IL MOSTRO DEL CIRCEO: “ECCO COME HO UCCISO”

31/05/2007 di
«Dottoressa, lei evidentemente non ha una grossa esperienza criminale». Angelo Izzo si gira e risponde così al sostituto procuratore Rita Caracuzzo che oggi l’ha interrogato al processo per il duplice delitto di Ferrazzano. Il mostro del Circeo ha poi raccontato come uccise Maria Carmela Maiorano e la figlia quattordicenne, Valentina.


Il pm gli stava chiedendo chiarimenti sui reati commessi in Molise. Per tre ore fornendo una serie di dettagli, Izzo ha risposto a tutte le domande. Su Maria Carmela, la donna uccisa insieme alla figlia Valentina, ha detto. «Era mia complice a tutti gli effetti, ma cominciò a rompermi le scatole. Gli dava fastidio persino il fatto che io davo i soldi a Palaia. Ho cercato di farle avere una casa, di aiutarla, loro invece mi stavano addosso. Ho cercato di risolvere la questione con le buone, voleva scappare con me, sapeva della mia attività criminale. Io mi trovavo in una posizione tale da poter essere ricattato da queste persone, sono impazzito. In quel periodo stavo organizzando tre o quattro omicidi e così le ho buttate in questo discorso qua». «Avevo accumulato un certo rancore – ha proseguito Izzo – una certa rabbia nei loro confronti. Avevo pensato in un primo momento di ucciderle a Cercemaggiore, in una casa diroccata vicino a Campobasso. Le volevo sparare lì. Poi le cose sono andate diversamente».
Agghiacciante la freddezza con la quale Izzo ha raccontato poi gli omicidi: «Palaia sapeva che dovevamo andare a fare dei sopralluoghi, forse a Roma, per le attività criminali che avevo in mente. Intendiamoci, lui non è un angioletto, sapeva che io facevo attività criminali, ma non sapeva che volessi ammazzare due persone. L’idea di farlo alla villa è nata all’ultimo minuto. Gli ho detto che dovevamo accompagnarle all’aeroporto, ma prima dovevamo passare alla villa perchè dovevo prendere dei soldi. Luca in un primo momento ha collaborato, poi ha cominciato a sbandare. Ho messo il laccio emostatico a Maria Carmela, lei ha cominciato ad agitarsi, le ho legato mani e piedi con lo scotch. Luca all’inizio mi passava le cose poi si è messo paura. Non vedevo l’ora di levarmele dalle scatole. Luca era seduto, era pallido e allora ho pensato ‘questo qui non è Gianni Guido, non ha niente di luì. Le ho impacchettate, gli ho dato un calcio e ho colpito Maria Carmela con il calcio della pistola. Poi ho ammanettato la ragazzina. Luca tremava, era in stato di precollasso. L’ho abbracciato gli ho dato uno schiaffo, volevo tranquillizzarlo. ‘Stai calmo, non è successo nientè. Io avevo guanti e lui no, è la prova che lui non sapeva».
«A Maria Carmela – ha proseguito Izzo – ho detto di sdraiarsi perchè dovevo perquisirla, poi l’ho ammanettata e impacchettata, infine mi ci sono seduto sopra. Valentina non si è accorta di nulla e quindi mi sono dedicato a lei. L’ho ammanettata, imbavagliata, spogliata, infine l’ho impacchettata. Gran parte della cosa l’ho fatta io. Luca mi ha aiutato dopo, a seppellirle. Ha scavato per un paio d’ore, io ho fatto finta di aiutarlo. La piccola era innocente e mi dispiace averla dovuta ammazzare. Mi era già successo tanti anni fa quando abbiamo ammazzato un boss e siccome con lui c’era la moglie abbiamo dovuto uccidere pure lei». (ANSA)