GIOVANI UE, TEDESCHI E ITALIANI I PIÙ POLITICIZZATI

07/04/2007 di
Un’indagine sull’interesse verso la politica dei giovani (15-25 anni) di otto paesi
dell’Europa Unita allargata mostra che il dato più alto è tra quelli che vivono in
Germania (48%) mentre i più disinteressati sono nel Regno Unito (25%), ma anche nei nuovi
paesi dell’UE come Estonia (29%) e Slovacchia (28%). Gli italiani sono al secondo posto,
con il 43% dei giovani interessati alla politica e, assieme ai francesi e Austriaci,
sentono più viva la distinzione tra destra e sinistra sulla base di principi etici e
identitari.

 
I dati vengono dal libro ‘I figli del disincantò (Bruno Mondadori, pp. 188 – 20,00
euro), una serie di analisi e indagini, frutto della collaborazione tra il Ciuspo-Centro
universitario di sociologia politica di Firenze e la Fondazione Iard a cura di Marco
Bontempi e Renato Pocaterra, su una ricerca iniziata nel 2003, che ha visto intervistare
ottomila giovani di Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Regno Unito e
Slovacchia sulla loro partecipazione politica. Tra i punti emersi: il ruolo della
famiglia nell’influire sugli orientamenti dei significati politici delle nuove
generazioni; il fatto che i giovani che utilizzano un mezzo d’informazione a fruizione
attiva (i giornali, Internet) tendono ad essere più impegnati rispetto a coloro che la
politica la seguono passivamente in tv; il loro riporre spesso maggior fiducia nelle
istituzioni europee, rispetto a quelle nazionali; e, sebbene la politica sia generalmente
vista come qualcosa di positivo, è piuttosto la sua realizzazione a livello concreto che
appare ai giovani non connessa con ciò che è rilevante nelle loro vite.
 I Figli del disincanto sono quelli cresciuti nella società odierna, che hanno perso una
prospettiva storica: «sono coloro che trovano il disincantamento come un dato di realtà
perch‚ è già stato consumato prima, da altri – spiegano Bontempi e Pocaterra – I giovani
studiati sono nati negli anni Ottanta e la loro socializzazione politica si inscrive nel
quindicennio seguente gli eventi del 1989. Ciò che per i loro genitori è la
trasformazione di un ordine, segnata dall’ esperienza del disincantamento, dalle forme e
dai significati della politica novecentesca, per essi è ‘lo stato delle cosè rispetto al
quale elaborare le strutture di significato e di azione».
 I ragazzi italiani, la di là di tanto pessimismo diffuso, derivato da alcuni fatti di
cronaca, risultano ben più impegnati (43%) della media europea (37%) e con una fiducia
più alta nelle istituzioni comunitarie (29% contro 22,5%), oltre ad essere quelli che più
di tutti hanno vere conversazioni su temi politici con i genitori, ma assieme sono quelli
più delusi: il 40% degli stessi ritiene che la politica corrisponda a vuote promesse e il
27% vi associa l’idea di corruzione. Da qui la preferenza per forme di partecipazione
sociale non tradizionali, come le manifestazioni di piazza ( vi ha partecipato il 31%
contro una media europea del 13,63%), e che nascono da una condivisione di ideali, più
che da una consapevolezza di obiettivi e dinamiche politiche dei partiti. Enrico Caniglia
ha esaminato nel volume il variare dei significati di destra e sinistra. L’immigrazione e
la pena di morte sono valori che in Italia, come in Austria e Francia, dividono le
appartenenze, molto più confuse e legate a valori più generici in Finlandia e soprattutto
nel Regno Unito, mentre nei due paesi ex del blocco sovietico, Estonia e Finlandia, la
connotazione tramite i valori citati risulta invertita e, per esempio, l’idea di un
leader forte è sostenuta più dai giovani di sinistra che da quelli di destra. Unica vera
costante di destra appare comunque l’ostilità verso gli immigrati mentre quella di
sinistra è il rifiuto del liberismo tipo: chi non trova lavoro è per colpa sua. Una
ricerca di particolare valore, se si pensa che nell’EU allargata dei prossimi anni si
stima che i giovani di 15-25 anni saranno complessivamente almeno 75 milioni.