UNIVERSITA’, “SERVE LA FACOLTA’ DI LETTERE”

09/05/2008 di
Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Fernando Bassoli  sull’università di Latina.

 
Ammettiamolo con serenità, senza fare i permalosi: Latina è
una città di ignoranti.

La colpa non è di nessuno, ovviamente. La storia locale è
stata fatta da uomini dalle spalle robuste, giunti da ogni parte d’Italia per
faticare sotto il sole e lavorare duro senza lamentarsi troppo, pur di mettere
una pagnotta sul tavolo tutti i giorni. Gente – questo è chiaro – che non aveva
più niente da perdere. Spazio per la cultura: zero. Ora, però, le cose sono
finalmente cambiate. O, meglio, stanno cambiando. La crisi economica che stiamo
ancora vivendo ha certo tarpato le ali a molte iniziative. Ma i giovani di oggi
sono molto diversi dai loro avi. Non dico migliori – s’intenda: solo diversi,
in brillante osmosi con una società/villaggio globale in costante, frenetico
cambiamento, specie da un punto di vista tecnologico.

A produrre il miracolo di un mondo che offre (a buon mercato)
infinite possibilità di fare esperienze più o meno estetiche e culturali, è
stata la possibilità che i più hanno avuto di studiare, frequentando le Facoltà
universitarie della capitale. I risultati, poco a poco, si vedono. Perché è
evidente che le nuove generazioni hanno, per molti versi, una marcia in più. E
non solo quando stanno sedute davanti ad un computer.

A Latina si è a lungo discusso su quali corsi di Laurea
attivare. Forse andrò controcorrente, ma credo che il modo migliore di
investire nella cultura e nel progresso civile per la nostra provincia, quello
che darebbe notevoli risultati nel lungo periodo, potrebbe essere quello di
aprire una Facoltà letteraria presso il polo universitario pontino.

So che è una scelta che può sembrare antieconomica, ma è
altresì evidente che presto questa città (non solo questa, in verità) scoppierà
di laureati in Giurisprudenza ed Economia e Commercio, come pure di Ingegneri.
E non mi pare che tutti vengano assorbiti dal mondo del lavoro in tempi brevi e
senza sofferenza per l’intero sistema.

Latina non ha più bisogno di liberi professionisti, ma di
menti colte e creative capaci di pensare in grande, di inventare nuove
occasioni di lavoro, ma anche di realizzare concretamente dei progetti
(pensiamo alle Fiere del Libro di recente organizzate da questa Testata), di
proporsi quale punto di riferimento ed esempio per le generazioni future. Queste
menti potrebbero provenire proprio dalle Facoltà umanistiche, e non da quelle
che formano burocrati spesso troppo interessati al proprio microcosmo per
abbracciare con lo sguardo l’intera Polis e coglierne le istanze più urgenti.


 

Fernando
Bassoli