LUXURIA, UN VIAGGIO DA OSCURITÀ A LUCE

07/05/2007 di
«Per me la notte, il buio, sono stati gli elementi che mi hanno aiutato a fare più luce», afferma Vladimir Luxuria raccontando la propria storia, quella che racconta anche nel libro Chi ha paura della Muccassassina? edito da Bompiani (pp. 256 – 16,50 euro) e che è venuta a presentare a Torino.

 
«Essere qui, alla Fiera del libro per presentare un libro mio: per me è una giornata importantissima», esordisce, visibilmente emozionata. «Da giovane, a Foggia io mi sentivo un extraterrestre – racconta il parlamentare trans di Rifondazione – quando qualcuno, durante una lunga notte, mi raccontò di un locale a Milano dove i clienti erano tutti gay. Feci di tutto per riuscire a partire e, come un brutto anatroccolo che cercai suoi simili, scoprii che questi anche si divertivano, e si divertivano in modo normale, come i mie nonni, in una balera, La nuova idea, dove c’era un’orchestrina tipo Casadei e la gente si abbracciava tranquillamente. Ma tutto accadeva sempre di notte».
 
Del resto il libro è un viaggio proprio dall’oscurità verso la luce, verso quella presa di coscienza che nel libro èsintetizzata con l’esclamazione Fiat lux! La domanda ricorrente è quella sulla trasgressione, ma lei risponde con la sua placida ironia: «Io mi sento trasgressiva quando supero i limiti di velocità in autostrada. Chi trasgredisce lo fa perchè non riesce a essere se stesso.
Trasgressori sono quelle persone che in tv non dicono quel che pensano, ma quel che gli impone il Vaticano o il suo partito».

Luxuria parla pacatamente, cita non a sproposito filosofi e Novalis come Joyce, ma non si tira indietro quando capita di fare un affondo. Lo fa a proposito del Family day coi giornalisti prima di iniziare l’incontro, prendendosela con l’incoerenza di Rutelli o con Casini che può usufruire per Azzurra dei privilegi dei parlamentari per le coppie di fatto che si vogliono vietare alla gente, o come quando, ricordando il suo esordio in parlamento, dice: «mi toccava stare impalata e fissa come fossi Milly Carlucci, con tutti
i fotografi addosso e la paura anche solo di grattarsi o starnutire».
 
L’elezione? «Una bella bicicletta su cui tocca pedalare… entri con degli obiettivi tuoi precisi e poi ti fai prendere anche da altro: non puoi restare indifferente a chi, per esempio, dovrebbe campare con 500 euro di pensione sociale. Poi io è come dovessi dimostrare di essere più brava del normale. Ora però, anche chi all’inizio mi guardava con diffidenza, ha cambiato atteggiamento vedendomi lavorare. L’importante è non dare agli altri la possibilità di accettarti o meno, come fossero tuoi giudici: la cosa è reciproca e anche io potrei non accettarli».
Il libro, una sorta di autobiografia ragionata, è importante e rivelatorio, perchè
affronta con ironia, senza drammi, temi vissuti sulla propria pelle e verso cui ancora esistono troppi pregiudizi. In appendice, oltre a un glossario pieno di curiosità, anche il soggetto di un drag-horror movie scritto con Franco Ferrini. Le pagine che si leggono con più passione sono quelle che seguono la visita in ospedale a uno dei primi amici colpiti dall’Aids: «Ne morivano molti, bei ragazzi che era come si disseccassero, abbandonati a se stessi, perchè le famiglie non sapevano nulla di loro, dell’essere gay e malati.
È allora che scoprimmo l’importanza della solidarietà, dell’amore, del non ritrovarsi soli nei momenti brutti della vita». E Luxuria? «Sono libera, per ora non ci penso, ma venga il giorno in cui spero di trovare un compagno giovane e bello, anche se qualcuno dirà che ho la sindrome della Lollobrigida.
Insomma, sono sul mercato….».