GIORGIANA MASI: 30 ANNI FA L’OMICIDIO, OGGI NESSUNA VERITA’

13/05/2007 di
Trenta anni fa ed esattamente il 12 maggio 1977 a Roma, durante una manifestazione organizzata dal Partito radicale per l’anniversario della vittoria elettorale nel referendum sul divorzio e vietata dalla questura, una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi, venne uccisa da un proiettile calibro 22 alla schiena.

 
Quell’omicidio è rimasto senza colpevoli e a distanza di tre decenni non si è raggiunta ancora la verità su quel che accadde in quella che doveva essere una giornata di festa. L’inchiesta venne chiusa il 9 maggio del 1981 dal giudice Claudio D’ Angelo con la dichiarazione di non doversi procedere per essere rimasti ignoti i responsabili del reato. La riapertura del caso è stata sollecitata più volte; da ultimo lo ha fatto qualche giorno fa la sorella di Giorgiana, Vittoria Masi, che ha chiesto ai magistrati di ascoltare il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, all’epoca ministro dell’Interno. Ma il senatore a vita ha fatto sapere che non intende più fare alcuna dichiarazione sul caso visto che c’è stata una pronuncia definitiva della magistratura.
 
All’epoca la vicenda ebbe echi enormi e ha continuato a dividere anche a distanza di
tanti anni. La polemica divampò furiosa quando un settimanale diffuse le foto che
dimostravano la presenza di poliziotti non in divisa che sparavano ad altezza d’uomo.
Cossiga, che in Parlamento aveva sostenuto il contrario, tornò alle Camere e rimosse
dall’incarico chi gli aveva fornito le informazioni contrarie alla verità. Proprio lui
due anni fa rinfocolò le polemiche rivelando che la ragazza era stata colpita da «fuoco
amico», cioè da proiettili «vaganti, sparati da dimostranti, forse suoi compagni e amici
con i quali si trovava, contro le forze dell’ordine»: glielo aveva detto poco dopo
l’accaduto – raccontò nel 2005 – uno dei magistrati che indagava e, in tempi più
recenti,l’ex capo della polizia Ferdinando Masone. Una rivelazione accolta con
indignazione dal leader radicale Marco Pannella: Cossiga «continua a mentire».
Nel corso degli anni si è ipotizzato il coinvolgimento del neofascista Andrea Ghira, uno
dei massacratori del Circeo. A chiamarlo in causa fu un altro degli assassini del Circeo
Angelo Izzo ,secondo cui Ghira usò le armi che avevano in dotazione nel gruppo eversivo
di cui faceva parte, chiamato «Drago».Ma non ci sono solo le parole di Izzo:«nel 1990 –
ha ricordato qualche giorno fa Vittoria Masi – è stato scoperto che la calibro 22
ritrovata in un sacco nel centro storico di Roma qualche giorno dopo la manifestazione
del 12 maggio era stata rubata tempo prima da Ghira ed era perfettamente compatibile con
il foro lasciato dallo sparo sul corpo di Giorgiana. Ma visto che in quei tempi Ghira era
latitante, fu impossibile dimostrare la sua implicazione».

Ma nel 2001 un quotidiano scrisse di un rapporto della Digos che prendeva in esame la
possibilità che il colpo mortale fosse stato sparato da una pistola calibro 22 trovata in
un covo delle Br.