18 ANNI DI BLOB, UN GRUPPO DI ANARCHICI CHE RESISTE
Un gruppo di anarchici che resiste: così vuole essere definito il gruppo di Blob capitano da Enrico Ghezzi che da 18 anni imperversa su Raitre. Una trasmissione di culto considerata l’occhio critico della televisione che la racconta attraverso spezzoni, frammenti e filmati triturando immagini e situazioni con accostamenti azzardati, per
qualcuno è più importante esserci che non esserci: Blob è ormai diventato maggiorenne ma non vuole assolutamente mettere la testa a posto.
qualcuno è più importante esserci che non esserci: Blob è ormai diventato maggiorenne ma non vuole assolutamente mettere la testa a posto.
Oggi incontro con i giornalisti in Viale Mazzini: più che una conferenza stampa è
sembrato un Blob versione live, video e voci in ordine sparso per un festeggiamento tutto
particolare che ha riunito Piero Chiambretti, Furio Colombo, Gianfranco Funari, Michele
Santoro. L’incontro è stato battezzato Don’t Panic come il nome della puntata speciale di
50 minuti che andrà in onda il 24 aprile intorno a mezzanotte meno dieci.
sembrato un Blob versione live, video e voci in ordine sparso per un festeggiamento tutto
particolare che ha riunito Piero Chiambretti, Furio Colombo, Gianfranco Funari, Michele
Santoro. L’incontro è stato battezzato Don’t Panic come il nome della puntata speciale di
50 minuti che andrà in onda il 24 aprile intorno a mezzanotte meno dieci.
Tutto nacque molti anni fa, nel 1987 quando il tesoriere della Pennsylvania, Budd Dwyer,
si suicidò davanti ad una telecamera e subito dopo un assistente del politico gridò:
«Don’t panic». Quel video era destinato a cambiare la storia della televisione, come è
stato dimostrato anche da Blob.
si suicidò davanti ad una telecamera e subito dopo un assistente del politico gridò:
«Don’t panic». Quel video era destinato a cambiare la storia della televisione, come è
stato dimostrato anche da Blob.
Interrompere o non interrompere le immagini al punto cruciale della morte? Ghezzi
definisce un momento osceno quello dello stop e in questo modo di pensare c’è la
rivoluzione televisiva e mediatica di Blob ispirato al titolo di due film di
fantascienza: Blob – Fluido mortale (The Blob 1958) e Blob, il fluido che uccide (The
Blob 1988).
definisce un momento osceno quello dello stop e in questo modo di pensare c’è la
rivoluzione televisiva e mediatica di Blob ispirato al titolo di due film di
fantascienza: Blob – Fluido mortale (The Blob 1958) e Blob, il fluido che uccide (The
Blob 1988).
«Blob è Raitre», dice Paolo Ruffini particolarmente soddisfatto del traguardo tagliato
dalla squadra dei ‘blobbistì: «È la dimostrazione di come si possa cambiare restando
fedeli a se stessi». «Non mi vergogno di ringraziare – esordisce Ghezzi – le persone che
ci hanno aiutato lasciandoci semplicemente stare. Ruffini, dopo Angelo Guglielmi, ci ha
garantito una certa autonomia o, forse, una illusione di autonomia…».
dalla squadra dei ‘blobbistì: «È la dimostrazione di come si possa cambiare restando
fedeli a se stessi». «Non mi vergogno di ringraziare – esordisce Ghezzi – le persone che
ci hanno aiutato lasciandoci semplicemente stare. Ruffini, dopo Angelo Guglielmi, ci ha
garantito una certa autonomia o, forse, una illusione di autonomia…».
Fra immagini vecchie, come quelle in cui si alternava la pubblicità del Grana Padano
(quella con il coltellino che sfaldava la forma di Grana) agli aerei che si andavano a
scontrare sui grattacieli di New York, e interventi autorevoli, l’incontro ha preso una
piega più celebrativa: Furio Colombo ha ricordato il suo rapporto con il gruppo di Enrico
Ghezzi con il quale in un primo tempo non era d’accordo sui fuori onda (di cui era spesso
protagonista) ma dei quali ha poi colto la lezione pedagogica. «Blob è una trasmissione
strepitosa, freschissima fatta sul sangue degli altri», ha osservato Chiambretti nato,
come lui stesso ha ricordato, proprio con Raitre ai tempi di Guglielmi. Santoro ha invece
ribadito il suo pensiero riguardo allo strapotere dei produttori di format ai quali è
appaltata buona parte dei palinsesti Rai, e dulcis in fundo, ha preso la parola Funari,
movimentando parecchio la conferenza stampa.
(quella con il coltellino che sfaldava la forma di Grana) agli aerei che si andavano a
scontrare sui grattacieli di New York, e interventi autorevoli, l’incontro ha preso una
piega più celebrativa: Furio Colombo ha ricordato il suo rapporto con il gruppo di Enrico
Ghezzi con il quale in un primo tempo non era d’accordo sui fuori onda (di cui era spesso
protagonista) ma dei quali ha poi colto la lezione pedagogica. «Blob è una trasmissione
strepitosa, freschissima fatta sul sangue degli altri», ha osservato Chiambretti nato,
come lui stesso ha ricordato, proprio con Raitre ai tempi di Guglielmi. Santoro ha invece
ribadito il suo pensiero riguardo allo strapotere dei produttori di format ai quali è
appaltata buona parte dei palinsesti Rai, e dulcis in fundo, ha preso la parola Funari,
movimentando parecchio la conferenza stampa.
Spesso nel mirino di Blob, Funari ha avuto una partenza scoppiettante: «Sapete perchè sto
qui? Solo perchè non sò morto. E dopo undici anni siccome gli altri non facevano ascolti
mi hanno chiamato…». Poi gli auguri a Blob che, come una una squadra di calcio ha degli
alti e bassi, ma in definitiva è sempre godibilissima: «Comunque non dite che avete fatto
18 anni, dite invece che state al diciannovesimo anno anche perchè con questi qui non si
sa mai…». E poi l’affondo a Striscia la Notizia: «A me Striscia mi fa schifo».
Tutti sono d’accordo nel definire Blob una vera pietra miliare della televisione e alla
fine è Ghezzi a chiudere: «Ci sentiamo globalmente anarchici. Per fortuna continuano ad
accusarci di essere qualunquisti o oggettivamente di destra, come si suole dire. Noi non
ci difendiamo, ma resistiamo».(ANSA)