Big Data salva crisi, le imprese italiane vi si affidano per affrontare i tempi duri. 2,41 miliardi il loro valore nel 2022

01/12/2022 di

C’è timore per il futuro dell’economia italiana, il cui cuore poggia sulle imprese, spesso a gestione familiare e patrimonio ereditato e tramandato di generazione in generazione. Molti settori sono già stati oggetto di ridimensionamento a causa della pandemia, che ha portato alla perdita di posti di lavoro e alla chiusura di alcune realtà, in particolar modo le più piccole.

Già scottati da un biennio non proprio roseo, il timore è quello di incappare in bruciature ancora più scottanti.

Ma le imprese sembrano avere un asso nella manica per non soccombere all’inaridimento prospettato dalla crisi internazionale, e puntano il proprio interesse sul dato.

Secondo i dati dell’Osservatorio Big Data & Business Analytics, il mercato italiano dei Big Data è in forte crescita e ci sono sorprese negli investimenti di questo mercato. La più eclatante riguarda i servizi di Public Cloud, che occupano un quarto del mercato, e gli investimenti di Pubblica Amministrazione e Sanità, assolutamente in controtendenza rispetto agli anni pregressi.

L’analisi a cura della School of Management del Politecnico di Milano prospetta infatti una forte crescita nel mercato del Data Management e Analytics, a dispetto della situazione internazionale e dell’incessante crescita del costo della vita: 2,41 miliardi di euro, +20% rispetto al 2021.

Un segnale importante, che demarca un’evoluzione delle imprese italiane, che hanno introdotto – non senza fatica, sia chiaro – figure importanti come Data Scientist e Data Engineer nei propri organici, consapevoli che l’economia del futuro risiede nella preziosità dei dati.

E anche se l’analisi evidenzia come la difficoltà di integrazione di queste figure sia ancora abbastanza difficile nelle piccole imprese – rispetto alle medie e grandi realtà – c’è un’ottimistica riduzione del divario, che fa ben sperare per il futuro.

L’importanza della raccolta e dell’analisi dei dati risiede nella possibilità di ottimizzare risorse, investimenti e soprattutto produttività dell’impresa. Ed ecco perché il dato è la chiave per affrontare i periodi più neri a livello sociale ed economico, evitando sprechi di preziosi fondi e dispersione di energia della forza lavoro, che possono invece essere canalizzati verso un preciso obiettivo.

Una strategia che sta finalmente prendendo piede in diversi settori, dopo aver dettato legge nei comparti più vicini e affini alla sua elaborazione, quelli che di digitale e innovazione tecnologica fanno il loro pane quotidiano.

Non parliamo solo dei giganti americani del Big Tech, a cui siamo abituati a rimandare subito la nostra mente, ma anche a realtà ben più vicine anche territorialmente, come gli operatori di gioco pubblico italiani, per i quali i Big Data rappresentano una fonte imprescindibile grazie alla quale possono elaborare le diverse strategie promozionali indirizzate agli utenti.

Come detto, seguire un piano ben delineato e che punti precisamente a un obiettivo più sicuro – poiché studiato a fondo e basato sui dati – riduce l’alea connaturata a qualsiasi iniziativa aziendale e permette di ottimizzare il lavoro di un’intera catena produttiva. E “grazie” alla batosta inferta dalle stringenti misure di contenimento del Covid, che hanno praticamente raso a zero l’offerta di gioco terrestre, i concessionari hanno ben compreso la lezione e acuito gli investimenti sul digitale.

Un esempio di resistenza e rinascita che a tutt’oggi sta dando i suoi frutti e che, a quanto pare, sembra esser la strada perseguita da migliaia di altre aziende del Paese.