LEGAMBIENTE, SOLO 27% COMUNI LAVORA PER PREVENIRE RISCHIO IDROGEOLOGICO
«Soltanto il 27% dei Comuni laziali svolge un lavoro positivo di mitigazione del rischio idrogeologico, mentre oltre la metà non fa praticamente nulla per prevenire alluvioni e frane». È quanto emerge da Ecosistema Rischio 2008, l’indagine
realizzata e presentata stamattina nell’ambito di «Operazione Fiumi», la campagna nazionale di monitoraggio, prevenzione e informazione per l’adattamento ai mutamenti climatici e la mitigazione del rischio idrogeologico di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile.
Secondo l’indagine, il primato dei Comuni più virtuosi spetta a quello di Vallerano, in provincia di Viterbo, che sarà premiato con la bandiera di «Fiume Sicuro», da esporre nel proprio territorio come riconoscimento del buon lavoro svolto. L’altra faccia della
medaglia è invece rappresentata dal Comune di Vicovaro, in provincia di Roma che, pur avendo abitazioni e insediamenti industriali in zone a rischio, non ha messo in campo praticamente nessuna azione di mitigazione del rischio idrogeologico. Tra i Comuni capoluogo, la sufficienza spetta a Roma e a Frosinone, mentre ottiene una valutazione negativa Rieti. Peraltro, secondo la classifica stilata nel 2003 dal Ministero dell’Ambiente e dall’Upi il Lazio è un territorio molto fragile, visto che sono ben 366, ovvero il 97% del totale, i Comuni considerati a rischio idrogeologico: 234 a rischio frana, 3 a rischio alluvione e ben 129 a rischio sia di frane che di alluvioni. Le province più a rischio sono Frosinone e Rieti, dove il totale dei Comuni risulta essere in costante pericolo; seguono Viterbo con il 97% dei Comuni a rischio, Latina con il 94% e Roma con 113 Comuni a rischio (93%).
Secondo l’indagine Ecosistema rischio condotta da Legambiente, ben il 75% dei Comuni presenta nel proprio territorio abitazioni in aree golenali, in prossimità degli alvei e in aree a rischio frana. Quasi il 60% conta fabbricati industriali in tali zone, mentre poco meno di un Comune su tre presenta in aree a rischio interi quartieri. Nonostante questa pesante urbanizzazione delle aree classificate a rischio idrogeologico, solo 3 amministrazioni hanno intrapreso azioni di delocalizzazione delle strutture dalle aree più esposte a pericolo. E ben il 68% dei Comuni non svolge una regolare opera di manutenzione dei corsi d’acqua, delle sponde e delle opere di difesa idraulica. Il 64% ha realizzato opere di messa in sicurezza dei corsi d’acqua e dei versanti, interventi che però, soprattutto in passato, hanno dimostrato di accrescere la fragilità del territorio piuttosto che migliorarla.
«La situazione è allarmante -ha dichiarato Lorenzo Parlati, Presidente di Legambiente Lazio – soprattutto se si considera che procede a rilento anche l’organizzazione di un sistema locale di protezione civile: solo il 59% dei Comuni si è dotato di un piano da mettere in atto in caso di frana o alluvione e il 44% lo ha aggiornato negli ultimi due anni. Particolarmente in ritardo è inoltre la fondamentale attività di informazione alla popolazione su come comportarsi in caso di emergenza, visto che è stata realizzata solo dal 18% delle amministrazioni, mentre appena il 16% ha organizzato esercitazioni nel corso del 2007. Bisogna tornare a prendersi più cura dei nostri fiumi, a partire dal Tevere dove siamo oggi, ma senza inutili, grandi e costosi progetti come quello del Ponte della Musica che, a poche centinaia di metri da Ponte Milvio, non prevede nessun intervento di riqualificazione e valorizzazione ambientale della sponda circostante, ma anzi grazie a due anni di cantiere rischia di chiudere e restituire al degrado anche l’area del Lungotevere di Capoprati, riconquistata da Legambiente e dai cittadini con dieci anni di iniziative».
Per quanto riguarda la situazione dei capoluoghi di Provincia, tutti e cinque sono considerati a rischio idrogeologico dalla classificazione del Ministero dell’Ambiente e dell’Upi: di questi solo tre hanno risposto in modo completo all’indagine, ossia Roma,
Frosinone e Rieti. Ma solo alle prime due spetta la sufficienza relativamente al lavoro di mitigazione svolto nei confronti del rischio idrogeologico: nonostante la presenza di molte strutture in aree a rischio, infatti, sia nella capitale che a Frosinone le
amministrazioni si sono attivate per organizzare un efficiente sistema di protezione civile, aggiornando il piano d’emergenza e organizzando attività d’informazione rivolte ai cittadini ed esercitazioni. Rieti, invece, nonostante abbia avviato interventi di
delocalizzazione di alcune strutture industriali presenti in aree esposte a pericolo, non si è ancora dotata di un piano di emergenza aggiornato e ottiene dunque una valutazione scarsa.