D’Alema contro le nozze gay, scoppia il caso

13/09/2011 di

Il matrimonio «come è previsto dalla Costituzione del nostro Paese, se non la si cambia, è l’unione tra persone di sesso diverso finalizzata alla procreazione. Tra l’uomo e la donna, questo dice la Costituzione»: su queste parole di Massimo D’Alema, pronunciate nel corso di un dibattito alla Festa dell’Unità di Ostia (Roma) il 9 settembre e rilanciate oggi da un video su YouTube, si è scatenata oggi la polemica delle associazioni di omosessuali.

«Affermazioni talmente rozze – commenta il presidente di Arcigay, Paolo Patanè – da risultare incredibili. Intanto finge di dimenticare che non esiste nessuna relazione tra matrimonio e procreazione, perchè il matrimonio non è diritto esclusivo delle coppie che possono procreare. Poi, confonde tra matrimonio civile e matrimonio religioso, dimenticandosi che esiste una differenza tra cittadini e credenti e tra Stato e Chiesa. E infine riesce persino a dimenticare la sentenza della Corte costituzionale 138 del 2010, che parifica i diritti delle coppie conviventi dello stesso sesso a quelli delle coppie coniugate eterosessuali. In qualunque Paese dell’Unione queste sarebbero le tipiche dichiarazioni di un esponente di estrema destra con smanie religiose, ma in Italia sono le dichiarazioni di un leader del Pd, ovvero di un partito che si dice progressista e di sinistra. Le parole del leader minimo sono la conferma di un’alleanza con l’Udc fatta per perpetuare lo sfacelo della sinistra italiana e la perdita di qualunque dignità laica ed autorevolezza del Pd». Sulla vicenda interviene anche l’associazione radicale Certi Diritti. «Mister baffetto – dicono in una nota – non fa altro che alimentare l’incapacità di costruire strategie vincenti e far arrendere alla disperata realpolitik, la stessa del sostegno al regime sanguinario di Gheddafi, di quando al Pd arrivò all’ultimo momento l’ordine di votare in favore dell’accordo con Gheddafi, o come la tanto propagandata legge sul conflitto di interessi. Questo grande genio della politica opera solo in funzione dell’accordo con i fondamentalisti vaticani, divenuti ormai l’unica possibile ancora di salvezza, perchè si deve pure sopravvivere nel sistema che ha permesso a Berlusconi di governare per quasi un ventennio. Quelle tesi, invece, oltre a rappresentare il solito tic retorico d’alemiano, utile a rafforzare il logoro mito di un politico cinico e ‘senza paurà, svelano nel miglior modo possibile il guaio di una sinistra italiana che deve combattere con una zavorra culturale (prima che politica) che D’Alema rappresenta al meglio».