Offensiva contro i siti web pro anoressia
Offensiva bipartisan in Parlamento contro i
siti “pro Ana”, che diffondono la cultura dell’anoressia.
Maggioranza e opposizione si ritrovano insieme in una proposta di legge che prevede
il carcere fino a 6 anni e multe salatissime per chi istiga a comportamenti che
possono condurre all’anoressia o alla bulimia attraverso il web.
In Italia sono migliaia i siti che inneggiano al ‘credo di Anà, pagine web che
descrivono l’anoressia come una fede e non come una malattia e che svelano i trucchi
per evitare che i genitori si accorgano della progressiva magrezza. La crociata
parlamentare contro l’anoressia coinvolge Pdl, Pd, Lega, Fli, Udc, Idv, gruppo Misto
e Mpa, tutti concordi sulla necessità di introdurre nel codice penale un nuovo
articolo, il 580 bis, che prevede il reato di «istigazione a pratiche alimentari che
possono condurre all’anoressia o alla bulimia».
Il reato che si vorrebbe introdurre nel codice penale viene punito con un anno di
carcere e una sanzione che può arrivare a 50mila euro. Se viene commesso nei
confronti dei minori di 14 anni, la pena detentiva e la multa raddoppiano. Se poi
l’istigazione all’anoressia o alla bulimia conduce alla morte, la pena viene
triplicata.
Di anoressia e bulimia nervosa, sottolineano i firmatari della proposta di legge,
soffrono in Italia circa 3 milioni di persone. Sono patologie che colpiscono
prevalentemente donne di età compresa tra i 12 e i 25 anni per le quali costituiscono
addirittura la prima causa di morte per malattia.
Nel 30% dei casi, anoressia e bulimia diventano malattie molto resistenti alle cure
e ad elevato tasso di cronicità. Oltre alla morte per complicanze fisiche, la
bulimia, e molto più spesso l’anoressia, implicano problemi psicologici che possono
spingere a forme di isolamento e, nei casi più gravi, al suicidio. Queste due
malattie nella fascia pediatrica, tra 1 e 14 anni, colpiscono lo 0,5% della
popolazione, mentre tra i 14 e i 40 anni la percentuale sale al 5%. Circa tre milioni
sono le persone affette da bulimia e anoressia nervosa in Italia, dalle forme
iniziali agli stadi più gravi.
Esistono i ‘dieci comandamentì di ‘pro Anà, l’elenco dei motivi per non mangiare, le
serie dei modelli di donna da imitare, gli obiettivi, che corrispondono spesso alle
taglie degli abiti, da raggiungere. Un ‘movimentò che nasce negli Stati Uniti fra il
1998 e il 1999 e approda in Europa negli anni immediatamente successivi, toccando
prima l’Inghilterra, la Francia e la Spagna per poi giungere, nel 2003, anche in
Italia. Si calcola che oggi siano 11 milioni le donne, tra i 12 e i 40 anni,
influenzate da questa ‘filosofià.
L’80% dei siti pro Ana, rilevano i firmatari della
proposta, ha applicazioni interattive (come, ad esempio, i contatori di calorie),
l’85% pubblica foto che spingono alla magrezza estrema, l’83% dà suggerimenti per
dimagrire e su come impegnarsi nell’obiettivo di raggiungere il peso minore
possibile.
Sui siti pro Ana «i ragazzi si scambiano in rete consigli pratici (dalle bugie per i
genitori al come saltare le visite mediche e nascondere la magrezza) per diventare
magrissimi. Alcune migliaia di ragazze nel nostro Paese decidono di partecipare a
blog a favore dell’anoressia e della bulimia, raccontando con fierezza i risultati
raggiunti».
La Francia ha già introdotto nel codice penale il reato di istigazione all’anoressia
attraverso i media. In Spagna, l’Agenzia per la qualità di internet ha deciso di
oscurare, di concerto con il dipartimento del ministero della salute che si occupa di
prevenzione dell’anoressia e bulimia, i siti web, circa 400mila, che inducono a
disturbi del comportamento alimentare. Anche in Italia, dicono maggioranza e
opposizione, è ora di passare al contrattacco.