Pochi bambini, si nasce più al Nord

31/01/2012 di

Lo stereotipo che vuole le famiglie numerose concentrate al sud è ormai un ricordo: i pochi bambini che nascono nel nostro paese, che è sempre più ‘di nonni senza nipotì, sono sempre più concentrati nelle uniche regioni dove c’è una vera politica di assistenza alla famiglia, mentre le altre vedono un declino legato anche a una scarsa assistenza sanitaria. Il futuro del paese, ammoniscono gli estensori del Libro Bianco sulla salute dei bambini presentato oggi a Roma all’università Cattolica, non passa solo per la crescita economica, ma anche per un welfare più a misura di bimbo.

Secondo i numeri del rapporto realizzato da Società Italiana di Pediatria (Sip), Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Società Italiana Medici Managerdal 1871 al 2009 la natalità si è quasi dimezzata (-74,25%) e attualmente si assesta a 9,5 bebè ogni mille abitanti contro, ad esempio, 12,8 della Francia. Nel biennio 2008-2009 i valori più alti di natalità si registrano nelle province autonome di Bolzano e Trento, mentre i valori più contenuti si riscontrano in Molise, Liguria e Sardegna: «Mai in nessun altro Paese del mondo si è avuto, come in Italia, un tale abbassamento dei tassi di fecondità e natalità in cos breve tempo – spiega Walter Ricciardi, curatore del libro – e questo fenomeno è stato sicuramente aggravato dalla continua carenza di politiche a supporto della famiglia».

Dal punto di vista della salute il rapporto ha registrato una diminuzione della mortalità infantile, che però non è uguale sul territorio: accanto ad aree con numeri da primato a livello mondiale, come la provincia di Trento che ha 1,6 casi ogni mille, ci sono regioni con cifre vicine a quelle di paesi ben più poveri del nostro, come la Calabria che ha 4,82 casi per mille. I pediatri hanno colto l’occasione per puntare l’indice contro una norma che vorrebbe che il bambino sia seguito dal pediatra solo fino a 6 anni. La disposizione è contenuta in una bozza alla quale però il ministero della Salute non riconosce nessuna ufficialità. «Si tratta di un documento tecnico degli Assessorati Regionali alla Sanità », ha precisato il Ministero della Salute riguardo le notizie sul riordino delle cure Primarie e della pediatria. «Nel documento ministeriale sulle cure Primarie presentato al Tavolo Tecnico per il rinnovo del Patto per la Salute – si legge in una nota – l’ipotesi assolutamente non è prevista, n‚ risulta che il documento sia stato trasmesso al Ministero e che esista una sua validazione politica da parte delle stesse Regioni».

La norma era stata definita «assurda» da Alberto Ugazio, presidente della Sip, a cui hanno fatto eco gli esperti presenti alla presentazione, che porterebbe solo i genitori ad accollarsi le spese di un pediatra privato. Una soluzione al problema della carenza di pediatri potrebbe venire dalla creazione di ‘case della salutè con più pediatri che collaborano, come avvenuto ad esempio in Spagna«. E se oggi in Italia si può parlare di ‘bimbi sanì, gli stessi non è detto che siano anche degli adulti in salute: a minare il futuro sono gli stili di vita, che mettono i ragazzi italiani ai primi posti per problemi di peso e sedentarietà. Il 22,9% dei bambini di 8-9 anni è risultato in sovrappeso e l’11,1% in condizioni di obesità, e ancora una volta è il sud ad avere i dati peggiori.

Anche per quanto riguarda l’uso di Internet, della tv e in generale la sedentarietà non siamo messi bene, con valori che preoccupano gli esperti: »Un bambino sovrappeso non Š malato – spiega Walter Ricciardi, curatore del volume – ma va incontro a gravi problemi tra i 20 e i 40 anni, e bisogna intervenire ora. Non a caso registriamo una diminuzione della mortalità per problemi cardiaci in tutte le fasce di età tranne che nei 20-40enni, che risentono della pessima alimentazione degli ultimi anni«.