Internet, 25% degli italiani disposto a pagare per i contenuti

13/07/2011 di
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La maggioranza degli italiani pensa che il web debba restare gratuito
ma c’è una percentuale non piccola, il 25%, disposto a pagare. È questo uno dei dati che emerge dal Nono Rapporto sulla comunicazione Censis-Ucsi, che aggiunge elementi ad un dibattito aperto da tempo nel mondo dell’editoria che cerca nuove strategia per combattere la crisi.

Andando nello specifico, per il 15,4% degli italiani «è giusto pagare i contenuti di qualità per non sottrarre risorse alla professionalità», mentre per il 9,6% i contenuti vanno pagati perchè «la libertà di espressione dipende anche dai bilanci degli editori».

Questi due dati sommati, danno appunto il 25%, pari ad 1 italiano su
4.  Tuttavia, va sottolineato che per la maggioranza degli italiani, il 74,9%, il web dovrebbe restare gratuito. Per il 39,1% «perché la forza della rete è la piena libertà dell’utente», mentre per il 35,8% perché «gli editori possono contare sugli introiti pubblicitari». E sono soprattutto i giovani (49,3%) ad avere la visione della rete come luogo in cui la libertà dell’utente verrebbe minata se dovesse venir meno la gratuità.

E c’è un altro dato interessante. L’opinione prevalente su chi dovrebbe pagare per i contenuti d’informazione professionale disponibili su Internet vede in pole position (43,8% delle risposte) gli aggregatori di notizie (vedi Google), seguiti dai service provider «che ottengono ricavi grazie al traffico generato dai contenuti» (35,2%). E solo il 14,7% degli intervistati pensa che il copyright vada protetto introducendo il meccanismo dei micropagamenti, altra formula considerata salva-crisi. La percentuale scende al 15,5% per i giovani, e sale al 17,3% per i soggetti più istruiti.

«Siamo in una situazione di sgretolamento rispetto alla cultura dei media a cui siamo abituati – sottolinea Giuseppe Roma, direttore generale del Censis – Internet non ha ‘fregatò i media ma si è integrato, entrando nella vita di tutti noi. I giovani stanno cambiando le funzioni e le organizzazioni dei media, e anche i palinsesti se li fanno da soli». Per Andrea Melodia, presidente Ucsi, «bisogna prendere coscienza dell’enorme ‘complicazionè che sta avvenendo nel mondo dei media». «Da questo Rapporto sulla comunicazione si evince che c’è la riscossa dell’hardware, con l’invasione dei tablet
e degli smartphone, è per questo che il governo deve accelerare sulla banda larga», ha osservato Cesare San Mauro di 3 Italia mentre per Maurizio Costa, amministratore delegato di Mondadori, quella di Internet «è una grande rivoluzione che ci vede attenti. Ad esempio, il mercato degli e-book in Italia è ancora residuale ma si evolverà con lo sbarco nel settore di Google, Apple e Amazon».