Ingiusta detenzione, risarcimento per Serena Grandi

04/06/2011 di

Sessantamila euro. È quanto lo Stato italiano dovrà dare a Serena Grandi, sottoforma di risarcimento per ingiusta detenzione, per la custodia cautelare, presso il domicilio, alla quale l’attrice fu sottoposta per oltre cinque mesi, tra il novembre 2003 e l’aprile 2004 nell’ambito di un’inchiesta su un giro di droga e prostituzione che coinvolse anche ambienti della Roma bene. La decisione è stata presa dalla Quarta Sezione penale della Corte d’appello di Roma, presieduta da Gian Paolo Fiorioli. Il procedimento è scaturito da un’istanza presentata dall’avvocato Valerio Spigarelli, legale di Serena Faggioli (in arte Serena Grandi) nella quale sollecitava un risarcimento di 500 mila euro per le conseguenze patite dalla sua assistita, la cui posizione fu archiviata nel marzo del 2009, a causa della detenzione domiciliare. In particolare, i giudici hanno condiviso l’argomentazione del legale nella parte in cui evidenziava che la «detenzione ai domiciliari ha prodotto nell’attrice danni morali e materiali ingenti» e tra questi «danni psicofisici costituiti da uno scompenso ormonale di rilevante gravità e da uno stato di depressione acuta» oltre a danni conseguenti alla «lesione dell’immagine e della rispettabilità sociale nonchè professionale, con riferimento particolare al mancato perfezionamento di numerose trattative, tra cui quella relativa alla partecipazione all’Isola dei famosi». Secondo i giudici – è detto nel provvedimento – appaiono «rilevanti i danni morali conseguenti all’ingiusta detenzione, avuto soprattutto riguardo all’assoluta incensuratezza di Serena Grandi e alla gravità delle accuse». Per la Corte di appello, inoltre, sono «altrettanto rilevanti i danni conseguiti alla lesione dell’immagine, anche per la notorietà acquisita dalla vicenda finita sugli organi di informazione». L’attrice fu coinvolta in un’inchiesta nella quale comparvero personaggi eccellenti come, tra gli altri, l’attrice Lyudmilla Derkach, i ristoratori Alberto Quinzi ed Ernesto Ascione, nonchè Giuseppe Martello, considerato il promotore dell’organizzazione che cedeva cocaina a vip ed a personaggi politici, come il senatore a vita Emilio Colombo.