimo. In una parola, passionale.
Di lei si dice che sia molto intransigente, soprattutto con se stesso.
Devo esserlo. Dopo 21 anni vissuti a Latina, mi sono trovato a prendere tre aerei in un giorno per impegni promozionali. Risultato? Durante un volo per Lisbona sono svenuto e l’hostess ha dovuto rianimarmi con l’ossigeno. Da quel momento ho deciso di mettere seriamente ordine nella mia vita. Adesso funziono così: quando pretendo molto da me stesso, mi concedo altrettanto. Quando è ora di festa, non ce n’è per niente e nessuno. Non mi interessa una vita vissuta invano. Va bene lavorare, ma bisogna anche godere. E tanto.
Accettava ritmi massacranti perché si sentiva in debito con la sorte?
Sì, mi sono sentito per molto tempo nell’impossibilità di dire dei no. La mia fame, la mia sete, il mio sonno e la mia vita privata erano passati in secondo piano. Poi, ho imparato ad avere rispetto anche dei diritti e non solo dei doveri.
Perché ha scelto di andare a vivere in Inghilterra?
Ho bisogno di isolamento, ma non in una grande città. Infatti, ho preso casa un po’ fuori Londra. Le metropoli mi fanno perdere il controllo, non riesco a gestire lo spazio e il tempo. Delle grandi città mi fanno impazzire i locali della catena Hard Rock Cafè. Appena ho un weekend libero, guardo la lista degli Hard Rock Cafè nel mondo e scelgo la destinazione. Dopo anni di “duro lavoro”, mi sono conquistato una preziosissima tessera prioritaria, quella nera che ti fa saltare le file all’ingresso…
D’accordo, ma qual è stata la vera ragione della sua fuga dall’Italia?
La scelta di andarmene è stata uno sprazzo di lucidità che mi ha salvato la vita. Se fossi rimasto qui a dipendere dalle dinamiche del mio lavoro, probabilmente adesso sarei totalmente fuori di testa o in preda alla depressione cronica. Amy Winehouse o Britney Spears non sono riuscite a pigiare il tasto stop e hanno pagato caro. Io, invece, sono fuggito da solo e mi sono trovato alle prese con i problemi di tutti i giorni: pagare le bollette, fare la lavatrice, fare la spesa. E, grazie alla lontananza, mi sono pure tenuto lontano dal gossip, anche se rimango convinto che sui taboid di un certo tipo ci finisce soltanto chi ci vuole finire. Mi piace avere esposizione per la mia musica, non per altro.
Nel suo ultimo cd duetta pure con Franco Battiato in Il tempo stesso. È stata dura convincerlo?
No. Tutto è successo in Spagna. Io ero a Madrid per un master di comunicazione e lui aveva in programma un concerto a due-trecento chilometri dalla capitale. Ho noleggiato una macchina e con un’amica mi sono messo in viaggio. Abbiamo visto un concerto bellissimo che Franco ha concluso così: “Scusate se non concedo altri bis, ma adesso ho fretta, devo andare a cena con Tiziano Ferro”. Ha avuto il coraggio di lasciare il palco senza cantare Centro di gravità permanente. Una volta a tavola, abbiamo parlato di lavoro. Lui mi ha chiesto di scrivere una versione in spagnolo del suo hit Tutto l’universo obbedisce all’amore e io di cantare nel mio cd. Tutti credono che Battiato sia un santone, un’eminenza grigia. In realtà è un battutista irresistibile che racconta barzellette a raffica. E sa perché? Perché le cose profonde le mette nei dischi, così nella vita può permettersi un po’ di sana leggerezza
Si racconta che la sua partecipazione agli Mtv Award di Roma sia stata turbata da un imprevisto…
Nel mezzo di Sere nere è salito sul palco un esaltato che ha iniziato a spintonarmi in mondovisione. Ma io non mi sono scomposto e sono andato avanti come se nulla fosse. In realtà ero terrorizzato e continuavo a pensare: “Pensa che scena essere ucciso da un folle davanti a centinaia di milioni di persone attaccate alla Tv”. Per fortuna, il regista, quando ha capito che cosa stava succedendo, ha stretto l’inquadratura su di me e in tv non s’è visto nulla. Tranne la mia faccia, più bianca di un lenzuolo.
Riassumo le sue attività: fa la popstar internazionale, è sceneggiatore di videoclip, disegna fumetti, parla perfettamente l’inglese, scrive canzoni in spagnolo e studia tecniche di comunicazione a Madrid. Nient’altro?
Un bel corso di francese è il prossimo obiettivo. Ma la cosa più divertente è che se la musica non mi avesse dato un calcio in culo e non mi avesse spinto a espormi, tutto questo sarebbe rimasto confinato nell’area delle potenzialità. Invece, ho avuto fortuna. E, soprattutto, ha pagato la mia politica dei piccoli passi. Fin dagli esordi, ho sempre chiesto a tutti di non giudicarmi frettolosamente, di lasciarmi il tempo di spiegare quello che mi si agitava dentro. Ora, dopo quattro dischi, mi sento più sicuro e, non a caso, da un anno e mezzo ho iniziato a scrivere anche per altri colleghi, una cosa che mi piace tantissimo.
Si intuisce, visto che ormai la sua firma compare un po’ dappettutto…
E va bene, magari esagero un po’. Dopo anni in cui non mi filava nessuno, adesso tutti mi vogliono: Laura Pausini, Giusy Ferreri, Fiorella Mannoia, Mina. E che vuole che faccia? Che gli dica di no? Per me questo è puro godimento. Anche perché tra il 1997 e il 2000, visto che nessuno mi voleva mettere sotto contratto come cantante, ero rassegnato a fare l’autore. Avevo fatto girare un nastro con le canzoni del primo disco. Finché non è intervenuto Fabrizio Giannini, il mio attuale manager, che ha preso in mano la situazione e mi ha intimato: “Adesso questi pezzi le canti tu”. (* Panorama.it 24-01-2009)